MONDIALITÁ E NUOVE TECNOLOGIE INFORMATICHE
La maggior parte dei sistemi scolastici nazionali dellUnione Europea sembra giá aver scelto o apprestarsi a mettere in moto questa seconda ondata di informatizzazione delle strutture. A breve scadenza (si parla del 202) avremo potenzialmente tutte le scuole con dotazioni multimediali e collegamenti in rete (on-line). Avremo anche un processo di riflessione e formazione adeguato a questo abbraccio ai nuovi media digitali? Fino a che punto siamo consapevoli del modo in cui queste tecnologie interagiscono con la nostra mente (e probabilmente accentuano la dicotomia corpo-mente tipica della societá industriale)?
Si impone sempre più lesigenza di confrontarci con i nuovi ruoli che lintroduzione di queste nuove tecnologie riserva allinsegnante e alleducatore in genere e soprattutto con la domanda chiave: Che cosa vogliono i bambini dal computer? A questo proposito proviamo a sentire alcune risposte collezionate dalla Microsoft: "Un replay della memoria, poter rivivere i momenti piú belli della mia vita; che trasformi le parole dette in parole scritte; poter vedere il mondo con gli occhi di unaltra persona; farmi vedere giá grande; ricreare piante e animali estinti" (da "Confucio nel computer", di Furio Colombo, Rizzoli, 1996). Il computer rende estremo, soprattutto nei frequentatori piú giovani il senso di identitá é la conclusione, tuttaltro che priva di conseguenze, di Furio Colombo. In che modo il computer e laccesso alle nuove tecnologie dellinformazione contribuirà inoltre a definire la mappa dellemarginazione a livello europeo e planetario? Apparentemente Internet offre maggiori occasioni e strumenti di comunicazione Nord-Sud. Fra gli esempi positivi, per esempio livello delle organizzazioni non governative di cooperazione allo sviluppo, vale la pena di conoscere da vicino le attivita di APC (Association for Progressive Communication, www.apc.org), unorganizzazione che sostiene attivamente (e per quanto possibile con tecnologie appropriate le organizzazioni locali e internazionali di cooperazione allo sviluppo e che ha saputo assumere un ruolo di primo piano nelle ultime conferenze internazionali sui temi dello sviluppo e dellambiente.
Non sorprenderá i piú che questi ed altri siti sono in genere gestiti da organizzazioni con sede negli Stati Uniti. Persino il sito degli zapatisti messicani con i comunicati e le poesie del Comandante Marcos non sono certo messi "on-line" dalla Selva Lacandona, ma piuttosto dal server di ununiversitá statunitense (con una pagina intitolata naturalmente "Ya basta!"). Questo nulla toglie ai servizi che questo eccellente server ha reso alla diffusione di notizie ed appelli per il rispetto dei diritti umani.
Per che vuole approfondire la dimensione regionale di questi squilibri puó risultare molto interessante la lettura di un recente rapporto del Panos Institute intitolato "The Internet and the South: Superhighway or Dirt-Track?" (disponibile anche allindirizzo http://www.oneworld.org/panos). Per cominciare, laccesso a Internet era limitato nel 1996 a circa 110 paesi. 50 altri paesi hanno un semplice accesso alla posta elettronica ( o e-mail). Le aree "escluse" sono soprattutto il sud-est asiatico e lAfrica. E anche quando sono incluse: chi si puó permettere oltre duecentomila lire di abbonamento mensile ad Internet in Tanzania? Di fronte a queste sfide assume ancora maggior importanza un adeguamento delle politiche di educazione interculturale sia a livello dei progetti e degli scambi internazionali, sia a livello locale. Vediamo alcuni concetti chiave nelle parole di esperti del settore. VIRTUALE (Levy)Credo che sia importante sottolineare, in primo luogo, che virtuale non è il contrario di reale: un oggetto virtuale non è qualcosa di inesistente; ciò che è virtuale esiste senza esser là, esiste senza avere, perciò, delle coordinate spazio-temporali precise. Si può fare un esempio molto semplice: la parola 'albero' o la parola 'virtuale', non si può dire dove siano. Sono nella lingua, ma dov'è la lingua? E' in uno spazio virtuale. Viceversa, una parola si attualizza ogni volta che qualcuno la pronuncia, ogni volta che qualcuno la scrive, si attualizza ogni volta con un senso diverso in un contesto diverso. In questo senso, il virtuale è qualcosa che esiste potenzialmente, con possibilità di attualizzazione inventiva. A mio avviso il virtuale è assolutamente costitutivo dell'umano, poiché l'essere umano non vive semplicemente; vive anche in un mondo virtuale: il mondo del linguaggio, il mondo dell'organizzazione sociale complessa. Esiste un'identità nella vita reale e una quando si è collegati, oppure l'identità si sceglie man mano che cambiano spazio e tempo? (Rheingold) La comunicazione online ha effetti diversi rispetto ad altre forme di comunicazione. Noi tutti utilizziamo identità diverse nella vita quotidiana; si hanno identità diverse a seconda che ci si trovi con i propri genitori, con il proprio coniuge, con il collega di lavoro, oppure con uno sconosciuto. Siamo tutti abituati nel presentare facce diverse, maschere diverse per gente diversa. Con il collegamento è possibile creare diverse identità: se si è un uomo si può diventare una donna, se si è adolescente si può fingere di essere adulto. Quando si hanno dodici anni e si è particolarmente intelligenti risulta difficile farsi ascoltare dagli adulti; in Rete, gli stessi adulti possono pensare che si è un professore o un esperto perché non possono sapere la reale età dell'interlocutore. Tutti questi vantaggi possono anche diventare svantaggi: è facile prendersi gioco della gente, e se si pensa di comunicare con un adulto e si realizza di parlare con un dodicenne o con un uomo mentre si pensava di discutere con una donna, non ci si sente molto bene, in seguito; ci si sente, in qualche modo, traditi. La gente utilizza l'abilità di mascherarsi per divertimento. Ci sono delle comunità conosciute come MUD, ossia multi-users dungeons, nelle quali si assumono ruoli diversi: ci sono principi e principesse, draghi e maghi. Invece di andare al cinema o di leggere un libro per divertirsi, lì, le persone creano il loro proprio film, il proprio libro nel quale giocano i loro rispettivi ruoli. In queste particolari comunità, la gente capisce che deve assumere ruoli diversi. Ci possono essere altre discussioni, anche molto serie, nelle quali i partecipanti non capiscono che altri possano avere opinioni politiche molto diverse rispetto alle loro. Entriamo, così, nel mondo online, dove la propria identità è molto più malleabile rispetto alla vita reale. Come, ciò, influenzerà il modo in cui ci sentiamo? GLOBALIZZAZIONE (Maldonado) Oggi si parla molto di globalizzazione; cominciamo con il dire che essa ha tre componenti. La prima è la globalizzazione economica, che consiste nella possibilità di accedere senza confine a tutti i mercati possibili e non solo al mercato delle merci ma anche a quello del lavoro, in una maniera al di fuori di ogni limite; questo è l'aspetto più clamoroso del fenomeno Internet; in secondo luogo emerge l'aspetto della globalizzazione tecnologica, nella quale è insita l'evoluzione del concetto di globalizzazione e di tutti gli strumenti che consentono la comunicazione telematica. Questa componente è la base tecnica strumentale del fenomeno della globalizzazione. In ultima analisi emerge la globalizzazione culturale; non si può parlare di globalizzazione dei mercati senza avere un'idea di globalizzazione tecnica e globalizzazione culturale. Naturalmente, la globalizzazione economica può essere discussa, è un argomento che molti economisti criticano o cercano di vederne il limite; altri, invece, enfatizzano la sua importanza straordinaria nel nostro secolo, e lo stesso dibattito emerge per quanto riguarda la parte tecnologica del concetto di globalizzazione. Per quanto riguarda la globalizzazione culturale, noi tutti dobbiamo sollevare una seria riflessione e essere molto vigili sui processi in atto, perché globalizzazione culturale significa egemonia di una determinata cultura; d'altra parte, non è tanto misteriosa questa cultura: è quella americana, evidentemente, poiché nella cultura statunitense c'è un'omologazione generale, così come accade con Mc Donald! Non si parla di "mc donaldizzazione"? Con Internet non si è ancora arrivati a tale diffusione mondiale, è un fenomeno ancora piuttosto limitato e coinvolge un certo settore della popolazione mondiale; pertanto non dobbiamo esagerare sulla sua importanza immediata, tuttavia, questi sono problemi che dovremo affrontare nel futuro e rifletterci sopra lo ritengo necessario. Con le nuove tecnologie non si corre il rischio della deterritorializzazione, nel senso della scomparsa dei luoghi fisici per la realizzazione di una relazione? Oggi, con la virtualizzazione dei rapporti, a che rischi si va incontro? (Levy) Questa storia dei luoghi fisici è molto importante, molto interessante. Si immagina comunemente che ci sia un solo spazio reale, lo spazio fisico e geografico; questo è falso, perché esiste un gran numero di spazi: c'è lo spazio fisico e geografico, c'è lo spazio affettivo. Se non le dispiace, mia moglie mi è più vicina, nello spazio affettivo, anche se in questo momento è a Parigi, di lei che è a due metri da me. Lo spazio affettivo non coincide con lo spazio fisico e lo spazio semantico, a sua volta, può essere differente dallo spazio affettivo e dallo spazio territoriale. Esiste un gran numero di spazi sovrapposti gli uni agli altri; se non ho alcuna relazione economica con il mio dirimpettaio, perché non gli vendo e non gli compro niente, ma faccio invece commercio internazionale con uno che si trova a Hong Kong, nello spazio economico sono più vicino a Hong Kong che al mio dirimpettaio. RETE, MULTIMEDIA E EDUCAZIONE (Gage) E' importante fare utilizzare i computer ai bambini, perché sono loro che creeranno le nuove idee, le nuove società e la nuova economia. La generazione che cresce nell'era dei computer si confronta con un linguaggio e un modo di percepire il mondo diverso dalle vecchie generazioni; il computer crea un genere di letteratura, per esempio, che non è accessibile a quanti di noi non vivono nel mondo della rete. Per chi ne fa uso, si tratta di una esperienza che genera una nuova costruzione letteraria: libri collegati tra loro, frasi collegate, pensieri collegati. L'intero sistema informatico diventa una biblioteca più complicata di quella che ha descritto Umberto Eco. In questa prospettiva, la questione più importante è quella di fornire una via d'accesso ai bambini, in modo che possano venire coinvolti in tutto questo. Ogni classe, in Italia, dovrebbe essere fornita di un accesso per ogni alunno. Gli strumenti per realizzare ciò, in passato, costavano duemila o tremila dollari: troppo. Questi prezzi sono scesi. e macchine per i videogiochi, come Sega e Nintendo, sono computer di rete molto potenti: collegati in rete daranno accesso a tutte le biblioteche del mondo. Gli studenti dovrebbero usare questa nuova finestra per entrare nelle biblioteche di tutto il mondo, accesso reso disponibile da un computer collegato in rete. Quando il prezzo di questi computer arriverà a dieci dollari - cosa che avverrà: i telefoni cellulari negli Stati Uniti si vendono a cinque o dieci dollari- tutti potranno permettersi di avere a casa il computer. Una volta che si è stabilito il modo di collegare gli studenti tra loro, la domanda che ci porremo sarà: se abbiamo un nuovo strumento per produrre letteratura, chi crea le nuove opere letterarie? Chi scrive, chi legge, chi disegna, chi comunica? Quali sono le opportunità offerte dalle nuove tecnologie nell'ambito dell'educazione? (Rheingold) Le nuove tecnologie, le nuove industrie e i nuovi modi di vivere arrivano così velocemente che quello che si è imparato a scuola, o quello che è stato versato nella testa dello studente, diventa obsoleto entro il diploma. Oggi, per preparare gli studenti ad essere cittadini in un mondo che cambia rapidamente, affetto dalle tecnologie, nel quale i ruoli cambiano più rapidamente di quanto siamo abituati, è importante insegnargli a pensare per se stessi, a pensare criticamente ed insegnare loro come imparare a muoversi. Molti genitori e molte società non vogliono trattare i bambini come gli adulti, non vogliono insegnare loro a pensare criticamente. Un altro grande problema è che (&) la scuola è una parte della società dalla quale dipendiamo tutti ma non siamo d'accordo nell'aiutarla a crescere, quando ciò implica un impegno economico. L'educazione è in crisi e alcuni pensano che aggiungendo tecnologia tutto si risolverà. Oggi sono arrivati Internet e i computer, strumenti che creano un vantaggio didattico eccezionale. Nelle piccole scuole, lontane dai centri metropolitani, dove è difficile viaggiare d'inverno, può darsi che ci sia una piccola biblioteca. Uno studente o un gruppo di studenti brillanti, forse più intelligenti del loro professore, saranno limitati alle risorse della piccola biblioteca. Avendo una connessione ad Internet, questi possono accedere alle più grandi biblioteche del mondo. Avrebbero accesso a più informazioni e a più sapere di quanto ne potrebbero mai avere dalla loro piccola biblioteca. Ancora più importante, avrebbero un contatto diretto con i professori e con altri studenti che possono dar loro un aiuto per imparare insieme. Se si tratta di uno studente di matematica avanzata, egli potrà studiare con qualcuno del MIT, anche se si trova in una piccola città australiana. Esistono modi di utilizzare il computer per costruire simulazioni e per utilizzare modelli grafici che permettono agli studenti di studiare molto più attivamente che con la vecchia lavagna. Tuttavia, aggiungere Internet e i computer nelle aule non garantisce che tutti sappiano utilizzarli. I professori devono essere formati e devono esserci fondi per la formazione continua. Inoltre, questi strumenti necessitano di una manutenzione tecnica, necessaria quasi ogni giorno. Molto spesso le scuole dispongono di fondi per l'acquisto di computer e per la connessione Internet ma non per la formazione e per l'assistenza. Bisogna, dunque, destinare una parte del budget alla formazione e all'assistenza. Non penso valga la pena utilizzare un nuovo strumento per continuare con vecchie tecniche educative; se si utilizza il computer per collaborare, allora credo che Internet rappresenti un'opportunità fantastica per l'educazione. Basti guardare i migliori professori in tutto il mondo che hanno trovato il modo di utilizzare al meglio la Rete per insegnare ed imparare. Queste opportunità andranno perdute se non si inizia a pensare realmente alla tecnologia e all'educazione: dobbiamo capire che aggiungere tecnologia al sistema scolastico non risolverà il più ampio problema sociale dell'educazione nella nostra società". Anche il ruolo della scuola è molto importante per trovare lavoro o aiutare le persone che restano escluse dall'uso delle nuove tecnologie. Lei pensa che la scuola, l'educazione possa avere un ruolo in questo settore? (Levy) Sì, forse. Dico una cosa poco originale, ma credo che, contrariamente a quello che si pensa, lo sviluppo del cyberspazio non rappresenta affatto la fine della lettura e della scrittura, ma, al contrario, mostra che scrittura e lettura sono sempre più importanti. Che cosa si fa quando si naviga su Internet o quando si usa la posta elettronica? Si legge e si scrive, molto più di quanto non si guardino le immagini. La scuola primaria, la scuola elementare nel suo ruolo d'insegnamento della lettura e della scrittura è assolutamente fondamentale perché, in fondo, ogni esclusione concernente il rapporto con il sapere comincia là, comincia quando non si potenziano gli strumenti di base della comunicazione scritta; non si tratta soltanto di sapere leggere e scrivere, ma anche di sapersi servire di un dizionario, sapersi servire di un indice, sapersi orientare in un centro di documentazione. Le operazioni cognitive che ho enunciato possono essere perfettamente usate anche per orientarsi nel cyberspazio o nel World Wide Web e nelle nuove condizioni ambientali informatizzate. Quale può essere il suo consiglio pratico ad un professore che ha la possibilità di usare i nuovi media? (Landow) Gli studenti devono cominciare ad usare i nuovi media molto giovani, dunque durante il corso di studi che precede l'università. Ma, di nuovo, quando parlo dei nuovi media, mi interessa, nel complesso, l'ipertesto come immagine testuale più che come immagini in movimento. Michael Joyce, il teorico dell'ipertesto, programmatore e scrittore di ipertesti narrativi, ha sostenuto varie volte che l'ipertesto è la vendetta del testo sulla televisione. Io penso che molti dei nuovi media cerchino, in realtà, di tenere sotto controllo quella modalità di trasmissione, mentre il grande valore educativo dell'ipertesto sta nell'offrire a chi impara ciò che desidera imparare quando vuole impararlo; esso è rivolto a chi impara. L'ipertesto didattico e le cose migliori dei nuovi media didattici sono ambienti di apprendimento, non di insegnamento. Questo tipo di attivazione dello studente in maniera costruttiva deve predominare se vuole essere efficiente! Non penso, inoltre, che il video, la trasmissione televisiva siano il sistema più efficiente per far apprendere, poiché immettono gli studenti nelle stesse vecchie grandi aule per ascoltare qualcuno che - per quanto brillante sia - parla loro 'dall'alto'. Certo, ascoltare è importante e necessario, ma è molto più importante se lo studente agisce per ottenere un risultato; si impara molto di più quando si fa qualcosa. Una cosa che ho scoperto è che gli studenti scrivono molto meglio quando sanno che stanno scrivendo per un altro lettore; appena vengono a conoscenza del fatto che il loro lavoro verrà letto da altri studenti o da persone in altre parti del mondo, vi tornano sopra per migliorarlo. Questo è un esempio di conseguenza positiva, involontaria dello scrivere per un ambiente collegato in rete. L'abitudine di pensare ad un modello di trasmissione televisiva come ad una cosa suprema è molto pericoloso per i nuovi media. Stiamo parlando di cose come la push technology, per la quale uno accende il proprio computer collegato a WWW e questo diventa una specie di televisore attraverso cui gli vengono "lanciate" le informazioni. Penso che ci sia sempre bisogno della televisione; tuttavia, per quanto riguarda l'insegnamento penso che sia necessario che gli studenti facciano scelte e guidino questi media. Ciò non significa che questi ultimi si debbano limitare a giocherellare senza scopo, viceversa, devono avere dei compiti che li rendano attivi, sia per scoprire sia per produrre conoscenza. Le persone non vanno in biblioteca e non usano materiale didattico ed educativo senza scopo, lo fanno perché hanno da svolgere un compito o hanno uno scopo o vogliono imparare qualcosa. IPERTESTI (Landow) Definirei l'ipertesto come qualsiasi forma di testualità - parole, immagini, suoni - che si presenti in blocchi o lessie o unità di lettura collegati da link. Si tratta, essenzialmente, di una forma di testo che permette al lettore di abbracciare o di percorrere una grande quantità di informazione in modi scelti dal lettore stesso, e, nel contempo, in modi previsti dall'autore. Se dovessi definire l'ipertesto con una o due frasi, direi che l'ipertesto è una forma di testo composta da blocchi di "scrittura" e immagini collegati da link, che permette una lettura multilineare: non una lettura non lineare o non sequenziale, ma una lettura multisequenziale. Come usa i nuovi media e gli ipertesti nella sua attività di insegnante? (Landow) Ci sono tre modi in cui io ho usato e continuo ad usare l'ipertesto nell'insegnamento. Il primo è come grande biblioteca elettronica o strumento di riferimento attraverso cui gli studenti possono contestualizzare una determinata opera o fenomeno letterario e scoprire cosa succedeva nella società, nella teoria politica, nella critica letteraria, nell'economia, a quel tempo. Il secondo modo è quello di usare l'ipertesto nella sua forma più dinamica come un ambiente di lavoro collaborativo che cambia continuamente; ogni studente può aggiungere il proprio testo alla biblioteca elettronica, cosicché gli studenti diventano automaticamente parte del testo. Ci si ritrova, in questo modo, ad aver creato una specie di appendice riassuntiva del corso. Certi corsi - quelli che in America chiamiamo "course", ovvero una serie di conferenze - riuniscono attorno a sé persone che, magari, si sono laureate una decina d'anni prima ma fanno ancora parte del seminario. Si può, infine, usare l'ipertesto nell'insegnamento per sviluppare modi di scrittura, moduli retorici, per imparare come argomentare e come scrivere sia una prosa creativa e discorsiva nell'ambiente elettronico, sia in maniera ipertestuale ma facendo riferimento ad altre forme di testo digitale. Ci sono molti testi digitali nel WWW che non sono propriamente ipertestuali; c'è narrativa ipertestuale nella rete e c'è una narrativa digitale vera e propria che consiste in lunghissime sequenze di testo con animazioni, suoni e colori che non si potrebbero avere in un libro ma che, tuttavia, non hanno le ramificazioni proprie dell'ipertesto". Quale può essere il suo consiglio pratico ad un professore che ha la possibilità di usare i nuovi media? (Landow) Gli studenti devono cominciare ad usare i nuovi media molto giovani, dunque durante il corso di studi che precede l'università. Ma, di nuovo, quando parlo dei nuovi media, mi interessa, nel complesso, l'ipertesto come immagine testuale più che come immagini in movimento. Michael Joyce, il teorico dell'ipertesto, programmatore e scrittore di ipertesti narrativi, ha sostenuto varie volte che l'ipertesto è la vendetta del testo sulla televisione. Io penso che molti dei nuovi media cerchino, in realtà, di tenere sotto controllo quella modalità di trasmissione, mentre il grande valore educativo dell'ipertesto sta nell'offrire a chi impara ciò che desidera imparare quando vuole impararlo; esso è rivolto a chi impara. L'ipertesto didattico e le cose migliori dei nuovi media didattici sono ambienti di apprendimento, non di insegnamento. Questo tipo di attivazione dello studente in maniera costruttiva deve predominare se vuole essere efficiente! Non penso, inoltre, che il video, la trasmissione televisiva siano il sistema più efficiente per far apprendere, poiché immettono gli studenti nelle stesse vecchie grandi aule per ascoltare qualcuno che - per quanto brillante sia - parla loro 'dall'alto'. Certo, ascoltare è importante e necessario, ma è molto più importante se lo studente agisce per ottenere un risultato; si impara molto di più quando si fa qualcosa. Una cosa che ho scoperto è che gli studenti scrivono molto meglio quando sanno che stanno scrivendo per un altro lettore; appena vengono a conoscenza del fatto che il loro lavoro verrà letto da altri studenti o da persone in altre parti del mondo, vi tornano sopra per migliorarlo. Questo è un esempio di conseguenza positiva, involontaria dello scrivere per un ambiente collegato in rete. L'abitudine di pensare ad un modello di trasmissione televisiva come ad una cosa suprema è molto pericoloso per i nuovi media. Stiamo parlando di cose come la push technology, per la quale uno accende il proprio computer collegato a WWW e questo diventa una specie di televisore attraverso cui gli vengono "lanciate" le informazioni. Penso che ci sia sempre bisogno della televisione; tuttavia, per quanto riguarda l'insegnamento penso che sia necessario che gli studenti facciano scelte e guidino questi media. Ciò non significa che questi ultimi si debbano limitare a giocherellare senza scopo, viceversa, devono avere dei compiti che li rendano attivi, sia per scoprire sia per produrre conoscenza. Le persone non vanno in biblioteca e non usano materiale didattico ed educativo senza scopo, lo fanno perché hanno da svolgere un compito o hanno uno scopo o vogliono imparare qualcosa". CENSURA (Ortoleva) Anche la censura in rete è un problema complesso, quindi, cercherò di essere brevissimo. Ci troviamo qui di fronte a due posizioni molto schematiche, contrapposte, una che dice: nessuna censura; l'altra dice: aiuta i bambini. In realtà, il problema è in parte simbolico, in parte reale. In parte simbolico nel senso che, di fronte a un nuovo mezzo di comunicazione, per di più pervasivo e potente, una delle prime reazioni è preoccuparsi delle conseguenze psichiche, morali che potrà determinare. E, tipicamente, in questi casi, si ha paura per le giovani generazioni. Se noi vediamo i report famosi degli anni Venti negli Stati Uniti, su quello che il cinema provocava nei bambini, troviamo esattamente quello che si dice, adesso, sul videogame da una parte e su Internet dall'altra. Secondo questi report il cinema rendeva epilettici i bambini, era un luogo dove venivano adescati da adulti senza scrupoli. Le stesse cose che sentiamo ora di Internet. Quando arriva un nuovo medium c'è una preoccupazione, non incomprensibile, per gli effetti incontrollati che può provocare. La sensoria, naturalmente, è una facile, e corrisponde alla censura. In fondo, l'idea di curare l'alcolismo col proibizionismo, è americana. Il proibizionismo è stata una risposta sbagliata, ma il problema era giusto. In rete circolano messaggi spaventosi, il problema è come combatterli. La censura, a mio avviso, non funziona. Sostenere, viceversa, che tutte le idee devono essere libere, significa riconoscere lo status di idee a cose che sono immondizia pura. Ma non si tratta di censurarle, si tratta di capire se è possibile combattere delle battaglie di idee contro le idee sbagliate. Questo, invece, è ciò a cui stiamo sempre di più rinunciando, perché siamo in una società della permissività più che in una società del dibattito. Navigare su Internet può anche essere pericoloso per i ragazzi. Vorrei, a questo proposito, sapere cosa pensa del controllo di accesso a Internet. (Gage) La questione più difficile riguardo all'educazione è cosa si insegna. Quando lo studente finisce la scuola dovrà fare delle scelte, ed è importante, per lasciare un accesso libero ad Internet, dare la possibilità alle persone di imparare a scegliere. Gli studenti che sono troppo giovani per avere dei riferimenti hanno bisogno dell'aiuto dei loro genitori, della famiglia, dei loro insegnanti, della loro chiesa. Tutte queste influenze che guidano i nostri gusti devono essere applicate all'uso di Internet. Ci sono dei mezzi tecnici per bloccare pagine di cui si sa già che sono dannose, come i sexy-show dal vivo ad Amsterdam. Sappiamo subito che non è una cosa che un bambino dovrebbe vedere. Più difficili da bloccare, invece, sono le persone che dicono cose false. In questo caso abbiamo bisogno della presenza costante di studenti e insegnanti che lavorino insieme per scoprire, e per questa ragione è così importante che il collegamento in rete avvenga nelle scuole dove c'è controllo da parte degli insegnanti che guidano a scegliere, o nelle case dove i genitori dovrebbero assolvere a questa funzione. Molto spesso questi ultimi lasciano guardare la televisione ai ragazzi senza controllare ciò che guardano, e questa libertà, in realtà, può essere pericolosa. C'è sempre stato il dibattito sull'arte come potenziale fonte di danno per i giovani. Personalmente penso che potendo avere accesso a qualsiasi informazione si impari presto che cosa ha valore per noi; si impara crescendo quali sono le cose su cui vogliamo perdere tempo e cosa può avere valore per gli altri; si dovrebbe avere accesso a tutto. La biblioteca di Umberto Eco ha delle sezioni con libri che la Chiesa ha proibito a chiunque di leggere; la Chiesa ha tuttora un elenco di opere che ritiene inopportune per i credenti. La privacy è un problema etico che va affrontato in questa società dell'informazione. (Levy) Da questo punto di vista non c'è nulla da temere visto che abbiamo già il peggio! In ogni caso, già esistono dei software che percorrono la rete senza tregua e che registrano tutto quello che succede nel Web o nei newsgroup. Tutto viene analizzato sistematicamente e riportato in immense banche dati dei servizi segreti americani. Mi chiedo cosa facciano di tutte queste informazioni! Bisogna anche sapere che un individuo medio generalmente esiste in più di duecento schede nominative. Oggi esistono metodi per recuperare queste diverse schede, anche se, ovviamente, le legislazioni nazionali cercano di impedirlo. Tutto ciò già esiste e mi chiedo cosa cambierà per noi. Solo con le carte di credito possiamo sapere tutto ciò che si compra registrando gli spostamenti dell'utente sul WWW e leggendo la posta elettronica. C'è un modo di rendere l'individuo completamente trasparente, molto più di prima, e di questo bisogna esserne veramente coscienti. Ecco perché, innanzi tutto, bisogna tenere duro sull'aspetto legale. Sul piano tecnico siamo completamente trasparenti e l'individuo deve essere assolutamente protetto legalmente. D'altra parte, ci sono delle possibilità tecniche per proteggere la vita privata come con i sistemi di criptaggio; io sono d'accordo per lo sviluppo e la libertà di utilizzo di questi sistemi che fanno, in qualche modo, da contrappeso allo straordinario potere di coloro che potrebbero avere tutta l'informazione disponibile di un individuo. In che modo le comunità virtuali si differiscono da quelle reali? (Rheingold) Il vantaggio delle comunità virtuali è nel poter incontrare persone che dividono i nostri stessi interessi, anche se questi ultimi sono singolari, e, normalmente, di difficile condivisione, come l'interesse all'allevamento di una razza canina rara, per esempio; si possono trovare, in una comunità virtuale, persone disposte a parlare di qualsiasi argomento. Su Internet si possono incontrare persone che dividono i nostri interessi anche se si trovano in paesi lontani: partecipa a questo scambio gente proveniente da centinaia di paesi diversi! Uno dei vantaggi di Internet è che non si deve essere perennemente collegati per conversare; tramite l'utilizzo della bacheca si può lasciare un messaggio e tornarci più tardi per controllare le risposte. Alcune conversazioni durano settimane o mesi, addirittura anni; in questo "luogo" si trascendono tempo e spazio, poiché non si deve essere tutti collegati contemporaneamente e nello stesso posto. Inoltre, molti pregiudizi cadono poiché non necessariamente si conosce l'età o il sesso o, ancora, l'appartenenza ad una cultura dell'interlocutore. Sono molte le barriere comunicative che vengono meno con questo medium. Tuttavia, esistono anche degli svantaggi in questa forma di comunicazione; intanto, non si ha una persona reale di fronte a sé e, probabilmente, non la si incontrerà mai. Ecco perché, forse, non si avrà lo stesso senso di responsabilità che si ha con il vicino di casa. In secondo luogo, è facile, una volta collegato, mascherare la propria identità fingendo di essere qualcun altro. Le persone poco gentili possono fingere di esserlo e viceversa. Alcuni cercano di ingannarci in comunicazioni sociali o economiche per le quali è possibile non sentirsi preparati. L'uso e la possibilità di accedere alle nuove tecnologie, in fondo, potrebbe allargare la frattura, in futuro, fra i paesi del Nord e quelli del Sud del mondo, ma anche fra generazioni... (Ortoleva) Il problema, senza alcun dubbio, esiste, perché le tecnologie, in particolare quelle informatiche, non sono equamente distribuite. Rischiamo, però, di assistere a una sorta di dibattito ripetitivo se da una parte alcuni ci ricordano il dato materiale della scarsa equità nella distribuzione delle tecnologie, e altri, invece, insistono sulla facilità di accesso all'uso delle stesse. Il problema, io credo che sia un poco più complesso e che riguardi, fondamentalmente, non solo e non tanto l'uso immediato di queste tecnologie, quanto il controllo complessivo di rete. Quando dico che c'è un problema di democrazia sulle tecnologie, intendo sostenere che oggi, la scelta di determinate tecniche, addirittura la forma che si dà alle reti, sta diventando uno dei problemi politici fondamentali della società contemporanea, perché, nella sostanza, a seconda della forma che si dà alla rete, si stabilisce qual è il centro e qual è la periferia della società stessa; in futuro, il fatto di essere in una zona ben connessa o meno ben connessa potrà essere veramente un problema fondamentale, così come potrà essere un problema davvero fondamentale quello di avere la possibilità, per esempio, di accesso, oltre che alla rete di telecomunicazione, a una rete di trasporti funzionante, perché la società delle telecomunicazioni, contrariamente all'apparenza, rende maggiore, non minore, il bisogno di trasporto. E in una situazione in cui si dispone di tutte le telecomunicazioni possibili, ma non si possono utilizzare, si è, in realtà, tagliati fuori anche più di prima. Da questo punto di vista qual è il nodo, chi decide la forma della rete? Questo è un problema politico, insisto, fondamentale, che però non viene presentato come problema politico, ma come problema banalmente tecnico. Solo una cittadinanza che può capire che le scelte tecnologiche sono scelte di portata politica è in grado di intervenire in questo complesso dibattito. Per ora non vediamo l'ombra di tale dubbio, interrogativo, in nessun paese.
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