DAI SEM TERRA UN NUOVO
MODELLO ECONOMICO
INTERVISTA A HORÁCIO MARTINS DE CARVALHO

Un'economia basata su un modello alternativo rispetto a quello capitalista. È quanto propone il Movimento sem terra (Mst) brasiliano. Come realizzarla, ce lo spiega Horácio Martins de Carvalho, esperto di questioni agrarie.

È possibile che un movimento sociale popolare inventi un nuovo modo di gestire l'economia? Stando a quanto sta accadendo in Brasile, si direbbe proprio di sì. Il Movimento sem terra (Mst) non si limita infatti ad organizzare l'occupazione delle terre e la loro difesa, ma cerca anche di predisporre in diverse forme (fondi comunitari, cooperative, ecc.) un modo differente di produrre e di consumare, cioè una vera e propria economia basata su un modello alternativo rispetto a quello capitalista. Come? Lo abbiamo chiesto ad Horácio Martins de Carvalho, esperto di questioni agrarie, consulente di organismi internazionali e presidente dell'Associazione brasiliana di riforma agraria (Abra).

Può descrivere come funziona in concreto questo modello alternativo e quali sono i principi ispiratori? In che misura riuscite ad essere autonomi?
La lotta per la terra è il primo, importante passo per la democratizzazione del possesso e dell'uso della terra in Brasile. L'occupazione delle terre incolte dei latifondisti è un'azione collettiva di centinaia di famiglie di contadini senza terra. Le occupazioni, in pratica, attuano le disposizioni della Costituzione federale sulla funzione sociale della terra, che invece i governi federali si rifiutano di applicare.
Dopo l'occupazione delle terre, le famiglie occupanti si organizzano in squadre di lavoro - una forma di divisione sociale dell'occupazione - sia per far produrre la terra, che per organizzare la vita sociale nell'area ora liberata dall'oppressione sociale dei latifondisti. Si organizzano quindi non solo per garantire la sicurezza contro le aggressioni degli oppressori ma anche per lavorare, per mantenere i rapporti con i governi, per l'istruzione dei bambini e degli adulti, per risolvere i problemi sanitari, abitativi, dell'alimentazione, ecc. Cioè, si organizzano per far fronte a tutti gli aspetti della vita sociale presentati da una collettività.
Le famiglie che hanno occupato le terre, ora dette "insediate", si strutturano in  piccoli nuclei di famiglie vicine, per affrontare le questioni più immediate. Questi nuclei - un'evoluzione graduale delle squadre di lavoro - eleggono i loro rappresentanti; i rappresentanti dei nuclei di famiglie costituiscono un collettivo di coordinamento dell'area liberata o dell'insediamento. Quindi, la direzione dell'area liberata è affidata ad un collettivo di rappresentanti di famiglie.
Vengono evitate al massimo le strutture burocratiche di rappresentazione e di gestione. Per superare le difficoltà, sia di natura economica che sociale e politico-ideologica, si sviluppano diverse forme di cooperazione nel lavoro e nell'organizzazione della vita sociale. La cooperativa è solo una delle forme adottate. Si cerca di rispettare la storia delle persone e delle famiglie e le loro esperienze in materia di aiuto reciproco. Viene così liberata la creatività per risolvere i singoli problemi e creare le forme più diverse di cooperazione.
Proprio la diversità delle forme di cooperazione è una delle caratteristiche della struttura degli insediamenti, rispettando non solamente le vicende personali ma anche le peculiariatà culturali e sociali delle regioni. Dovendo fronteggiare le politiche macroeconomie e sociali dominanti, altamente escludenti dal punto di vista economico e sociale, cercano di allearsi con le popolazioni locali e regionali più povere, creando così un incontro tra i poveri delle campagne e quelli delle città. In questo modo, trovano maggiore solidarietà, oltre che un mercato per i loro prodotti e servizi.
Con il proprio stile di vita sociale diventano un punto di riferimento per gli altri. Inoltre, volendo esprimere nuovi valori in contrapposizione a quelli egemonici, sviluppano forme di cooperazione che superano l'individualismo, il consumismo e la competizione capitalista; costruiscono nuove frontiere tecnologiche per produrre
insegnamento; riscattano le conoscenze locali e regionali relative alla cura della salute. Infine, esercitano una forma di relativa autonomia dai poteri politici dominanti.
Proprio per questo sono perseguitati dalla repressione politico-militare e denigrati dai mezzi di comunicazione di massa su pressione delle classi dominanti. Ideando delle forme di vita sociale diverse da quelle dominanti, consolidano la propria autostima, la loro dignità e si propongono come cittadini attivi nella pratica quotidiana di edificare una speranza sociale per gli altri brasiliani delle campagne e della città, ma soprattutto un nuovo modo di costruire la società.

C'è un legame tra questa diversa modalità di impostare l'economia e la cultura che l'Mst vuole esprimere? Se c'è, qual è?
Affinché questa diversa modalità di concepire l'economia e la cultura possa essere reale, le famiglie dei contadini "senza terra" praticano nuovi valori: la solidarietà contro l'egoismo capitalista; la bellezza come un simbolo del benessere; la difesa della vita nella sua totalità, dell'uomo come essere ecologico che si prende cura di tutte le altre forme di vita. Sviluppano il gusto per i simboli, in quanto rappresentazioni materiali delle utopie. Sviluppano il gusto per il popolo e, di conseguenza, partecipano a tutte le manifestazioni popolari, alle feste religiose e alle lotte di massa. Infine, difendono il lavoro e lo studio. Per questo l'Mst è cresciuto ed è riuscito a dare risposte semplici ai bisogni umani: risposte semplici ai grandi problemi, il rispetto per i sentimenti delle persone, il rispetto per la storia.

Cosa significa il coinvolgimento di molti associati e non di una piccola minoranza?
L'Mst è un movimento sociale di massa formato da lavoratori rurali e da tutti quelli che vogliono lottare contro la povertà e le disuguaglianze sociali nelle campagne. Si identifica non solamente con i contadini senza terra ma con le lotte sociali di tutti i poveri delle campagne e delle città. In questo senso, si definisce come un movimento sociale popolare, del quale fanno parte tutti coloro che lo desiderano, senza burocrazia o iscrizione. Difendendo gli interessi concreti dei contadini, acquista un certo carattere sindacale.
È anche un movimento politico, perché lottare per la democratizzazione della terra e per la giustizia sociale nelle campagne in Brasile, vuol dire toccare direttamente gli interessi dell'oligarchia rurale e dello stato. Chiaramente, la soluzione per la democratizzazione del possesso e dell'uso della terra non si limita alla lotta per la terra. Affinché possano realizzarsi cambiamenti sostanziali nella struttura fondiaria e sociale delle campagne, è necessario lottare per una riforma agraria ampia (che coinvolga tutti gli oppressi delle campagne), di massa (che risponda immediatamente alla richiesta di terra di milioni di famiglie) e immediata (non può essere più rinviata a causa delle troppe ingiustizie sociali accumulate).

Nel corso dei suoi 15 anni di storia, l'Mst ha capito che per affrontare le forze dominanti nelle campagne (fortemente saldate con quelle delle città, e cioè industria e finanza), è necessario modificare il modello economico e politico dominante.

L'Mst ritiene che la riforma agraria sia un obiettivo sociale strategico nazionale per introdurre la democratizzazione della terra e la giustizia sociale nelle campagne, oltre che per far fronte alla povertà e alla miseria, alla disoccupazione  e alla perdita di condizioni di vita umane di milioni di persone delle campagne e delle città. Nel corso della sua storia, cioè da oltre 15 anni, ha capito che per affrontare le forze dominanti nelle campagne - fortemente saldate con quelle delle città (industria e finanza) - è necessario non solamente sviluppare nuovi valori e forme di vita sociale, ma anche modificare il modello economico e politico dominante. Ciò che qualifica oggi l'Mst è il fatto di movimentare delle masse.

A cura di FAUSTO PIAZZA
                                                             (trad. Bruno Pistocchi)

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