COME SE DIO ESISTESSE
di Arnaldo De Vidi Nel 1969 approdavo nell'isola cinese di Taiwan. Dopo due mesi, mi ritrovavo disorientato, incapace di progredire nell'apprendimento della lingua e nella comprensione della cultura cinese. Dovevo rimanere ospite dei Liou per quindici giorni, in occasione del capodanno cinese. Ci rimasi per sei mesi. Quando mi disponevo a partire, chiesi al vecchio capofamiglia Liou, il signor Huifeng, se gradisse sapere qualcosa sul cristianesimo. Disse che questo era un suo segreto desiderio. Mi concentrai come per l'esame finale: di lingua cinese e di missiologia. Feci una sintesi della religione cristiana. Cominciai con Dio che crea il mondo, giù giù, fino all'incarnazione e alla parusia. Quando terminai ci fu un minuto di silenzio. Ero visibilmente nervoso: temevo di non essere riuscito ad esprimermi bene. Liou Huifeng finalmente aprì la bocca e commentò: "Non pensavo che gli occidentali fossero così puerili!". "Ecco, pensai, ho sbagliato tutto". Huifeng pareva riflettere a voce alta: "Stento a credere che gli occidentali tanto progrediti pensino a Dio come a un artigiano: presentare Dio che fa il mondo come un vasaio fa un vaso di argilla& questo disonora Dio e disonora il mondo". Tacque di nuovo; quindi continuò: "Dunque è per questo che gli occidentali non rispettano il mondo: lo ritengono un oggetto inanimato!". Adesso ero io ad essere curioso: "Com'è che i cinesi spiegano il mondo?". "Noi cinesi ci mettiamo con umiltà e sincerità davanti alla realtà del mondo e ci rendiamo conto che è un organismo di grandezza e età indefinite, un organismo vivo, che respira. Vivere al ritmo del respiro del mondo, in armonia, come parte di esso, questa è saggezza". Di fatto, il vecchio Liou ogni mattina praticava per quindici minuti il Taichi chuan proprio per prendere il ritmo del respiro dello yin-e-yang dell'universo. "E Dio?", domandai incalzando. "Dio? Ci sono cento motivi per dire che Dio esiste e cento per dire che Dio non esiste. Nasce un bellissimo fiore: Dio esiste. Un acquazzone distrugge un fiore appena sbocciato: Dio non esiste. Anche in questo gli occidentali non sono saggi: alcuni dicono: Dio non esiste; altri li contestano: Dio esiste; altri ancora giurano: il mio Dio è vero e il tuo è falso. E si fanno guerra l'un l'altro in nome di Dio". "Vuol dire che non si riesce a sapere se Dio esiste?". "Lo afferma anche Laozi: il Dio che dici, non è il Dio eterno. Se anche c'è, non riesci a raggiungerlo con il discorso umano". "Siamo condannati al dubbio?". "Piuttosto è necessario decidere: o vivere come se Dio esistesse, seguendo il consiglio di Confucio; o vivere come se Dio non esistesse, seguendo il consiglio di Mao Zedong. Ma Confucio convince di più; il maoismo ha seminato la Cina di terrore". Fin qui Huifeng. Rimasi scosso. Non ripresi parola per sette giorni.
Il filo rosso che lega l'annata 1998-'99 della Rivista - il tema trattato nei dieci numeri (semi)monografici - è il limite, come realtà da abitare (né carcere né utopia). Tra le istanze di "limite" non poteva mancare la religione. Il tema religioso riemerge, oggi, con nuovo dinamismo. Rimangono superati gli anni sessanta e settanta in cui i sociologi profetizzavano la morte di Dio e la fine imminente delle religioni. In questo numero di gennaio '99 trattiamo di religione, per le sue implicazioni con l'educazione, con gli educatori e gli educandi. Ma non entreremo nell'argomento dell'insegnamento della religione a scuola, come disciplina; resteremo più a monte, al problema esistenziale (perciò di valenza profondamente educativa).
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