INTRODUZIONE
"Per una multinazionale che produce in paesi dove la possibilità di intervento è limitata è molto difficile andare oltre i controlli normali". Così Toscani liquida i sensi di colpa per i "baby-operai" che Riccardo Orizio (Corriere della Sera, 13 Ottobre 1998) imputa alle produzioni turche di pantaloni Benetton. Quindici anni di campagne United Colors a responsabilità limitata. CEM Mondialità ne ha già parlato quest'anno nel numero di giugno-luglio (pag.40-44). Ne torna a parlare oggi invitando a confrontare gli spunti offerti da questo numero di Global Express con lo spazio che la stampa sta dando ai passi falsi di Benetton in Sicilia e in Turchia e che darà a due ricorrenze: 10 Dicembre 1998: cinquantesimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo; Gennaio 1999: ad un anno dall'avvio della Global March, la marcia globale che ha portato lo scorso maggio anche in Italia le istanze di giustizia dei bambini lavoratori. In queste pagine proponiamo in forma di scheda alcune notizie utili a contestualizzare le celebrazioni riguardo ai diritti umani alla luce degli impegni presi in questi mesi sul tema dei bambini lavoratori. Vengono segnalati materiali utili all'approfondimento e esempi di comportamenti di cittadinanza attiva che possono stimolare la discussione su quali sono le nostre responsabilità ed i gesti a nostra disposizione su questi temi.
Così i promotori dell'appello riportato in queste pagine introducono la necessità di una legge più che assicuri maggiore trasparenza in materia:
"Chissà quanti prodotti hai comprato che sono stati ottenuti col lavoro dei bambini e con lo sfruttamento degli adulti! Non l'hai fatto apposta ma per mancanza di informazioni. Per non essere più complice di certe multinazionali devi sapere a chi appaltano la produzione e come trattano i lavoratori. Solo la legge può obbligare le imprese alla trasparenza. Noi dobbiamo pretenderla. Firma anche tu la petizione popolare rivolta al Parlamento Italiano per ottenere una legge che ti metta in condizione di scegliere i prodotti in base alla loro storia sociale".
Ci si riferisce qui spesso al lavoro minorile come ad un problema del Sud del mondo. Con modalità diverse investe invece anche il Nord ed il nostro paese in particolare. A maggior ragione vanno quindi introdotti questi argomenti in ambito educativo con la sensibilità necessaria a non mettere in difficoltà chi magari vive il problema in prima persona.
LAVORO MINORILE IN OCCIDENTE
A Birmingham il 43% dei ragazzi fra i dieci e i sedici anni svolge lavori espressamente proibiti dalla legge. Il 75% dei ragazzi che lavorano è assunto illegalmente.
Negli Stati Uniti il 20% dei ragazzi di 15 anni lavora in condizioni non ammesse dalla legge.
(P. Sutcliff, An Evil Unbearable to the Human Hearth, "World of Work" nr.4, 1993, citato in "Sulla pelle dei bambini" CNMS, EMI, Bologna, 1994)
Nella sola provincia di Reggio Calabria i giovani sotto i 14 anni impiegati stabilmente in agricoltura sono almeno 15.000 (&) Ho fondati motivi per ritenere che la metà delle (50.000) aziende agricole impiega almeno un ragazzo che ha meno di 14 anni. Essi non sono addetti solo alla raccolta dei prodotti, ma anche alla cura degli animali e a tanti altri lavoretti affidati ai garzoni.
(Demetrio Costantino, segretario della Confederazione Coltivatori di Reggio Calabria)
1. DIRITTI DEI MINORI E ACCORDI INTERNAZIONALI
La convenzione 138 dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro, organismo delle Nazioni Unite, sull'età minima lavorativa afferma:
"(stralci) L'età minima di ammissione al lavoro non può essere inferiore all'età prevista per il completamento della scuola dell'obbligo e in ogni caso non deve essere inferiore ai 15 anni.
In deroga, i paesi con un'economia e strutture scolastiche insufficientemente sviluppate possono fissare l'età minima di avvio al lavoro a 14 anni, previa consultazione con le organizzazioni dei lavoratori e degli imprenditori.
L'età minima per l'ammissione a qualunque tipo di impiego o lavoro che per sua natura o per le circostanze in cui è svolto può danneggiare la salute, l'incolumità o la morale dei giovani non deve essere inferiore ai 18 anni.
In deroga, le autorità nazionali possono abbassare a 16 anni l'età di svolgimento del lavoro a rischio a condizione che la salute, l'incolumità e la morale dei giovani siano pienamente protette.
L'OIL affronta il problema del lavoro minorile su tre piani diversi: con la definizione delle norme, con il regolare lavoro dell'Organizzazione e con il programma IPEC finanziato dai donatori. Nel biennio 1 verrà lanciato un Piano d'azione speciale contro le forme estreme di lavoro minorile. Importanti conferenze internazionali tenutesi su iniziativa dei governi, hanno contribuito a concentrare l'attenzione sulla questione. Tra queste figurano un Congresso mondiale sullo sfruttamento sessuale dei bambini a fini commerciali, tenutosi a Stoccolma nell'agosto 1996; una Conferenza ad Amsterdam nel febbraio 1997 ed una Conferenza tenutasi ad Oslo nell'ottobre 1997. Le ultime due hanno visto la partecipazione indipendente di rappresentanti degli imprenditori e dei lavoratori.
La sfida immediata è di trovare modi di intervenire rapidamente per eliminare le forme più intollerabili di lavoro minorile. In questo caso, nessun periodo di eliminazione graduale è accettabile. Anche se i periodi di transizione fossero di breve durata, ammettendo così che bambini giovanissimi o quelli in occupazioni pericolose possano lavorare, si pregiudicherebbe seriamente la salute, la moralità e le possibilità d'istruzione dei ragazzi interessati.
Circa il 70% di un totale di 600 progetti che l'IPEC portava avanti nel 1997 miravano all'eliminazione delle forme più intollerabili di lavoro minorile.
2. LE RICHIESTE DELLA GLOBAL MARCH
A quasi un anno dall'avvio della Global March dei bambini lavoratori, riprendiamo le proposte principali di quest'iniziativa.
- Mobilitazione dell'opinione pubblica per lottare contro le ingiustizie sociali che obbligano i bambini a lavorare. Far conoscere le ingiustizie sociali (discriminazione delle donne e delle minoranze, distribuzione iniqua della terra e delle risorse economiche, sottoccupazione, disoccupazione e trattamento iniquo dei lavoratori adulti...) e le ingiustizie nei rapporti internazionali (il peso enorme del debito estero che grava sui paesi del Sud, gli effetti perversi della globalizzazione e dell'imposizione di programmi di aggiustamento strutturale...) che obbligano i bambini a lavorare per vivere.
- Eliminazione immediata delle forme più intollerabili di lavoro infantile. Adottare tutte le misure necessarie per eliminare immediatamente: il lavoro in condizioni di schiavitù o forzato, il lavoro pericoloso o dannoso, l'uso dei bambini negli eserciti, nella prostituzione, nella pornografia e nel traffico di stupefacenti. Sottolineare inoltre la necessità di rafforzare i meccanismi di protezione permanente a livello locale e nazionale per garantire i bambini in situazioni a rischio.
- Riabilitazione e reintegrazione sociale dei bambini lavoratori. I bambini liberati saranno i destinatari di programmi di riabilitazione, istruzione e sviluppo, necessari ad assicurare il passaggio ad un'infanzia serena; per raggiungere questo obiettivo è necessario offrire alle famiglie alternative sostenibili, rompendo così il ciclo della povertà e dello sfruttamento. Si sollecita la necessaria dotazione di fondi per i programmi di riabilitazione, da gestire con la partecipazione delle famiglie.
- Massimo stanziamento di risorse nazionali e internazionali per garantire l'istruzione a tutti i bambini e le bambine del mondo. Chiedere che vengano destinate risorse a livello locale, nazionale e internazionale a favore di un'istruzione gratuita ed obbligatoria, accessibile a tutte le bambine e i bambini del mondo. Insistere affinché le Autorità a tutti i livelli diano priorità all'istruzione e le Agenzie Internazionali, le Banche di sviluppo e gli Stati donatori forniscano l'appoggio finanziario necessario. Si potranno ottenere ulteriori fondi per gli investimenti sociali, in particolare nel campo dell'istruzione, da una decisa riduzione del debito estero in molti paesi.
- Ratifica e applicazione da parte degli Stati delle leggi esistenti e delle Convenzioni sul lavoro infantile. Chiedere che gli Stati tengano fede agli impegni presi, con riferimento alle leggi costituzionali, a quelle nazionali e alle dichiarazioni internazionali, e che la maggior quantità possibile di risorse sia dedicata all'attuazione di interventi immediati. Inoltre, chiedere all'OIL di premere sugli Stati aderenti e di monitorarne le azioni, in collaborazione con i movimenti dei lavoratori e altre organismi competenti, come le ONG, anche coinvolgendo i bambini stessi e le loro famiglie. All'OIL viene anche richiesto di consultare tutti questi soggetti già nella fase preparatoria della nuova Convenzione.
- Promozione di azioni concrete da parte di imprenditori e consumatori. Sollecitare gli imprenditori a sostituire i bambini con gli adulti, riconoscendo a questi ultimi salari dignitosi e condizioni di lavoro giuste, con l'applicazione di misure transitorie per garantire la sicurezza e il benessere dei bambini. Promuovere, inoltre, tra i consumatori l'acquisto di prodotti ottenuti senza il ricorso allo sfruttamento infantile ma, nel contempo, con un trattamento equo degli adulti.
3. L'IMPEGNO DEL GOVERNO ITALIANO E DEL MINISTERO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE
Dal testo della Carta di Intenti contro il lavoro minorile firmata il 16/04/98 a Palazzo Chigi da governo, imprenditori e sindacati.
"Il Ministero della Pubblica istruzione assume l'impegno delle seguenti specifiche azioni, nell'immediato e a partire dall'anno scolastico 1998/99:
- promuovere per insegnanti e dirigenti iniziative di formazione sulle problematiche del disagio e dell'abbandono scolastico che aiutino a ripensare i contenuti, i metodi, l'organizzazione della didattica, in relazione ai bisogni profondi dell'infanzia e dell'adolescenza;
- introdurre attività aggiuntive in grado di interessare gli alunni, aiutando quelli maggiormente in difficoltà a superare il senso di estraneità e di dolore che spesso caratterizza la loro esperienza scolastica, predisponendoli all'insuccesso, alla svalutazione di sé, all'abbandono definitivo;
- prevedere forme flessibili di rientro a scuola nei casi di lavoro minorile;
- gestire l'anagrafe scolastica e il monitoraggio delle frequenze in modo che vengano segnalati con tempestività non solo gli abbandoni, ma le situazioni a rischio, così da consentire, in accordo con altri soggetti istituzionali e del privato sociale, opportuni interventi anche preventivi;
- aprire la scuola alla cultura del lavoro, rendendo il lavoro una componente dell'esperienza formativa, offrendo ai giovani informazioni sulle opportunità professionali che si potranno presentare loro. Le imprese possono essere chiamate a partecipare a questo processo di indirizzo mediante esperienze lavorative infra-scolastiche e stage formativi, strumenti utili a mettere in contatto il giovane con il mondo del lavoro. La scuola e le organizzazioni datoriali potranno identificare "percorsi di conoscenza" da proporre alle imprese che aderiranno a questo programma.
- coinvolgere le famiglie, anche attraverso la formazione dei genitori, favorendo la crescita di consapevolezza dei problemi, la partecipazione alla vita della scuola, l'assunzione di responsabilità anche nella vigilanza.
- prevedere "contratti" con le famiglie degli alunni in situazione di abbandono scolastico, con forme di incentivi/sanzioni volte a favorire il rientro a scuola degli alunni non più frequentanti.
- aiutare e sostenere le famiglie".
4. MATERIALI DIDATTICI E PER L'APPROFONDIMENTO
Video distribuiti da Amnesty International:
Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, Amnesty International-Rebok Foundation, 1988. I trenta articoli della Dichiarazione Universale vengono illustrati da disegnatori di vari paesi del mondo. - Amnesty International- Sezione Italiana, Via Giovan Battista De Rossi 10 - 00161 ROMA
Tel. ()
Video distribuiti dal Cem:
- Bambini in minore. Lo sfruttamento del lavoro minorile, Oltremarefilm, 15'. I figli che nascono lungo il Rio delle Amazzoni mancano di istruzione e svolgono lavori pesanti o sono costretti a seguire i genitori, anch'essi sfruttati e cacciati dalle proprie terre.
- Alam e la sua lampada. Oltremarefilm, 18'. Alam aveva 12 anni. Per raggiungere la scuola del suo villaggio - in Bangladesh - doveva percorrere ogni mattina diversi chilometri a piedi scalzi& Ma un giorno Alam fu costretto a prendere la strada dei campi. Era arrivato per lui il momento di essere utile alla famiglia. - CEM, , . Tel. - per contatti: Libreria dei Popoli
Video distribuiti dall'Unicef:
- Domani finiremo, UNICEF 1995, 30'. Il problema del lavoro minorile visto attraverso la storia di una bambina nepalese e delle sue amiche, sfruttate in una fabbrica di tappeti. In un flashback una bambina rivive la sua esperienza di schiava-prostituta in India.
- La condizione dell'infanzia nel mondo/Il lavoro minorile, UNICEF 1997, 25'. Il problema del lavoro minorile nel mondo, al centro del rapporto UNICEF 1997 sulla condizione dell'infanzia, presentato attraverso interviste realizzate in India, Bangladesh, Senegal e altri paesi. Le storie dei bambini sfruttati sono affiancate da documentazione sui progetti di recupero, le iniziative scolastiche e la mobilitazione sociale per impedire lo sfruttamento.
- Contro lo sfruttamento dei minori, UNICEF 1997, 10' 41". Materiale documentario e interviste, realizzato in occasione della recente Conferenza di Oslo sullo sfruttamento del lavoro minorile. Il filmato, prevalentemente basato su immagini e musiche, non è editato in italiano.
- 4 spot istituzionali, UNICEF 1997, 1' per 4, realizzati dalla Bates International in forma di telegiornale gestito dai bambini (diritto all'istruzione; diritto alla salute; diritto alla pace).
- 3 spot, UNICEF 1997, 30" per 3, sul lavoro minorile.
UNICEF Comitato Italiano, via Ippolito Nievo 61, 00153 Roma, tel.
Ipertesto, dal sito web di CEM
Iqbal Masih, ipertesto prodotto dal laboratorio "Video data in media digitata", condotto da Gianni Caligaris durante il 36° Convegno Nazionale CEM - reperibile presso il sito web di CEM
Pubblicazioni e approfondimenti
- Sulla pelle dei bambini - Il loro sfruttamento e le nostre complicità, a cura del Centro Nuovo Modello di sviluppo, EMI, Bologna, 1994 (Terza ristampa, maggio 1998)
- Iqbal aveva 150 milioni di fratelli - Il lavoro infantile nel mondo: la realtà, le cause e le proposte di Mani Tese Dossier richiedibile presso Mani Tese, via Cavenaghi 4, 20149 Milano, tel. , disponibile anche al sito Internet www.citinv.it/associazioni/MANITESE/bambini.htm
- Una marcia a fianco dei piccoli schiavi, di Maria De Marco, articolo disponibile presso il sito web di la Repubblica, www.repubblica.it/online/volontariato/marcia/marcia/marcia.html con collegamenti ad iniziative internazionali e di Mani Tese, Unicef, Mondodomani, Cgil.
5. ATTIVITA': GIOCHI DI RUOLO
"Lavoro minorile: va proibito?"
Il lavoro minorile è una realtà diffusa in molti paesi. In India costituisce un'importante fonte di reddito. Sarebbe possibile farne a meno? Ritagliate le descrizioni dei seguenti ruoli e distribuiteli a sei individui/gruppi che ne assumano i punti di vista intavolando una discussione sui pro e i contro e sulle eventuali misure che possono limitare o eliminare il lavoro minorile in un paese come l'India. In fase di valutazione del gioco può essere utile riportare i punti di vista incontrati alla realtà del lavoro minorile in Italia. E in India cosa si sta facendo? "Sulla pelle dei bambini" presenta a pag. 138 l'esperienza di Kailash Satyarthy che ha liberato in dieci anni circa 6.000 bambini.
Proprietario di un laboratorio di tappeti
Secondo te i bambini sono i migliori lavoratori in questo settore. Hanno dita sottili e occhi buoni. Non c'è bisogno di pagarli molto e questo permette buoni guadagni. La legge permette di tessere "all'interno della famiglia" e quindi puoi fare semplicemente finta che i bambini siano tuoi parenti. E poi non protestano - hanno bisogno di lavorare e ci sono moltissimi altri bambini che sono pronti a sostituirli.
Genitore
La tua famiglia ha bisogno del denaro che tuo figlio guadagna. Per te è difficile trovare un lavoro che paghi bene, dal momento che non hai imparato a leggere e scrivere. In ogni caso molte imprese locali preferiscono non assumere adulti. Sai che il lavoro che fa tuo figlio è veramente duro per un bambino, ma lo ritieni un male necessario. Hai già sentito proporre l'abolizione del lavoro minorile, ma come farebbero a sopravvivere le famiglie come la tua senza il lavoro minorile? Casomai bisognerebbe cominciare a combattere la disoccupazione degli adulti.
Funzionario del governo indiano
Per la legge indiana è illegale il lavoro di bambini di meno di 14 anni in fabbriche e laboratori. Sai, però, che è una pratica diffusa. Potresti impuntarti sul rispetto della legge, ma il problema non si risolverà, cambierà forse di aspetto. La priorità rimane comunque mantenere bassi i prezzi della produzione e restare competitivi. È preferibile il lavoro dei bambini nei laboratori e nelle fabbriche di tappeti che vederli rimediare lavoretti per strada. In fondo aiuta le famiglie ad avere un tetto sopra la testa. E poi quanti bambini lavorano anche in Europa e in Nord America!
Bambino lavoratore
Produrre tappeti è un lavoro duro e pagato male. Devi stare in un ambiente caldo, buio e polveroso ed è facile farsi del male. Vieni punito se non lavori bene. Sei qui da quando avevi sette anni e ormai odi questo lavoro. Sai che i tuoi genitori hanno bisogno dei soldi che guadagni con questo lavoro, ma in cuor tuo vorresti che ti mandassero a scuola. Ti piacerebbe che ci fosse un modo per migliorare le condizioni di vita della tua famiglia e di tutti i bambini che come te stanno già lavorando.
Attivista per i diritti umani
Tu e la tua organizzazione vi opponete fermamente allo sfruttamento dei bambini anche se vi rendete conto che certi bambini hanno bisogno di lavorare. Ma sapete che il lavoro minorile avviene sempre a scapito dell'istruzione e che il lavoro in fabbrica in particolare ha effetti molto nocivi. Assumere degli adulti costerebbe di più, ma a lungo termine porterebbe maggiori benefici al paese. Ti batti per introdurre una speciale etichetta che renda riconoscibili a chi li acquista i tappeti prodotti senza ricorrere al lavoro minorile.
Deputato al Parlamento italiano
Sei convinto che i lavoratori italiani non dovrebbero rischiare di perdere il proprio impiego perché altri paesi si rendono più competitivi ricorrendo a pratiche scorrette e spesso immorali come il lavoro minorile. Sei convinto che con un'adeguata campagna di informazione anche i consumatori italiani si asterrebbero dal comprare beni prodotti con il lavoro minorile. Sei favorevole alla messa al bando dall'Italia di tutti i beni prodotti facendo ricorso a lavoro minorile.
6. CAMPAGNE E APPELLI
Che fare? Il pallone equo, per esempio
In occasione dei recenti mondiali di calcio i negozi del commercio equo e solidale hanno promosso l'acquisto di "palloni equi", prodotti per esempio dall'azienda Talon Sport. La Talon Sport è un'azienda pakistana con sede a Sialkot, con una profonda e lunga esperienza lavorativa, che aveva già firmato contratti su commissione che prevedevano il rispetto di standard sociali minimi.
Talon Sport si e' impegnata al rispetto dei criteri operativi stabiliti con Fair Trade e.v. e TransFair per quanto concerne l'impatto della sua produzione, adeguando tutto gli standards con l'andamento degli ordinativi in condizioni di commercio equo. Insomma: garantire un salario dignitoso agli adulti per evitare ai bambini l'onere di questo tipo di lavori. Attualmente gli ordinativi di Palloni "Equi" dall'Europa rappresentano circa 55.000 giorni/lavoro in condizioni "Equosolidali", cifra destinata ad aumentare e stabilizzarsi, sulla base della nostra capacita' di trovare nel Nord del mondo interlocutori sensibili e disponibili.
(adattato dalla pagina web dell'Associazione Botteghe del Mondo)
CHE FARE?: Discutere una PETIZIONE, per esempio
Ecco il testo integrale della petizione popolare a norma dell'art. 50 della Costituzione Italiana sulla richiesta di una legge che istituisca un'Autorità Garante della qualità sociale dei prodotti e che obblighi le imprese a fornire informazioni su prezzi e fornitori come misure contro il lavoro infantile e la violazione dei fondamentali diritti dei lavoratori.
Al Presidente del Senato della Repubblica
Al Presidente della Camera dei Deputati
Come cittadini e come consumatori siamo indignati per le continue denunce provenienti dall'Italia e dall'estero relative allo sfruttamento del lavoro dei bambini e al disumano trattamento dei lavoratori adulti. Sappiamo che le responsabilità di questo fenomeno vanno ricercate a vari livelli, ma siamo anche consapevoli della costante responsabilità delle imprese sempre meno rispettose dei diritti delle popolazioni.
Riteniamo che la violazione delle leggi nazionali e delle convenzioni internazionali da parte delle imprese sia favorita dalla mancanza di controlli e dall'assenza di meccanismi che consentano ai consumatori di scegliere i beni in base alle condizioni sociali ed ambientali in cui sono stati prodotti. Condizioni che, naturalmente, devono tener conto anche del trattamento riservato ai lavoratori e della percentuale di ricchezza lasciata nel luogo d'origine del prodotto.
Ci rivolgiamo dunque al Parlamento affinché adotti un provvedimento legislativo che obblighi le imprese a fornire informazioni complete sul loro ciclo produttivo e distributivo e che istituisca degli strumenti che mettano i consumatori in grado di scegliere i prodotti in base alla loro qualità sociale.
Più precisamente chiediamo che il provvedimento legislativo preveda:
- L'istituzione di un'Autorità Garante della qualità sociale dei prodotti con il compito di verificare se i prodotti distribuiti in Italia sono stati ottenuti, in ogni fase della lavorazione, nel rispetto dei fondamentali diritti umani, economici, sociali e sindacali, indicati nelle Convenzioni sottoscritte dall'Italia. L'Autorità avrà pieni poteri di indagine in Italia, mentre all'estero si avvarrà dell'azione investigativa di istituzioni internazionali competenti, di sindacati, di organizzazioni non governative, di enti di controllo indipendenti. L'operato dell'Autorità nei confronti di prodotti provenienti da paesi a basso reddito procapite sarà accompagnato da accordi di cooperazione centrati sulla lotta alla povertà, sul rafforzamento delle organizzazioni della società civile, sulla lotta allo sfruttamento del lavoro infantile e sul riconoscimento di condizioni di lavoro dignitose per gli adulti. L'Autorità Garante agirà autonomamente o sulla base di denunce circostanziate di cittadini singoli o associati, italiani o esteri.
- L'obbligo per le imprese produttrici o commerciali di redigere e fornire all'Autorità Garante un rapporto annuale sui loro fornitori e sulle aziende appaltate o subappaltate in Italia e all'estero.
- L'obbligo per le imprese produttrici e commerciali di segnalare all'Autorità Garante la composizione del prezzo dei loro prodotti, distinta per luoghi d'origine e componenti.
- L'obbligo per le imprese commerciali di indicare su tutti i prodotti il paese di origine. Nel caso di prodotti che incorporano componenti o fasi di lavoro avvenute in più paesi, si indicherà quello che, in ore di lavoro, ha contribuito maggiormente alla manifattura del prodotto.
- Il diritto dei cittadini ad accedere a tutte le informazioni raccolte dall'Autorità Garante.
- La creazione di particolari etichette, assegnate dall'Autorità Garante, per segnalare ai consumatori il livello di qualità sociale dei singoli prodotti sulla base delle condizioni suindicate.
- L'applicazione di sanzioni nei confronti delle imprese che non forniscono le informazioni richieste e obbligo di pubblicare, a proprie spese, i risultati dell'indagine dell'Autorità Garante qualora abbia accertato la violazione di una o più Convenzioni in una qualsiasi fase produttiva e distributiva.
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