Una patria per Peter Pan
di Arnaldo de Vidi
C'era una volta un'isola ridente, un dittatore sanguinario e un leader rivoluzionario. L'isola si chiama Cuba, il dittatore Fulgêncio Battista e il leader Fidel Castro. Deciso a liberare l'isola, Fidel chiese aiuto agli Usa, che glielo negarono; allora chiese aiuto all'Urss, decisione temeraria perché tutto quanto c'era di moderno a Cuba era made in Usa. Con l'aiuto dell'Urss, Fidel sconfisse il dittatore, ma il governo statunitense decretò l'embargo contro l'isola per farne crollare l'economia. Cuba però ha resistito. Ha poi sconfitto l'analfabetismo ed è diventata la "patria di Peter Pan", nel senso che Cuba è praticamente l'unico paese dell'America Latina e Caraibi senza "meninos de rua".
Per gli Usa questo è uno sgarro. Quindi i cubani ambiziosi o alienati che fuggono dall'isola e approdano come "profughi" a Miami, servono alla propaganda Usa. Essi impoveriscono l'isola, l'obbligano a scelte poco democratiche per difendersi e esaltano il sistema capitalista, insomma sono funzionali al sistema yankee (e, sapendolo, diventano arroganti).
Ho messo questi elementi in soldoni, perché solo così si capisce il caso del bambino cubano Elian Gonzales. La mamma, divorziata, si avventura con lui nella traversata da Cuba alla Florida, ma muore in naufragio. Lui sopravvive aggrappato per ore in mare a una gomma di camion. Soccorso, viene affidato agli zii "profughi" in Florida, che l'adottano e l'affogano di giocattoli.
Quando il papà chiede che il figlio gli sia restituito e torni a Cuba, il Presidente Bill Clinton non può che riconoscere tale diritto. Ma intervengono i "profughi" della comunità cubana della Florida che impediscono la consegna del bambino. Un commando armato dell'Immigrazione e dell'FBI strappa il bambino alla famiglia adottiva. La drammatica "foto del recupero" ha fatto il giro del mondo. Solo l'11 maggio i giudici sanciranno quel ritorno di Elian a Cuba, che l'ufficio immigrazione aveva deciso per il 14 gennaio.
I media hanno riportato la vicenda in prima pagina per settimane (senza peraltro svelare la strumentalizzazione politica). Intanto muore un bambino, poi uno ancora, e un terzo& a migliaia, a milioni. Di fame in Etiopia; di politica nordamericana in Iraq; di morte preannunciata in Sudan; di globalizzazione nel grande Messico (dove tutti gli sforzi Usa non sono riusciti ad evitare il crollo economico!!?!); insomma di disamore lungo i paralleli di un mondo che potrebbe essere la patria felice di Peter Pan. E i media tacciono!
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