Laboratorio n° 8 Occhi e mani che immaginano... Franca Filippini Aprire i nostri sensi alla luce degli elementi è risvegliare i nostri sensi interiori non ancora esplorati, è accendere la lanterna che rischiara la strada che percorriamo per arrivare a danzare attorno al fuoco del nostro cuore, a camminare lungo i sentieri della nostra terra, a bere alla sorgente della nostra acqua. L'uomo, essendo entità celeste e terrestre, racchiude in sé gli elementi, è il prodotto del cielo e della terra, si serve di essi nella vita quotidiana, servirsene coscientemente diventa un'arte... Altre culture lo insegnano... vedono un'analogia tra la dirompente energia del fuoco e la potenza dinamica dello spirito umano, tra il flusso e il riflusso dell'acqua e la turbolenza delle emozioni, tra l'inafferrabilità dell'aria e il pensiero umano, tra la potenzialità di rinnovamento della terra e il funzionamento del corpo umano. Tra noi e l'universo non c'è separazione. L'armonia dell'universo ritorna al corpo in forma rituale, in gesti divinatori e sacri... Scrive J. Vidal nel libro 'I riti di iniziazione': "La ritualità della grande Armonia è l'arte di una saggezza che non separa la vita dell'uomo dall'Universo... Quando l'uomo si dispone in questo modo tra la terra e il cielo egli esercita il rito di una presenza d'immensità... è iniziazione alla profondità attraverso l'ascolto...". E nascono i riti che sono mutamenti d'energia, energia degli elementi dell'universo che sono in movimento. Si tratta di tenersi nel mezzo con tutta la forza di un'esistenza corretta, ecco che allora la sobrietà diventa ricchezza, garanzia di una costante chiarezza di spirito sia nelle burrasche che nei torpori del mutamento. Narrare sulla carta un laboratorio sulle energie degli elementi (H2O, terra, aria, fuoco) che si sono incontrati e intrecciati nello spazio interiore di Lia, Romano, Anna Maria, Federica, Elisa, Carmela, Roberto, Anna Maria, Barbara, Cristina, Anna Rita, Michela, Margherita, Emma, Paolo, Francesca, Simona, Sandra, Chiara, Teresa, Giancarla, Maria Grazia, Franca, John, non è facile. Il laboratorio ci ha portato a vivere i limiti per superarli e per concepire la sobrietà come una strada che porta verso la semplicità, l'equilibrio, l'armonia, l'arte di vivere. I limiti hanno bussato alla porta del laboratorio n.8, limiti legati allo spazio della stanza, all'apertura insolita, alle domande iniziali lasciate volontariamente senza risposta&, tutto ciò ha creato una pausa, gesti interrotti, momenti inattesi, imprevisti, &e l'ordinario è diventato straordinario. Esperienze corporee alla luce degli elementi, hanno fatto emergere i limiti del simbolo, e ci si è inoltrati al di là del limite di un oggetto fisso, e hanno preso vita immagini, immagini aperte, che sono state respirate, hanno risvegliato e permesso riequilibri interiori con punti di incontro tra interno ed esterno. L'esperienza corporea con la danza, l'uso del colore, della creta, dell'acqua, del fuoco, del carbone, del sole& ci ha permesso di giocare e di incontrare la terra, la nostra terra, a volte arida per dissodarla, bagnarla, creare humus& Il corpo come prima energia ci ha permesso di giocare, con i suoi ritmi ci ha portato al simbolo, il simbolo al rapporto con il cosmo (H²O, fuoco, terra, aria) e sono nate alleanze di purificazione. Purificazione delle emozioni, in tutta la loro pienezza e intensità, nel riconoscerle e nell'accettarle; nel comprenderle si sono trasformate rendendo la terra fertile, ed è nata la ricerca& la ricerca del seme della gioia sepolto nella nostra terra, per guarirla, ristabilire l'armonia, consapevoli con gli Yoruba che la vita è presente in tutte le cose e che le forze della natura e del cosmo ci possono far vivere livelli di consapevolezza che trascendono la realtà fisica e insieme si scopre l'alleanza tra la terra e il cielo, in un viaggio di andata e ritorno e la danza ci ha forse fatto intravedere le radici del cielo. Nell'incontro con la danza africana, danzando molto vicino alla terra, le energie crescevano a poco a poco, e attraverso la terra si slanciavano verso l'universo. E l'aria, la terra, il fuoco, l'acqua dei partecipanti ha preso voce& Aria Cullami Aria Una grande voglia di aria, Acqua Sciogli e cancella Acqua& e Terra Diversità, vuoto da riempire Ho colto un fiore Ti ho trovato per terra, Ho colto un fiore per me Sono un fiore bianco, bellissimo. Sono grande e i miei petali sono aperti. Da lontano sembro solo bianco, ma chi mi osserva bene da vicino, scopre al centro un colore rosso vivo. C'è un fuoco dentro di me che vuole uscire. Tanto regolari, aperti, equilibrati sono i petali, tanta confusione di forme ha il mio pistillo. Esplode in qualcosa di intraducibile, di diverso ogni volta. Sono fragile se staccato dalla pianta che mi dà vita, mostro già i miei petali sciupati. Quel rosso acceso sembra essere stato tinto con sangue. Gocce di sangue che sembrano irrorare i petali e il pistillo. Ho nostalgia della mia pianta madre, dei miei compagni che danzano insieme perché il vento li accarezza. È bellissimo danzare insieme, c'è una forza che da solo non ho. Sono proprio un bel fiore, mi piaccio ogni giorno di più. Ho una voglia matta di aprire i miei petali: sono al massimo dell'estensione, di più non riescono. Sono al limite. Le mie cugine sono le orchidee. C'è un'armonia in me: anche se, ripeto, i petali sono ordinati e il pistillo no. Il tutto crea un qualcosa di armonioso che l'uno ha bisogno dell'altro per essere di più. Non mi immagino solo petali, o solo pistillo. Lettera d'amore alla mia terra. Forse non sai bene chi sei. Non ti conosci. Eppure sei in te da 55 anni. In questi giorni ho scoperto quanto sei triste, quante parti di te sono sepolte, anzi non sono mai nate! Nel passato, pensavo di apprezzarmi, di stimarmi, mi sono sentita una persona in ricerca per tutta la vita, sempre alla ricerca del meglio e della perfezione. Mi sono amata abbastanza? Non proprio. L'attenzione sempre 'a piacere a qualcuno, ad essere accettata, l'attenzione molto fuori di me'. Dove sono? Non lo so! Sono povera di me. Voglio esserci. Non voglio essere così pessimista sul mio passato, ma certo non mi sono concessa il piacere di esistere. Forse non me lo voglio concedere ancora. L'amore strappato, spezzato, paralizza. Talvolta il corpo e il cuore muore dentro di me& Voglio amarmi, lasciarmi vivere& Ho paura delle solitudini. Ma se guardo il cielo con i suoi colori al tramonto, se ascolto il vento, se guardo vivere un fiore, mi immergo entrando nella vita cosmica. Forse non avrò più paura della separazione, non avrò paura del nulla, del vuoto, dell'inesistente. Voglio entrare in contatto, non voglio isolarmi, voglio sentire il palpito delle cose, lasciare entrare in me la vita. Voglio essere un vulcano di energia, di calore, di dolcezza, di silenzio. Non voglio negarmi. Mi sento legata a qualcosa, presa, voglio restituirmi a me stessa. Non voglio essere di nessuno. Voglio essere mia, fortemente mia. Voglio coccolarmi. Rendermi bella nello sguardo, nel viso, dentro e fuori. Voglio camminare nella bellezza Una lettera d'amore alla mia terra Dolcissimo amore, |