Logo38° CONVEGNO NAZIONALE

CEM/MONDIALITA'


23~28 AGOSTO 1999

Sede del Convegno: CITTA' DI CASTELLO (PG)

ISTITUTO SALESIANE


ABITARE IL PLURIVERSO
Per una cultura della reciprocità.

 

Pensare al plurale, educare al plurale, avere uno sguardo plurale sulla realtà: questo è lobiettivo centrale del prossimo Convegno del CEM a Città di Castello dal titolo: "Abitare il pluriverso. Per una cultura della reciprocità".
Perché proponiamo uneducazione plurale e un sapere interculturale? La ragione è semplice: perché la realtà stessa è plurale, complessa, variegata, colorata, gremita di alterità, affollata di differenze.
Dio stesso si dà al plurale, in questa nostra società multi-religiosa.
Tutto si mondializza, oggi. Ma è altrettanto vero che tutto si pluralizza. Tantè che si sente il bisogno di esprimere le due tendenze in atto (globalismo e localismo) con categorie concettuali e linguistiche nuove: glocalizzazione, ad esempio, oppure meticciamento. O anche, come è nel titolo del nostro Convegno: pluriverso.
Che cosa vuol dire pluriverso? Vuol dire che luni-verso si è pluralizzato, è sempre di più un immenso caleidoscopio di differenze, uno spazio infinito di alterità, dove ogni singola identità è attraversata da un processo di contaminazione che arricchisce e trasforma le identità stesse, rendendole plurali.
E come realizzare tutto questo? Attraverso una cultura della reciprocità, cioè dello scambio, dellincontro, dellinterazione. Educando, dunque, al decentramento, alla circolarità dei punti di vista, alla didattica delle differenze. Abitare il pluriverso significa infatti avere le competenze necessarie per saper vivere positivamente le relazioni con gli altri, per saper leggere la complessità, per saper gestire e ricomporre il conflitto.
Siamo pronti a questo?
Siamo capaci, nella società, di vivere come cittadini democratici aperti allaccoglienza, alla cooperazione con gli altri? Siamo capaci, nella scuola, di dare consistenza ad uneducazione interculturale che non faccia sentir esclusa nessuna persona e che non censuri di fatto interi universi culturali, cognitivi, simbolici, spirituali e religiosi?
Ecco la sfida che il CEM intende raccogliere e affrontare nel Convegno di questanno, proseguendo nel suo cammino per costruire, insieme a tanti altri, una società più conviviale.
Il lavoro educativo da fare è urgente, perché la cronaca quotidiana ci dimostra quanti razzismi, intolleranze, rifiuti, ostilità, egoismi, conflitti, indifferenze siano presenti e diffusi nella società di oggi, dove cè gente che si riunisce in piazza per celebrare una Messa in latino contro i fratelli di un altro universo religioso e dove ci sono forze politiche che lanciano proclami contro la società multietnica e la cospirazione del mondialismo.
No, non può essere questo il futuro che vogliamo abitare. Il nostro impegno è invece finalizzato a prepararci, con gli strumenti e le metodologie delleducazione, a vivere nel pluriverso come luogo accogliente in cui cè spazio per tutti e dove, nel gioco dinamico della reciprocità, ognuno possa sentirsi arricchito dallincontro con lAltro.

 

Uno e sette

Ho conosciuto un bambino che era sette bambini.
Abitava a Roma, si chiamava Paolo e suo padre era tranviere.
Però abitava anche a Parigi, si chiamava Jean e suo padre lavorava in una fabbrica di automobili.
Però abitava anche a Berlino, e lassù si chiamava Kurt, e suo padre era un professore di violoncello.
Però abitava anche a Mosca, si chiamava Juri, e suo padre faceva il muratore e studiava matematica.
Però abitava anche a New York, si chiamava Jimmy e suo padre aveva un distributore di benzina.
Quanti ne ho detti? Cinque. Ne mancano due: uno si chiamava Ciù, viveva a Shanghai e suo padre era un pescatore; lultimo si chiamava Pablo, viveva a Buenos Aires e suo padre faceva limbianchino.
Paolo, Jean. Kurt, Juri, Jimmy, Ciù, e Pablo erano sette, ma erano sempre lo stesso bambino che aveva otto anni, sapeva già leggere e scrivere e andava in bicicletta senza appoggiare le mani sul manubrio.
Paolo era bruno, Jean era biondo, e Kurt castano, ma erano lo stesso bambino. Juri aveva la pelle bianca, Ciù la pelle gialla, ma erano lo stesso bambino. Pablo andava al cinema in spagnolo e Jimmy in inglese, ma erano lo stesso bambino, e ridevano nella stessa lingua.
Ora sono cresciuti tutti e sette, e non potranno farsi la guerra, perché tutti e sette sono un solo uomo.

G. Rodari, Favole al telefono