Laboratorio n° 9 Papalagi allo specchio Sonia Colluccelli "Che strano: nel limite ci stiamo tutti& fuori no!" Con queste parole di un partecipante al laboratorio 9 avviamo questo resoconto-bilancio (anche se vorremmo che fosse soprattutto una sorta di estratto da un immaginario "diario di bordo") di un frammento di vita condivisa da chi con noi ha scelto di indagare quei comportamenti "feriali" che danno forma (e sostanza!) alla nostra vita, fino a poter parlare di uno stile inconfondibile ed unico: il nostro, appunto. Il capo samoano Tuiavi di Tuiavea, sedicente autore del piccolo trattato in cui si studiano le abitudini del Papalagi - uomo bianco, ci ha dato all'inizio di ogni giornata il pretesto, la provocazione per ricordare che non vi è nulla di scontato, o peggio di "normale", nel modello di vita che, pur con sensibili differenze interne, accomuna gli uomini e le donne europei ed occidentali. (Lunedì pomeriggio) Ci aspettano momenti e giorni di scoperta di noi e degli altri, oggi iniziamo ad "annusarci" e a mostrare frammenti del nostro mondo interiore: se il mio nome avesse un significato alla maniera dei pellerossa, cosa potrebbe significare, o ancora: l'etimologia vera del mio nome corrisponde a ciò che sono? (A proposito: che impegno sapere di essere - come Angelo o Angela - un messaggero, o - come Aristide - nientemeno il migliore!). (Martedì mattina) Iniziamo ad addentrarci oltre le dichiarazioni di principio su cui, lo si percepisce da subito, c'è un ottimo accordo. Ma questa sobrietà è davvero un'amica così piacevole e leggiadra o forse Francesco d'Assisi che la chiamava Povertà, e se l'è pure sposata, era davvero un po' matto? (Martedì pomeriggio) "Il Papalagi è sempre scontento del suo tempo e si lamenta con il Grande Spirito perché non gliene ha dato abbastanza" Con un gioco di simulazione fingiamo di essere vecchi amici che hanno da decidere dove andare a spendere una settimana delle loro vacanze, dopo dieci anni dall'ultima gita fatta insieme. Quale tempo è più prezioso, e su quale siamo meno disponibili a venire a patti, di quello libero? (mercoledì mattina) "&quando con il dorso di una tartaruga costruisce per sé un arnese per lisciarsi i capelli, fa ancora una pelle per l'arnese, una piccola cassa per la pelle, e una cassa più grande per quella più piccola. Mette tutto in pelli e casse&" Quali tra le migliaia di "cose" che ci circondano possiamo definire indispensabili, utili o inutili? Abbiamo provato a giocare per arrivare a dare una risposta condivisa a questa domanda e se dapprincipio sembrava difficile la rinuncia al proprio, alla fine sotto la colonna di ciò che è indispensabile sono rimasti solo quattro oggetti (quando la consegna chiedeva di trovarne cinque)& eccesso di sobrietà o di potere dialettico del gruppo? Per continuare la "cosologia" in aderenza alla vita quotidiana, la nostra aula di laboratorio si è trasformata in aula di tribunale: sotto processo automobile, televisione, telefoni cellulari, lavastoviglie e carne; ogni oggetto "imputato" poteva contare su un avvocato difensore, un accusatore e, naturalmente, un giudice. A seguito di tutte le arringhe accusatorie e difensive si sono registrate soprattutto sentenze di assoluzione anche se condizionate dall'uso che ognuno di noi andrà a fare delle "cose" in questione. Peccato solo che per ora la forma solo cartacea degli atti non permetta di dare conto dei momenti di "tribunale" che rimangono nella memoria della videocamera dei conduttori. (mercoledì pomeriggio) "Ci sono molti bianchi che ammucchiano il denaro, lo portano in un luogo ben custodito, ne portano lì sempre di più e il denaro lavora per loro. Come ciò sia possibile senza qualche diabolica magia non sono mai riuscito a saperlo del tutto&" Arriviamo al vero argomento tabù del laboratorio e di ogni percorso che affronti il tema dello stile di vita e della sobrietà (e quindi il filo conduttore del Convegno): il denaro. (Giovedì mattina e pomeriggio) Vogliamo "chiudere il cerchio", ritornare sul senso della sobrietà alla luce di quello che abbiamo vissuto insieme, Vogliamo dedicarci un tempo di confronto meno strutturato ma che permetta di mettere insieme pensieri più articolati. Già i saluti, le valutazioni& Rimangono i ringraziamenti reciproci fatti con un nodo alla gola per la commozione del doverci "già" separare, le cartoline che, a meno di un mese dai saluti, ti dicono che in chi c'era, conduttori compresi, resiste la coscienza di essere un po' meno anonimi Papalagi e un po' più persone arricchite di un "sano tormento" che convive con la "leggerezza della ricerca fatta insieme". |