ATTI

Laboratorio n° 3

Arabica o Cybercafé?

Gianni Caligaris
Alessio Surian


Abbiamo cominciato a coppie. Ci siamo scambiati tre oggetti, come chi per caso condivide un tavolino ad un caffè e attraverso questi oggetti offre all'altra persona una possibilità di descriverlo/a. Più che ad un laboratorio abbiamo così dato vita ad un caffè. Inteso come luogo di ritrovo, di messa in comune dei saperi, di svago. Arricchito dalla coesistenza di elementi antichi e moderni: macinacaffé e servizi on-line. E qualche domanda. Ci siamo chiesti, in particolare: "Il linguaggio ipertestuale accentua l'individualismo e ci porta fuori dal gruppo?"

Nelle giornate a disposizione ci siamo dati da fare per costruire in prima persona il necessario "sfondo integratore": allestire lo spazio a disposizione in modo da farne un caffè, un posto di ritrovo per noi e per gli altri convegnisti. Fra i materiali da includere abbiamo privilegiato mappe, giochi, musica oltre a caffè, dolci e specialità per lo più non virtuali.

Recita il Rapporto all'Unesco della Commissione Internazionale sull'Educazione per il Ventunesimo Secolo (J.Delors, Nell'educazione un tesoro, Armando, Roma 1997): "Lo sviluppo delle nuove tecnologie non diminuisce affatto il ruolo degli insegnanti, ma anzi lo aumenta, lo cambia in profondità e offre loro un'opportunità che essi debbono saper cogliere. Certamente, in una società dell'informazione gli insegnanti non possono essere più considerati come i soli depositari di un sapere che essi debbono soltanto trasmettere alle generazioni più giovani: essi diventano per così dire dei partner in un fondo collettivo di conoscenze che spetta loro organizzare, ponendosi fermamente all'avanguardia del cambiamento.

(...) Non si tratterà più, per gli insegnanti, d'insegnare agli alunni soltanto a imparare, ma anche d'insegnare loro in che modo cercare, collegare e valutare fatti e informazioni. Data la considerevole quantità di notizie disponibili nelle reti dell'informazione, il saper navigare nel sapere diventa un'esigenza preliminare al sapere stesso. Questa capacità sta diventando quella che alcuni considerano già come una nuova forma di alfabetizzazione".

Ha attraversato le giornate trascorse insieme la riflessione sull'uso della didattica multimediale a partire da metodologie di apprendimento centrate sulla persona e su tecniche di pedagogia narrativa, a partire cioè dalle nostre capacità di ascolto attivo. Ripensando quindi il termine "multimedialità" non solo come legato alle macchine, ma come differenziazione dei linguaggi di insegnamento e apprendimento a partire dal riconoscimento delle molteplici abilità presenti nel gruppo con su si lavora. Ma c'è stato il tempo anche per fare qualche esperienza "on-line" ed in particolare per un contatto con i giovani del centro di Kamenge (Burundi), esperienza già riportata nel numero di ottobre della rivista insieme ad un appello della campagna "Chiama l'Africa".

Lavorando in piccoli gruppi, abbiamo provato a trasformare il nostro "caffè interculturale" anche in un sito Internet e riportiamo (schema1 schema2)due schemi relativi ai progetti discussi. Prima, però, abbiamo utilizzato i momenti di discussione del nostro caffè per confrontarci su alcuni dei temi e delle trasformazioni che scaturiscono dal rapporto del mondo dell'educazione con le nuove tecnologie dell'informazione. Ecco alcuni esempi, scelti fra i frammenti che ci sono stati utili come punti di partenza:

Ipertesti
Quando parlo dei nuovi media, mi interessa, nel complesso, l'ipertesto come immagine testuale più che come immagini in movimento. Michael Joyce, il teorico dell'ipertesto, programmatore e scrittore di ipertesti narrativi, ha sostenuto varie volte che l'ipertesto è la vendetta del testo sulla televisione. Io penso che molti dei nuovi media cerchino, in realtà, di tenere sotto controllo quella modalità di trasmissione, mentre il grande valore educativo dell'ipertesto sta nell'offrire a chi impara ciò che desidera imparare quando vuole impararlo. (Landow)

Comunità virtuali
Uno dei vantaggi di Internet è che non si deve essere perennemente collegati per conversare; tramite l'utilizzo della bacheca si può lasciare un messaggio e tornarci più tardi per controllare le risposte. Alcune conversazioni durano settimane o mesi, addirittura anni; in questo "luogo" si trascendono tempo e spazio, poiché non si deve essere tutti collegati contemporaneamente e nello stesso posto. Inoltre molti pregiudizi cadono poiché non necessariamente si conosce l'età o il sesso o, ancora, l'appartenenza ad una cultura dell'interlocutore. (Rheingold)

Cittadinanza attiva
Le tecnologie, in particolare quelle informatiche, non sono equamente distribuite. Rischiamo, però, di assistere ad una sorta di dibattito ripetitivo se da una parte alcuni ci ricordano il dato materiale della scarsa equità nella distribuzione delle tecnologie, e altri, invece, insistono sulla facilità di accesso all'uso delle stesse. Il problema credo che sia un poco più complesso e che riguardi, fondamentalmente, non solo e non tanto l'uso immediato di queste tecnologie, quanto il controllo complessivo di rete. (...) In una situazione in cui si dispone di tutte le telecomunicazioni possibili, ma non si possono utilizzare, si è, in realtà, tagliati fuori anche più di prima. (...) Chi decide la forma della rete? (Ortoleva)

Rete, multimedia, educazione
La generazione che cresce nell'era dei computer si confronta con un linguaggio e un modo di percepire il mondo diverso dalle vecchie generazioni; il computer crea un genere di letteratura, per esempio, che non è accessibile a quanti di noi non vivono nel mondo della rete. Per chi ne fa uso si tratta di una esperienza che genera una nuova costruzione letteraria: libri collegati fra loro, frasi collegate, pensieri collegati.

(...) Ogni classe in Italia dovrebbe essere fornita di un accesso per ogni alunno (...) Una volta che si è stabilito il modo di collegare gli studenti tra loro, la domanda che ci porremo sarà: se abbiamo un nuovo strumento per produrre letteratura, chi crea le nuove opere letterarie? (Gage)