DENTRO E INTORNO ALLA NOTIZIA
Dentro e intorno alla notizia
E' questo il primo numero di Global Express. Questo progetto è nato in Gran Bretagna a gennaio del 1997, frutto della collaborazione fra l'agenzia internazionale Panos, specializzata in comunicazione e sviluppo, e il Development Education Project (DEP) di Manchester. E' stato ripreso anche nei Paesi Bassi (CMO, Università di Nimega). In Italia viene coordinato dalla rivista mensile CEM/Mondialità. Si tratta di una serie di fascicoli che si propongono di fornire a insegnanti ed educatori strumenti utili a contestualizzare e osservare in modo critico le notizie proposte dai media sui temi della globalizzazione e dei rapporti Nord-Sud. Questi primi articoli e suggerimenti didattici vogliono essere un'introduzione generale alle tematiche dell'informazione in ambito Nord-Sud. Ogni numero di Global Express cerca di approfondire cinque aree di lavoro:
MEDIA |
Possiamo aiutare gli alunni ad una migliore lettura del modo in cui i mezzi di informazione ci presentano eventi a carattere internazionale, processi di globalizzazione, rapporti Nord-Sud? |
STEREOTIPI |
Quali sono le nostre immagini e stereotipi riguardo alle persone e ai luoghi ritratti dai media? In che modo possiamo divenire maggiormente consapevoli e mettere in discussioni tali immagini e stereotipi? |
PUNTI DI VISTA |
Quali sono le diverse ragioni, i vari punti di vista in merito agli argomenti che sono al centro dell'attenzione dei media? In che modo incoraggiamo gli alunni ad ascoltare diverse posizioni riguardo allo stesso problema? |
EMPATIA |
Possiamo incoraggiare negli alunni un atteggiamento di empatia verso le persone coinvolte negli eventi descritti dai media ed in particolare verso realtá diverse dalla nostra? In che modo sappiamo individuare legami fra gli argomenti in questione e il nostro quotidiano? |
CAUSE E SOLUZIONI |
Quali sono gli strumenti che permettono agli alunni di esplorare cause e soluzioni delle realtá che sono al centro dell'attenzione dei media? Possiamo individuare gesti concreti? |
Come si costruisce la notizia
Nel rapporto del 1994 di Medici senza frontiere, "Popolazioni in pericolo", Rony Braumann analizza le notizie come "costruzione dell'attualità" e individua almeno quattro condizioni che portano alla definizione di un "evento internazionale":
- sono le immagini e non piú solo le parole che fanno oggi l'evento, a condizione che si presentino sotto forma di flusso continuo, dovendo essere il "rubinetto" quotidianamente utilizzabile per poter ottenere un effetto cumulativo. E' a questo prezzo che la lotta per resistere all'ondata delle altre informazioni puo' essere vinta. Qui, e qui soltanto, intervengono I mezzi finanziari e le scelte redazionali di un giornale.
- l'evento deve'essere isolato, per evitare che venga irrimediabilmente spiazzato da un evento concorrente: un telegiornale non puo', ad esempio, mettere due carestie sullo stesso piano. Forse, data la sua situazione geografica e le implicazioni politiche, il conflitto dell'ex-Jugoslavia, trattato parallelamente alla Somalia, rappresenta una particolare eccezione a questa "regola";
- richiesta la presenza di un attore-mediatore, personalità o volontario di un'organizzazione umanitaria, per "legittimare" la vittima, consentire la canalizzazione dell'emozione provocata, instaurando la distanza e al contempo il legame tra lo spettatore e la vittima;
- al di là della costruzione scenica, però, la vittima dev'essere spontaneamente accettabile: gli sciiti iracheni non hanno, ad esempio, nessuna possibilità di superare questo filtro invisibile, non più dei palestinesi del Kuwait o degli iraniani, qualunque siano le violenze che subiscono. Non è il processo della presa di cosscienza in atto in una società ma la 'costruzione' dell'attualità, quello che questo insieme di regole vuole spiegare.
Miti riguardo allo sviluppo
In Europa, e l'Italia non fa eccezione, persistono miti e stereotipi sui paesi "in via di sviluppo". A questi stereotipi fanno spesso riferimento i mezzi di informazione di massa. A titolo di esempio vale la pena evidenziare alcune incongruenze:
- "Il problema è che il terzo mondo è sovrappopolato, ha troppe bocche da sfamare"
- Da oltre vent'anni, o perlomeno dal Rapporto FAO "Orizzonte 2000" (del 1979) sappiamo che le risorse agricole disponibili sono in grado di soddisfare l'intera popolazione mondiale. La fame è causata dalla distribuzione iniqua, dagli sprechi, dalle coltivazioni destinate esclusivamente all'esportazione. Il 20% più ricco della popolazione mondiale utilizza l'80% delle risorse.
- La dimensione delle famiglie tanto nei paesi del Nord come nei paesi del Sud è spesso determinata da fattori culturali e socio-economici. Soprattutto in ambito rurale si tende ad avere più figli e ciò risponde a diverse esigenze socio-economiche quali contribuire al reddito generale della famiglia, farsi carico dei genitori quando sono anziani, fare i conti con la mortalità infantile.
- La maggiore densità abitativa si riscontra in paesi definiti sviluppati come il Giappone e i Paesi Bassi. In quest'ultimo paese la disponibilità di terra coltivabile pro-capite è di 0,06 ettari mentre in Bolivia è oltre dieci volte tanto (0,63 ettari).
- "La gente nel terzo mondo è arretrata, hanno bisogno di progredire. Sviluppo significa raggiungere i nostri standard"
- "La "povertà" nel mondo è stata scoperta dopo la seconda guerra mondiale, prima del 1940 non se ne parlava mai. Ovunque, nella prospettiva di una visione economica del mondo, un alto livello di reddito diventa segno di perfezione sociale.
- Non appena venne stabilita una scala di reddito, si volle mettere ordine nella confusione mondiale. Fu così che mondi diversi come quello degli Zapotechi, dei Tuareg e dei Rajastani vennero classificati in maniera simile su di un livello orizzontale, mentre a livello verticale venne loro attribuita una posizione di enorme inferiorità nei confronti delle nazioni "ricche".
- Le fotografie via satellite della Terra, che mostrano i raccolti, i pascoli e le foreste, simulano un falso universalismo. In quelle foto mancano gli uomini e ciò che la natura significa per loro. La gestione globale delle risorse tende a trascurare queste relazioni con lo stesso comportamento omissivo che in tempi passati veniva chiamato colonialismo". (Wolfgang Sachs, autore di "Archeologia della sviluppo", Macroedizioni, Sarsina, FO, 1992)
- "Quando vengono colpiti da una carestia o da un disastro non fanno niente per cavarsela da soli"
- I meccanismi della carità internazionale favoriscono un'immagine degi aiuti esterni come unico elemento in grado di riscattare le situazioni in cui vengono portati. Anche i mezzi di comunicazione di massa si occupano in genere dei disastri solo quando sono in uno stadio già molto avanzato. Raramente si da spazio alle iniziative prese in loco e di cooperazione Sud-Sud. Proprio questo processo selettivo dei media occidentali è una delle ragioni che motivano il progetto Global Express a cercare di restituire un quadro più completo e approfondito attorno alle notizie sulle emergenze nel Sud del mondo.
- "Le foto usate nei servizi giornalistici sottolineano la passività degli africani. Mentre gli europei sono sempre immortalati mentre lavorano o aiutano gli africani, I neri, nella quasi totalità dei casi, non stanno facendo nulla. Si limitano ad aspettare. Le immagini ci mostrano soprattutto primi piani presi dall'alto, in modo che venga rafforzato il senso di potere europeo nei confronti degli indifesi" (Habte Weldemariam, sociologo eritreo, lavora presso il dipartimento internazionale delle Acli)
- "I principi di sussistenza hanno dato alle società umane le basi materiali per la sopravvivenza per un numero incalcolabile di secoli, grazie all'estrazione dei mezzi di sussistenza direttamente dalla natura attraverso l'autoapprovvigionamento. I limiti naturali sono stati rispettati ed hanno indicato i limiti del consumo umano. Nella maggior parte dei paesi del terzo mondo moltissime persone garantiscono il proprio sostentamento nell'economia di sopravvivenza, la quale rimane tuttavia opaca allo sviluppo orientato al mercato." (Vandana Shiva, autrice di "Monoculture della mente", Bollati Boringhieri, Torino, 1995)
10 punti di vista
"Inondazioni. carestie e disastri vengono abbinati a storie di corruzione e avidità. Le sole eccezioni a questo tipo d'informazione sono rappresentate dalle agenzie di viaggio... In tutte queste storie, la gente comune che si preoccupa del vivere quotidiano viene dimenticata e gli si preferisce ciò che è esotico e il drammatico"
Shaidul Alam, Drik Picture Library, Dhaka, Bangladesh
"Ciò che (i mezzi di informazione occidentali) hanno fatto è di privare noi africani della nostra vera dignità. Quando camminiamo per le strade dei paesi occidentali veniamo visti come africani in fuga da carestie, dittature o disastri. E' questo il risultato delle immagini che si sono radicate nell'opinione pubblica occidentale riguardo alla mia gente"
Sythembiso Nyoni, leader della principale organizzazione rurale e ministro dello Zimbabwe
"Io penso che ci sia uno straordinario etnocentrismo nel modo deformante con cui guardiamo l'Africa. (...) Dico sempre che se si vuole aiutare l'Africa, bisogna prima domandare all'Africa di aiutarci, perchè non si può donare qualcosa se non si è pronti anche a ricevere. (...) Tutti i media sono strumenti straordinari di deformazione della realtà. Si tratta sempre di una ricostruzione, una messa in scena e di conseguenza una valorizzazione, uno spettacolo, si mostrano certi aspetti e non altri, si dicono certe cose e non altre"
Serge Latouche, autore di "L'Occidentalizzazione del mondo", Bollati Boringhieri, Torino, 1992
"Oggi siamo in una situazione in cui oramai si sposta il 'prodotto' notizia, mentre i giornalisti rimangono incollati davanti al loro terminale e quindi non posseggono essi stessi un reale controllo della notizia. Gli inviati, i reportage, sono diventati, anche a causa della crisi economica dei giornali, una vera e propria rarità. (...) Nessun quotidiano italiano ha corrispondenti nell'Africa sussahariana e la stessa Ansa ha solamente tre corrispondenti per tutta l'Africa"
Redazione di AlfaZeta, nr. 61, 1997
"Chi produce informazioni crea un mercato per un certo tipo di storie (...) Se si raccontano sempre lo stesso tipo di storie sullo stesso tipo di persone ... diventa molto difficile raccontare qualsiasi altra cosa riguardo a quelle persone"
Vanessa Baird, "giornalista del mensile britannico "New Internationalist"
"Per smontare il mito del villaggio globale in quanto fondato da relazioni concrete fra tutte le aree del pianeta, anche solo considerando le grandi aree continentali, possiamo vedere come vi sia una differenza sistematica fra Nord e Sud del mondo. Il Sud, con 3/4 della popolazione dispone di solo 1/4 dei mezzi di comunicazione. Il villaggio globale non esiste nella sua dimensione Nord/Sud"
Luciano Ardesi, autore di "Il mito del villaggio globale", Edizioni Associate, Roma, 1992
"Per difenderci occorre commuoverci davanti alle vittime tragicamente reali senza lasciarci trascinare da quelle emozioni, progettate da qualcuno a tavolino per farci travolgere dalla loro onda. Occorrono insieme pietà e freddezza e anzitutto l'umile fatica di andare a conoscere le cose, di studiare la realtà. La verità è semplice, ma esige un minimo di riflessione elementare. Quando le televisioni di tutto il mondo mostravano le immagini di Timisoara, accettate senza discussione, ero da poco reduce dalle mie scorribande danubiane. Solo l'ultraottuagenaria Nonna Anka, che aveva viaggiato con me in quei paesi della sua vita, non si lasciava abbindolare. 'Ma quei giornalisti che parlano di settantamila morti, diceva, si sono mai chiesti quanti abitanti ha Timisoara"
Claudio Magris, dall'introduzione a P.Rumiz, "Maschere per un massacro", Ed. Riuniti, Roma, 1996
"Forse il pubblico risponde meglio a immagini di bambini morenti e troverebbe poco rassicuranti altre voci, voci più forti. Dovrebbe però essere avvertita la responsabilità di dare aspazio anche a queste voci più forti in termini favorevoli e rispettosi"
Luis Hernandez, Centro de estudios para el cambio mexicano, Messico
"Un errore è quello di presentare gli avvenimenti come se fossero 'fatti del giorno', mentre spesso hanno una lunghissima fase di incubazione. Ci vuole allora una maggiore cura per la ricostruzione storica e genealogica dei conflitti e delle emergenze mettendo in risalto le cause endogene, le cause esogene e le interdipendenze tra di esse"
Antonio Nanni, dossier Missione Oggi, marzo 1995
"Mi sono formato nella vecchia e onorata tradizione di un giornalismo equilibrato, distaccato e obiettivo. Sono passato da una zono di guerra all'altra senza rimanere eccessivamente colpito da alcuna di esse. Ma sono rimasto chiaramente colpito dalla guerra di Bosnia (...) Non sono più convinto riguardo all'obiettività. Ciò in cui credo ora preferisco chiamarlo giornalismo del coinvolgimento: un giornalismo che sia in grado di preoccuparsi oltre a essere in grado di conoscere "
Martin Bell, giornalista del quotidiano britannico "The Guardian"
Per cominciare: dieci letture
- AlfaZeta nr. 61, "L'informazione annegata: la stampa e il sud del mondo", Parma, gennaio-febbraio 1997
- Ardesi, Luciano, "Il mito del villaggio globale", Edizioni Associate, Roma, 1992
- Fracassi, Claudio, "Sotto la notizia niente", Libera Informazione Editrice, Roma, 1994
- Latouche, Serge, "L'occidentalizzazione del mondo", Bollati Boringhieri, Torino, 1992
- Mattelart, A., "La comunicazione mondo", Ed. il Saggiatore, Milano, 1994
- Nanni, Antonio e Surian, Alessio, "Sud-Nord: l'informazione negata. Che fare?", dossier di Missione Oggi, marzo 1995
- Pochettino, Silvia, "Nuove Geografie", EMI, Bologna, 1998, vedi in particolare il capitolo su "Informazione - La fabbrica delle notizie"
- Rumiz, Paolo, "Maschere per un massacro", Ed. Riuniti, Roma, 1996
- Sachs, Wolfgang, "Dizionario dello sviluppo", EGA, Torino, 1998
- Tosolini, Aluisi, "Mondi in diretta e mondi dimenticati: luci e ombre dell'informazione", in AA.VV., "L'aereo Sauterelle e altre storie", ed.AlfaZeta, Parma, 1996
Per cominciare: attività con articoli e con fotografie
a) |
Prime impressioni
Obiettivi: mostrare come ogni foto ritrae, in realtà, solouna porzione di una situazione più ampia e complessa: un invito ad esplorare ciò che stava intorno all'obiettivo del fotografo; fornire esempi di come la stessa foto può essere soggetta a interpretazioni diverse; suscitare interesse e curiosità per le foto in esame.
Svolgimento: i partecipanti vengono divisi in gruppi di tre-quattro persone. Ad ogni gruppo viene consegnato un pezzo di una fotografia (ossia uno dei tre pezzi in cui avete precedentemente diviso la copia di una foto). Sul "pezzo di foto" potrete invitare il gruppo a rispondere a domande come: che cosa ritrae? dove è stata scattata e da chi? chi sono queste persone? che fanno? Dopo che tutto il gruppo ha avuto la possibilità di esprimersi, aggiungete il secondo pezzo e verificate se ciò modifica le precedenti opinioni. Perchè? Il tutto si ripete aggiungendo il terzo pezzo (è dunque particolarmente importante il tipo di foto scelta per quest'attività e il modo in cui viene divisa). Che cosa ritrae dunque la foto intera? E' diversa da ciò che appariva inizialmente? E che cosa possiamo immaginare oltre i margini della foto stessa (contesto)? I tre momenti di discussione possono svolgersi sia nei gruppi separatamente, sia con un primo scambio all'interno dei gruppi e quindi un momento di confronto collettivo. Si può eventualmente chiedere che oltre a ricomporre la foto, ciascun gruppo, "allarghi" l'immagine con un disegno che parta dai margini della foto.
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b) |
Dietro le apparenze
Obiettivi: evidenziare come tutti abbiamo preconcetti e stereotipi sugli altri e su luoghi distanti da noi; sviluppare le capacità di osservazione e del saper porre domande; sviluppare capacità di empatia con le persone rappresentate nelle immagini.
Svolgimento: in gruppi di due-tre persone si sceglie una foto fra quelle disposte precedentemente dal conduttore su un tavolo. La foto viene quindi brevemente analizzata dal gruppo che annota (magari su un foglio murale) una lista di domande sulla foto stessa. Che cosa si vorrebbe sapere riguardo alla foto e alle persone che ritrae? Chi può averla scattata? In quale contesto? La foto viene quindi collocata al centro di un ampio foglio di carta bianca o da pacchi e "espansa": il gruppo estende con il disegno i confini della foto fino ad ottenere una nuova immagine, più grande, che contiene la prima e, dove possibile, soddisfa con l'immaginazione le curiosità espresse espresse dal gruppo. Al termine, i gruppi confrontano i risultati. Può essere particolarmente interessante lavorare in più gruppi a partire da copie della stessa foto e magari avere a disposizione delle informazioni su fotografo, soggetto e contesto in modo da poterle confrontare con il lavoro dei gruppi.
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c) |
Prendere decisioni
Obiettivi: evidenziare che persone diverse osservano, interpretano e preferiscono aspetti diversi in una stessa fotografia; mostrare vari modi in cui le foto possono venire raggruppate: elementi di similitudine e differenza; stimolare la discussione, riflettere sul modo in cui si prendono le decisioni ed è possibile raggiungere il consenso.
Svolgimento: si lavora prima a coppie e poi in gruppi di quattro (e se il tempo lo consente, successivamente, di otto). Ogni coppia riceve da sei a nove fotografie. Ognuno sceglie la foto che preferisce, la mostra al compagno e spiega i motivi della scelta. Sempre a coppie si cerca quindi di raggruppare le foto secondo temi comuni. Ogni coppia si unisce a qusto punto ad un'altra coppia e illustra i criteri con cui ha raggruppato le fotografie. Ogni gruppo deve quindi disporre le foto in ordine di preferenza. La domanda da porre a ciscun gruppo può essere: "In quale di queste situazioni preferireste trovarvi?" Ogni gruppo deve cercare di raggiungere il consenso sulla foto preferita e via via su quelle che suscitano meno simpatia. Le foto possono venir disposte secondo un rombo con la foto preferita in alto, a seguire la seconda e la terza, nella riga sotto le tre meno interessanti, poi le due piú sgradite ed infine l'ultima scelta (questo nel caso in cui si abbiano a disposizione nove foto). Ogni gruppo mostra quindi il proprio rombo alla classe e racconta brevemente come si è arrivati alle decisioni. Insieme, i gruppi esplorano analogie e differenze. L'attività può essere particolarmente interessante se a tutti i gruppi si consegnano copie dello stesso set di nove fotografie. Questa attività può aiutare ad esplorare i giudizi negativi (le foto in basso) e i modi in cui costruiamo immagini culturali ed eventualmente relazioni di chiusura nei rapporti interpersonali.
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d) |
I media e la costruzione della notizia
Obiettivi: introdurre il concetto di "costruzione delle immagini culturali"; mostrare come i titoli influenzino la nostra interpretazione delle immagini
Preparazione: selezionate 16 articoli e immagini da riviste e giornali recenti che riguardino in modo più o meno diretto uno stesso argomento (es. Italia, Unione Europea, calcio, etc.). fotocopiate gli stessi articoli 4 o 5 volte ed invitate i partecipanti a formare altrettanti gruppi di lavoro (meglio se di 4-5 persone per gruppo).
Svolgimento: chiedete ad ogni gruppo di leggere per circa 20 minuti gli articoli e di spendere i successivi 20 minuti nella selezione degli otto articoli che il gruppo ritiene diano l'immagine più rispondente alla propria percezione dell'argomento scelto. Per esempio, se avete scelto come argomento l'Europa, potete introdurre questa parte di attività nel modo seguente: "Fra i 16 articoli a vostra disposizione sceglietene otto e immaginate di dover comporre con questi otto la prima pagina di un giornale che dia un'idea dell'Europa a qualcuno che abiti in un altro continente. Se ne avete bisogno, aggiungete voi uno o due articoli (scritti da voi). Rivedete il tutto insieme e se non siete ancora soddisfatti cercate di aggiustare i titoli degli articoli o di inventarne voi di nuovi". Consegnate ai gruppi colla, forbici, cartelloni e pennarelli per la nuova "prima pagina". Al termine dei 40 minuti assegnati, invitate i gruppi a presentare e confrontare i lavori. Quali articoli sono presenti in tutte le prime pagine? Quali sono stati scartati? Perché? Quali immagini dell'Europa abbiamo trovato negli articoli? Quali aggiunte e integrazioni sono state ritenute importanti? etc.
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(adattamento da "Il viaggio - Percorsi didattici di educazione alla pace e al dialogo interculturale", a cura di Lucia Bonemazzi e Alessio Surian, EMI, Bologna, 1995)
Glossario
Povertà: |
La definizione e percezione della povertà su scala mondiale è diventata quasi esclusivemente il risultato di operazioni statistiche comparative, effettuate per la prima volta dall'economista Colin Clark nel 1940. "Sino ad oggi, tutti gli sforzi di sostituire una merce universale a un valore locale non sono sfociati nell'uguaglianza, ma in una modernizzazione gerarchica della povertà" (I. Illich)
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Consumo critico: |
"Molti vivono il consumo critico solo come uno strumento di coerenza personale, per non compromettersi con metodi contrari alla propria coscienza. Ciò è molto importante, ma bisogna stare attenti a non trascurare l'uso del consumo critico come mezzo di condizionamento delle imprese. L'esperienza dimostra che dove i consumatori si fanno sentire, le imprese sono disposte a cambiare, non perchè si convertono all'ambiente o alla giustizia, ma perchè non vogliono perdere quote di mercato". (Centro Nuovo Modello di Sviluppo)
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