Fantapolitica e cultura del nemico

di Arnaldo De Vidi

Sono venuti a farmi visita un economista e un sociologo. Ho chiesto loro come sarà il futuro. La società del terzo millennio, ha detto leconomista, sarà 20x60x20. In alto ci saranno 20% di vip (very important persons). Sono i detentori di capitale, tecnica e conoscenza informatica, gli inforicchi capaci soprattutto di speculare nel finanziario. In basso ci saranno i nip (no important persons), 20% ma decisamente in crescita come numero. Sono i miserabili. Incapaci di salire nel convoglio della globalizzazione, irrecuperabili allo sviluppo, essi sono consumatori insolventi. In un mondo di mercato come il nostro, essi sono ritenuti parassiti ed esuberi (da notare che ieri li si considerava poveri in via di sviluppo e, perfino, vittime del sistema).
Al centro, ma dislocati verso il basso, ci saranno 60% di lip (less important persons). Sono lex ceto medio, i lavoratori& Sono meno importanti perché il nostro mondo non è più basato sul lavoro. Progettazione dei nuovi prodotti al computer, alta tecnologia, automazione e mobilità dei siti lavorativi hanno ridotto drasticamente la domanda di mano dopera. Nel pianeta si sta già producendo più del fabbisogno. Quindi i lavoratori sono precari, "lavoricchiano" e in tal modo, provvidenzialmente, ricevono un salario che fa di loro dei consumatori solventi.
I tre gruppi non sono "disarmati": i vip sono in concorrenza feroce tra loro e non vogliono cedere niente; i nip vogliono sopravvivere e quindi migrano a ondate; i lip si sentono disprezzati dai primi e minacciati dagli ultimi. È il clima ideale per una "cultura del nemico".
Teoricamente, intervenne il sociologo, potrebbe esserci un governo mondiale paternalista, fortemente centralizzato, che ricicli la strategia di Cesare, dando panem et circenses, pane e circo. Purtroppo non abbiamo un governo mondiale (lONU è troppo debole), né la strategia del pane e circo. Per il futuro si prevede circo e manganello: cioè molti divertimenti e molta repressione. Già oggi, cronaca nera e caccia ai criminali riempiono i mass media, alimentando sia la repressione che il divertimento. La gente chiede lo schieramento ostensivo della polizia. Insomma, non è esagerato parlare di "cultura del nemico". Fin qui i due esperti che mi hanno lasciato triste a meditare.
Non posso che condividere alcuni punti della diagnosi. Per esempio, è vero che noi siamo ancora "tribali". I bambini del terzo mondo non li consideriamo figli nostri, ma degli altri, anzi figli dei nemici. Già alla nascita essi hanno un debito con noi di 1000 dollari ciascuno, una mina e un lavoro schiavo ad attenderli. Con lembargo ne uccidiamo a migliaia. E invece di assumercene la colpa, laddossiamo ai vari Saddam Hussein, Milosevic, Kadaffi&. E gli immigrati? Li dipingiamo come ladri di occupazione, ma fanno i lavori rifiutati dagli italiani; come fannulloni, nonostante siano sfruttati con orari, condizioni e salari indegni; come profittatori, anche se vittime in balia della congiuntura mondiale; come mine vaganti, eppure se non ci fosse stato il tracollo delle economie del terzo mondo (di cui siamo responsabili) non ci sarebbero i flussi migratori.
Si obbietterà: e londa di violenza, droga, furti, prostituzione, mafia degli immigrati&!?! Questonda dovrebbe farci riflettere: la nostra società è malata e sta andando in direzione sbagliata. Superarmarci per difenderci e invocare la pena di morte sarebbe come voler eliminare con bisturi una foruncolosi invece di purificare il sangue del corpo della società.
Come educatori ci aspetta questa sfida: elevare lo stato di salute della società, sviluppando la "cultura della fraternità". Per cominciare, dobbiamo liberarci del complesso di superiorità. Noi occidentali non siamo migliori degli altri: "I paesi poveri sono poveri soprattutto perché noi li abbiamo sfruttati con il colonialismo politico o economico" ci ricordava M. L. King. La nostra società non è migliore delle altre: quando viaggio in treno, o assisto a certi dibattiti alla TV, o parlo coi vicini& vedo la difesa ad oltranza di certi privilegi, la mancanza di senso civico, linsensibilità arrogante& Io stesso non sono migliore degli altri: mi sorprendo a cedere allegoismo, alla paura, alla pigrizia&
Noi facciamo parte di questa società malata e, come educatori, dobbiamo mirare a formare una percentuale anche piccola di vup (very upright persons) cittadini retti, autentici, profondamente amici, fraterni, determinati; pronti, se occorre, "ad andare volontariamente in prigione per una causa ritenuta giusta". Dice M. L. King che nessun ostacolo potrà arrestare un popolo con 5% di vup.

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