LA GUERRA IN EUROPA Punti di vista dallesterno Sono deplorabili le pressioni per erodere la proibizione alluso della forza. Gli argomenti che cercano di legittimare luso della forza in simili circostanze (violazioni di diritti umani allinterno di uno stato sovrano, ndr.) sono poco convincenti e pericolosi. Le violazioni dei diritti umani sono fin troppo diffuse e se si permettesse di porvi rimedio con interventi esterni che ricorrano alluso della forza non ci sarebbe più una legge in grado di proibire luso della forza da parte di quasi ogni stato contro quasi ogni altro stato. Credo che i diritti umani vadano fatti rispettare e che bisogna porre rimedio ad altre ingiustizie ricorrendo ad altri mezzi, pacifici e non aprendo la porta allaggressione e distruggendo la principale conquista del diritto internazionale, la messa fuori legge della guerra e la proibizione delluso della forza. Allindomani dei primi bombardamenti sulla Federazione jugoslava era facile prevedere che le truppe speciali di Milosevic avrebbero avuto carta bianca per attuare la loro micidiale strategia di pulizia etnica, come avevano già fatto (insieme alle altre leadership nazionaliste) in Bosnia. Quindi parlare di "emergenza" di fronte ad un fenomeno più che prevedibile è privo di senso. Ma, ancora più grave è lidea sostenuta con forza dal nostro governo, che i profughi vanno mantenuti vicini alle frontiere in modo tale che possano rientrare al più presto nel loro paese. (&) Innanzitutto va detto che nessuno sa né come, né quando, i profughi kosovari potranno rientrare nel loro paese. (&) Ancora: ci sono profughi invisibili, non solo gli aerei, e sono quelli che a decine di migliaia la stima più prudenziale è di 100.000 sono da una settimana (scritto il 5 aprile, ndr.) dietro la frontiera che separa il Kosovo dalla Macedonia. Senza nessun aiuto, nessuna testimonianza, nessuna immagine nellera dellinformazione: quindi inesistenti. Ed infine ci sono i profughi potenziali che sono circa 9 milioni, più o meno quanto tutta la popolazione della Serbia. Se vanno avanti, infatti, i bombardamenti criminali della mini-Jugoslavia per una settimana, tutto il patrimonio produttivo del paese sarà liquidato. La pratica di compiere enormi distruzioni del tutto sproporzionate rispetto allobiettivo, ad esempio, di impedire al nemico di avanzare ulteriormente, diventa lo scopo principale di questa politica, come è stato per la politica di Israele nel Libano del Sud, dove i raid massicci sugli accampamenti civili no fanno assolutamente nulla che danneggi i principali nemici di Israele, i guerriglieri Hezbollah. La punizione è il suo unico obiettivo, così come il bombardamento come espressione dellautorità della Nato ne è il suo soddisfacimento, soprattutto laddove ci sono poche possibilità di ritorsioni nemiche. (&) Niente di quel che gli Stati Uniti o la Nato fanno ha davvero qualcosa a che vedere con la volontà di proteggere i kosovari o di dar loro lindipendenza; è piuttosto uno spiegamento di potenziale militare i cui effetti a largo raggio sono disastrosi, così come lo è stata una simile politica nel Medioriente. LAlleanza Atlantica deve paralizzare lapparato militare di Milosevic. La gente del Kosovo rimane in pericolo, e la nato deve ora eliminare la minaccia che le grava addosso. LAlleanza atlantica deve paralizzare lapparato militare di Milosevic, per evitare che possa estendere al Montenegro, alla Macedonia e ad altri vicini le stesse devastazioni con cui ha colpito la Bosnia e il Kosovo nellultimo decennio. LOccidente non deve lasciarsi tentare da nessuna soluzione intermedia: deve invece insistere perché tutte le forze serbe si ritirino dal Kosovo e lascino al suo popolo la possibilità di riprendersi dalle distruzioni dellultimo anno. Non è una guerra contro il popolo della Serbia, ma un intervento contro un despota aggressore che minaccia la pace, la democrazia e la stabilità di cui tutta lEuropa centrale ha oggi bisogno. La Nato ha cominciato la sua missione con comprensibile riluttanza, ma nel condurla a termine non deve vacillare. Circa 100.000 persone muoiono ogni giorno nel mondo non a causa di guerre, ma perché mancano dei generi di prima necessità quali acqua, cibo, vestiti, riparo, medicine. (&) In termini economici una frazione delle spese militari basterebbe ad alleviare la maggior parte di queste sofferenze. Queste spese, per la maggior parte attribuibili alla Nato, corrispondono al reddito del 50% della popolazione più povera del mondo. Il solo Pentagono spende venti volte più dellintero budget della Nazioni Unite. Le stesse Nazioni Unite la più importante organizzazione umanitaria è completamente ignorata nel conflitto sul Kosovo e viene spinta a lasciare la Macedonia. Quando i media cominceranno a chiedere quanto costa questo tipo di interventi di "pace" e cosa si potrebbe fare in termini di reale alleviamento delle sofferenze e di iniziative di pace con somme simili? Abbiamo a che fare con una cartografia immaginaria che proietta nel paesaggio reale le ombre dei propri antagonismi ideologici, nello stesso modo in cui i sintomi di trasformazione del soggetto isterico freudiano proiettano nel corpo fisico la mappa di unaltra immaginaria anatomia. Gran parte di questa proiezione è razzista. In primo luogo cè lantico, imperturbabile, rifiuto dellAltro Balcanico, dispotico, barbaro, ortodosso, mussulmano, corrotto, orientale, a beneficio dei veri valori occidentali, civili, democratici, cristiani. Ma cè anche un razzismo politicamente corretto e "riflessivo": una ricezione liberale e multiculturale dei Balcani come un teatro di orrori etnici e di intolleranza, di passioni primitive, tribali, irrazionali, che va a contrapporsi allimportanza dei conflitti attraverso la negoziazione ed il compromesso. Il razzismo è un male dellAltro Balcanico, mentre noi in occidente non siamo altro che osservatori, neutrali, benvolenti. E infine cè una forma di razzismo "inverso", quello che celebra lesotica autenticità dellAltro Balcanico, come nel caso dei serbi i quali, a differenza degli anemici e frustrati europei occidentali, seguitano a mostrare un prodigioso piacere per la vita. (&) Il razzismo "inverso" gioca un ruolo cruciale nel successo in Europa dei film di Emir Kusturica. Anche a giudizio dei conservatori, la repressione Turca nei confronti dei kurdi negli anni novanta appartiene alla stessa categoria del Kosovo. Ha avuto punte massime nei primi anni novanta. Ne è un indicatore la fuga fra il 1990 e il 1994 di un milione di kurdi dalle campagne alla capitale kurda, non ufficiale, Diyarbakir, mentre lesercito kurdo devastava le campagne. Il 1994 ha segnato due record: è stato lanno della peggiore repressione nelle province kurde, come riferì per esempio Jonathan Randal e lanno in cui la Turchia divenne il maggiore importatore di materiale bellico di produzione statunitense e quindi il maggiore compratore darmi nel mondo. Quando gruppi per i diritti umani riferirono delluso fatto dalla Turchia dei jet statunitensi per bombardare villaggi, lamministrazione Clinton riuscì a trovare modi di aggirare le leggi che richiedevano la sospensione dellinvio di armi, analogamente a quanto stava facendo per lIndonesia ed altri paesi.
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