ATTI

Laboratorio n° 4

Giocattoli e fru fru
"Ogni oggetto amato è il paradiso terrestre" Novalis

Luciana Pederzoli,
Roberto Papetti


Il gruppo ha incontrato nella sua ricerca i "mucchi" e l'accumulo degli oggetti sprecati, consumati e lasciati al loro destino di annichilamento nella discarica. Pensiamo ai mucchi come ad entità a se stanti ma anche alle piccole o grandi quantità di oggetti che, presi uno per uno, ci permettono viaggi e storie senza fine.
E' risaputo che ogni oggetto che ha un vissuto lascia indizi e tracce anche quando è abbandonato nel "cosmo" di una discarica. Non c'è luogo che metta più voglia di essere "vangato" o studiato archeologicamente, come la discarica dei rifiuti per verificare, con prelievi, ciò che ci racconta di mode, comportamenti, credenze, tendenze di costume, disagi e illusioni sul nostro attualissimo passato.
Abbiamo proposto ai partecipanti il laboratorio di lavorare intorno a tre temi chiave:

la sobrietà, la manualità creativa, la leggerezza.

Come da precedenti laboratori e nello stile caratteristico del nostro fare "abbiamo affrontato questi temi senza un'intenzione di completezza, ma con la convinzione che sia possibile attivare percorsi di riflessione, fascinazione, suggestione, frammenti di racconti, tecniche minute e marginali, silenzi e brevi osservazioni".
Questo scritto è un insieme di vetrini di caleidoscopio, di foglietti sparsi buttati dentro una sportina, di frange difformi congiunte alla rinfusa. E' una documentazione malaccorta, sgraziata, anche se la paccottiglia riunita potrebbe mandare qualche bagliore e il tutto guadagnare qualche immeritata lode. Dobbiamo per forza praticare, in questa esposizione, la figura discorsiva della litote, perché troviamo in essa indicazioni assai affini al tema del laboratorio e del convegno: la sobrietà e la diminuzione. La dobbiamo per forza praticare in quanto portatori di eccessi, stravaganze e di spazzatura.

Principali attività proposte:

  • Preparazione del mucchio di materiali portati da casa: cartone, scatole, barattoli, bottiglie, rotoli, vasetti yogurt, cannucce, tappi di sughero, colori, pennelli, manici di scopa, tazze, cappelli, biscotti wafer ...
  • Allestimento di spazio laboratoriale o bottega con annesso magazzino, angolo attrezzi, angolo decorazione e pittura.
  • Ricerca di un oggetto, costruzione di "un' antenna delle idee" all'inizio di ogni momento di lavoro. In silenzio e in cerchio, prestando la massima attenzione agli oggetti scelti, alla loro collocazione, alla relazione e ai gesti delle persone coinvolte.
  • Smontaggio dell'antenna alla fine di ogni modulo di attività.
  • Costruzione giocattoli, strumentini musicali, piccoli congegni scientifici: trottole, bilboquet, frullini, draghi a bastone, coccodè, equilibristi, kazoo, flauti, pipe a vento, lanterne ...
  • Brucare i mucchi. Modulo di attività sui mucchi o insieme caotico di oggetti da visitare con sguardo aptico, una sorta di occhi tastanti, nomadi, capaci di toccare le forme, i colori, i materiali con l'intenzione di ricomporre, riordinare, riutilizzare, inventare e seguire piste di gioco e di sperimentazione originali. Lavoro per piccolo o grande gruppo su oggetto e quantità, nominazione, descrizione, sistemazione.
  • Ricerca di sinonimi, Museo dei mucchi.
  • Festa di non compleanno. Preparazione e studio di una narrazione sul tema del biscotto. Festa dedicata a Lewis Carroll e al tema delle superfici, del gioco e del nonsense, naturalmente con la partecipazione dei bambini.

Il laboratorio non si è concluso con la fine del convegno, continua ancora oggi con scambi epistolari, nella riproposizione di attività e giochi, incontri in realtà educative di altre città. Proponiamo alcuni materiali prodotti dal laboratorio:

Sui mucchi. "Mucchi" grandi come montagne e mucchietti di polvere. Sui mucchi si sale e si scende, però a zig- zag, in movimenti obliqui come i muli quando salgono o scendono per i pendii con sagacia o saggezza. Mentre si sta sui mucchi si prendono in mano le cose e ci si interroga su quello che è possibile fare, si trova perfettamente logico, trasformare, inventare qualche astruseria concettuale, insomma giocarci un po'. I bambini sono gli ispiratori di questa attività. Essi, pur conoscendo, attraverso gli adulti, il concetto di spazzatura e di rifiuto, di fatto, nelle loro stanzette, in casa e fuori, accumulano oggetti di tutti i generi in mucchi, cataste, collezioni, come se fossero generativi di sempre nuove esperienze e possibilità.

Nello stesso modo gruppi umani e culture non catturati dallo sviluppo industriale non conoscono rifiuti perché i loro ritmi di vita sono scanditi da successivi riutilizzi di ciò che è scartato: gli avanzi vengono riutilizzati per l'alimentazione degli animali, i residui della alimentazione degli animali riutilizzati per la lavorazione agricola, per l'allevamento o come combustibile. Gli escrementi si trasformavano in concime, tutto ciò che non si utilizza nelle abitazioni viene bruciato per riscaldare la casa, consumato per scopi secondari fino al suo livello di massima entropia.

Nei bambini il luogo dove maggiormente è evidente un uso non dissipativo e un originale approccio alle cose è la stanza dei giochi; solitamente qui sta accatastato, infatti, più o meno disordinatamente, tutto quello che le antenne mentali e manuali hanno raccolto sotto la spinta del desiderio, degli scambi, della curiosità, del dono, della necessità, del caso e della voglia di gioco. Nelle camere dei bambini di oggi, là dove c'è un angolo per giocare, c'è un contenitore che raccoglie ogni genere di oggetti, quasi sempre frammenti di giocattoli, spessissimo pupazzi, bamboline, mostriciattoli o replicanti appena usati e buttati, mattoncini lego spaiati, ruote, formelle geometriche, macchinine di latta o di plastica con parvenze d'aura e carabattole d'ogni tipo. Solitamente il contenitore è una grande cesta di vimini o un cilindro di latta e sta appostato sotto la scrivania o buttato in fondo un armadio. Spesso è abbandonato nel solaio, il dimenticatoio della casa, dove si tengono le cose che potrebbero servire. Le cose messe dentro fanno "i mucchi", stanno cioè buttate alla rinfusa, malinconicamente ammassate fino a riempire oltre l'orlo con fortissima impressione di eccesso sfacciato, sovrabbondanza e spreco.

A volte i bambini lo vuotano, buttano tutto quello che c'è dentro nel pavimento disseminando i frammenti coloratissimi e frugano con gli occhi un po' annoiati. Prendono un animaletto, una giostrina, un gatto di pelouche che non ricordano di aver usato; qualcuno si intenerisce per una ciambella tenuta in mano ancora in tenerissima età, qualcun'altro mette da parte una pallina di gomma per giocare forse nel muro della camera. Sentono che i giocattoli si allontanano, sentono che cadrà su di loro l'oblio, la dimenticanza e allora vogliono per un po' ancora giocarci. Così c'è chi raccoglie qualche oggetto, lo porta al mercatino dei bambini nella piazza della città e tenta di venderlo o di barattarlo per farlo circolare ancora. I bambini non solo espongono le loro giocolerie ma girano tra i piccoli mucchi per confrontare, frugare, curiosare scambiare secondo le mode e molto spesso regalare. Questa azione residua sui giocattoli possiamo confrontarla con l' atteggiamento dei bambini di un altro tempo e di un altra realtà economica, qui magistralmente evocata da Tonino Guerra:

"Ai mucchi dei rifiuti nei cantoni
ci arrivano i ragazzi a frugare
uno con le tasche piene va via
dopo aver raccolto degli ossi e dei bottoni,
a un altro per il colore del vetro
piace un fiasco spezzato,
le ragazzine raccolgono un po' di panno stracciato
per la bambola che perde segatura
Ma proprio quando tutti hanno finito di rimestare
ne arriva ancora uno
e non c'è più niente di buono da trovare,
così fruga un po' poi si allontana contento
perché il bello tutto, come si sa, è nel cercare".

Ma attenzione, le cose esposte non sono ammucchiate alla rinfusa, sono ripartite in mucchi, e questi ancora in altri raggruppamenti e come organizzati per serie, scansioni, comparti.
La mercanzia è esposta come in una bacheca di sofisticata Boutique, l'esposizione è ricercata, razionale, si vuole l'esteticamente efficace.
Una cura particolare è riservata ai supporti sulle quali si stende l'oggettistica ludica; spesso sono plaid multicolori, vecchi tappeti sfilacciati, coperte damascate, veli di plastica fosforescente.
C'è chi sistema su cassette da frutta sfalsate secondo architetture elaborate e chi appoggia semplicemente sotto manifesti che effigiano sportivi famosi ma un po' passati di moda.

Che buffo quest'expo! Che ipermercati della baratteria e come fanno gruppo e combriccola le forme della giocoleria. Certi supereroi di plastica stanno tutti in squadra e truci, i dinosauri sono branchi famelici, nel collegio le bamboline paffute e ciliegine stanno un po' appartate e indispettite, in assemblea e dimessi i libri più consunti e in équipe palline biglie e figurine. Dietro la bancarella gli espositori stanno ora seduti ed assisi, ora piegati a riassettare i comparti tentati da qualche allestimento innovativo. Il gioco del fare mucchi é tutto qui: radunar le cose per mostrarle, per farle incontrare, per fare in modo che dicano qualcosa dato che in loro c'è possibilità di romanzesco.

A volte le lunghe file di banchetti stuoie, tappetini, mercanzie, carabattole, sedie, cassette espositive, creano un ambiente di gioco che sembra una discarica di macerie però abitato dalla buffoneria e da una surreale passione per gli oggetti.

E' il vero mercatino delle pulci, con il bric-à-brac di oggetti strani, i rottami, le cartacce assurde, le chincaglierie da vera " Kafheria", come nei racconti di Boumill Hrabal o certe opere del collagista Jiri Kolar. Un personaggio di questi racconti lavora nel negozio della ditta Zimmer, guarda caso commercio all'ingrosso di giocattoli, cinque piani di bigiotterie e fru fru. Inciampando sovente sui mucchi, questo omino minuscolo blatera tiritere senza senso di nomi di giocattoli da falotici registri:

"Il fante con il fucile, il soldato con la barca, il soldato con l'elmo; il fante che segna il passo, il generale con il mantello, il tamburo, il soldato disteso con il fucile, l'artigliere con il puliscicanna, il tenente in piedi con la carta geografica". E ancora elenchi di statuine del presepe, di animali al pascolo, di animali del circo, di animali della foresta, di macchine da lavoro, ecc...

Kolar invece condivide come molti pittori moderni la smania di raggruzzolare ciarpame. Fu la visita al museo di Auschwitz, gigantesco ammasso di oggetti scampati al massacro, a spronarlo alle tecniche dell'assemblage. Nello spazio della sua alacre manifattura, come già Shwitters, si ammucchiano inviti, biglietti di treno, cedole, polizze di lotteria, annunci mortuari, cartoline di amici, pezzi di banconote, targhe, etichette, squarci di lettere.

I mucchi partecipano dello spirito delle adunate e dei raduni. L'unità è costituita dalla quantità e dalla qualità, a loro volta risultato di determinate attività.

Ammucchiare è attività molto antica e i mucchi di cose sono simboli potenti delle masse. " Definisco simboli di massa le unità collettive che non sono costituite da uomini e tuttavia vengono sentite come masse. Tali unità sono il grano, la foresta, la pioggia, il vento, la sabbia, il mare, il fuoco. Ciascuno di questi fenomeni contiene caratteristiche essenziali della massa. Pur non essendo costituite da uomini, esse ricordano la massa e stanno simbolicamente al suo posto nel mito, nel sogno, nel discorso e nel canto". Anche i giocattoli oggi prodotti, pubblicizzati, venduti e consumati che si ammucchiano in modo spropositato nelle case e ingombrano con la loro quantità, ci appaiono come emblemi di qualcosa d'altro.
I bambini ricevono regali in grande numero e in forma di giocattoli e maggiormente durante le ricorrenze e le festività dell'anno.

"Tutti i mucchi di cui l'uomo si interessa sono radunati insieme. L'unità dei mucchi costituita da frutta o da grani è il risultato di una determinata attività. Molte mani sono state impegnate nel raccolto e nella cernita. Simili attività sono collegate a stagioni ben determinate, e la loro importanza incide a tal punto che una antica ripartizione dell'anno si fondava appunto su di esse. Nelle feste gli uomini celebravano la gioia sui mucchi che hanno fatto sorgere e che ora mettono in mostra con orgoglio. Spesso le feste hanno questo scopo". Così almeno è per Elias Canetti in "Massa e potere".

Anche i giocattoli diventano emblemi di massa, il mucchio nel nostro cestone ci indica una festa senza fine, una fame di oggetti-gioco finalmente debellata, con un accumulo che nessuno potrà fermare.
Se saranno consumati ci aspettano altre novità, per quanto tanti non saranno mai troppi perché è enorme la potenza produttiva della nostra civiltà.
Mucchi sono i giocattoli, numerosi gli oggetti che ci circondano, innumerevoli le genti, senza fine il produrre.

Ammucchiare è un gioco che intriga. I bambini nel giardino della scuola materna hanno raccolto sassolini, foglie, fiori e radici di piccole piante.
Qualcuno usa le cose trovate per fare disegni sulle mattonelle di cemento, altri coi sassi fanno piccole case per formiche, altri ancora mettono in fila e mucchi le radici. Questa attenzione per le radici e la composizione del mucchio non è casuale. Ad interrogarli si capisce che le radici sono state ripartite secondo un senso che va inteso e valorizzato.
Il gruppo delle radici è ripartito per comparti sul quadro più generale che le contiene; sono sistemate in orizzontale, in verticale, vicine oppure molto isolate e messe in piedi. Il mucchio è suddiviso in gruppi di radici corte e lunghe, radici che pesano, radici pelose, radici terrose di odore, radici grasse e grosse, c'è una radice somigliante le gambe della maestra, una radice giallina, la radice antenna, le radici del sabato ...
Questa strana suddivisione ci ricorda l'imperatore cinese di una pagina famosa di Borges che ordinava gli animali secondo una sistematica certamente fantastica:

"Nelle sue remote pagine è scritto che gli animali si dividono in: (a) appartenenti all'Imperatore; (b) imbalsamati; (c) ammaestrati; (d) lattonzoli; (e) sirene; (f) favolosi; (g) cani randagi; (h) inclusi in questa classificazione; (i) che si agitano come pazzi; (j) innumerevoli; (k) disegnati con un pennello finissimo di pelo di cammello; (l) eccetera ..."

Logiche implacabili e tuttavia allegramente vaghe sono applicate dai bambini su oggetti di diverso genere, qui il gioco è senza fine, ne proponiamo tre sui tappini, i fischietti e le punte di freccia.

Nelle raccolte dei tappini a corona famosi ancora oggi per il gioco delle piste di ciclo tappo, le ripartizioni si fanno per i tappi con l'imbottitura interna di sughero o di plastica, per i tappi da birra americani, i tappi dell'acqua minerale, i tappini bombati, i tappi da raccolta e da collezione, i tappi soldatino, i tappini per fare stemmi da mettere sulle magliette, eccetera ... titolando con i sinonimi gli stessi oggetti rielaborati può nascere la ditta "Tappi a corona" che raggruppa un grande sole giocattolo, una ruota scultura, un mobile di calderianiana memoria, macchinine di scatole di fiammiferi svedesi con le ruote di tappini, strumentini a sonagliere, battole, collane, un subbuteo fatto in casa.

Della congrega dei fischietti (fischetti di canna, cucchi di terracotta, semi forati, fischietti fatti con i cappucci di ghianda, fischietti per merli, fischiettini di sambuco, flauti a coulisse), c'è chi valorizza "la truppa dei 63" e cioè sessantatre fischietti di plastica acquistati in una svendita e sistemati su tre file e per giochi di colore, come un quadro di Klee o un assemblaggio di Arman. Spesso i giocattoli si costruiscono, altre volte è lo sguardo attivo e partecipe sulle cose che gioca, trasforma e trasfigura. Meriterebbe uno sguardo di questo genere la vetrina del negozio di caccia e pesca dove solitamente sono esposti i richiami per uccelli, terribili se pensati per il loro effettivo uso, meravigliosi quando sistemati nell'ipotetica "Orchesta Solidali Trilli".

Tra le punte di frecce quelle raccolte in "schiere" da D.H. Thoreau nelle praterie americane, stupiscono per la potenza evocativa:

"Le punte di freccia erano destinate a perdersi e sono disseminate ovunque come semi che tardano a germogliare. Come i denti di drago, una volta seminati producevano schiere di guerrieri, oggi le punte di freccia producono schiere di filosofi e di poeti. E sono semi che possono essere piantati di nuovo, sono frutti di pietra ciascuno dei quali mi fa germogliare un pensiero e mi fa sentire vicino al suo artefice più che se ne avessi trovato le ossa. Infatti le ossa non rivelerebbero l'intelligenza del proprietario come quest'opera delle sue ossa.
Una punta di freccia è l'umanità impressa sulla faccia della terra e, invece di essere nascosta in qualche cripta o in qualche tomba sotto una piramide, è ben visibile appena si scioglie la neve.
Non è una mummia disgustosa bensì una pietra pulita, il miglior simbolo o la miglior lettera che mi potesse venire trasmessa. Il pellirossa, il suo marchio ."

Gioca a far mucchi di re Guimares Rosa in questa vera poesia, elenco di re leonini Assiro Babilonesi, ora spogliati della terribile volontà e rappresentati solo poeticamente. Ripescati dalla discarica della storia più remota, non per i cilindri d'oro e pietre preziose posti sulle reali chiome, non per le barbe intessute di fili d'oro, solo, solamente a causa dei loro nomi.

  • Sargonon
  • Assaradon
  • Assurbanipal
  • Teglattphalasar, Salmassalasar
  • Nabonid, Napopalasar, Nabuccodonosor
  • Belsazar
  • Sanekherib

Non è per nulla che le parole hanno canto e piumaggio e che la parola "Apriti sesamo" faceva spalancare la porta della caverna cassaforte.
La parola "mucchi" ha un numero altissimo di sinonimi che non solo mostrano vicinanze di significato, stridori, incongruenze, contrasti di suoni, ma spalancano spazi di gioco smisurati.
Elenchiamo qui di seguito un insieme di parole trovate in un laboratorio sul riutilizzo degli oggetti sistemati per mucchi:

insieme, sacco, massa, catasta, combriccola,
raggruppamento, montagna, mare, congrega,
cifra, assemblea, consorteria, casino, bordello,
gruzzolo, camionata, carovana, vagone, gruppo,
armadio, accozzaglia, baraonda, ciurma, collettivo,
tribù, montagna, agglomerato, condominio,
raccolta, équipe, branco, orda,

setta, rattattuglia,




orda,
schiera, truppa,
adunata, collegio, team,
battaglione, torma.

Tra una folla di volti e una ciurma di volti può nascere una narrazione nella logica della grammatica della fantasia di Gianni Rodari e così pure tra un gruzzolo di monete e un gruzzolo di figurine.
Proponiamo l'utilizzo della parola "mucchi", dei suoi sinonimi e ciò che porta con sé come termine facile al gioco associativo, evocativo e sottilmente psicologico da aggiungere agli ovvi necessari termini di riciclaggio, risparmio, riutilizzo.

Quando si parla di mucchi viene in mente Baudelaire e la poesia "Spleen", dove si trova secondo alcuni di noi una perfetta "antenna delle idee" o dei "ricordi".

Spleen

Ho più ricordi in me che se mille anni
avessi. Un grosso mobile a cassetti
stipato di bilanci, versi, lettere
d'amore, di verbali, di romanze,
e di pesanti ciocche di capelli
avvolte da quietanze, non nasconde
segreti quanto il mio cervello triste:
piramide e immensa tomba, cela
più morti che comune sepoltura.
Io sono un cimitero dalla luna
aborrito, in cui vermi lunghi, come
rimossi si trascinano, e che sempre
s'avventano sui morti miei più cari.
Sono un vecchio salotto, d'appassite
rose ricolmo, dove alla rinfusa
le mode sorpassate insieme giacciono,
dove pastelli lamentosi e i pallidi
Boucher, soli, respirano il profumo
di una fiala sturata.
Nulla eguaglia
in lentezza quei giorni zoppicanti,
quando immortali proporzioni assume
la Noia, della triste indifferenza
il frutto, sotto il peso del fioccare
nelle annate nevose. E non sei ormai,
viva materia, che una roccia stretta
da un incerto terrore, addormentata
in un Sahara nebbioso, una sfinge
ignorata dal mondo indifferente,
dimenticata sulle mappe: canta
il suo selvaggio umore solamente
sotto il raggio del sole che tramonta.

Nella vita normale i nomi propri generalmente servono per denotare un oggetto individuale e hanno altri significati, mentre le parole nominano in genere un significato universale. Nel regno di Hamphy Dumphy è vero il contrario. Per finire questo lungo racconto ecco a voi un mucchietto di uova, la catasta di Hamphy Dumphy sul muro come in "Attraverso lo Specchio" di Lewis Carroll. Vere uova con tanto di nome, gustosamente nonsensiche e irreverenti come tutti i personaggi di Alice nel Paese delle Meraviglie:

oblio, obbligato, oboe, ornitorinco, orco, ostrega, omega, otturato, omologato, opinione, obladì obladà, otorinolaringoiatra, ossessione, onda, operatore, opporre, orata, orticaria, ospite, ocra, oceano, ombra ...

Queste uova, una ontologia ossequiosa, sono state donate ai partecipanti il laboratorio a chiusura della "Festa di Non Compleanno", in un pomeriggio di cappellaio matti, con narrazioni, tè, giochi con bambini, per ricordare Lewis Carroll a cento anni dalla sua nascita.
"Quando io uso una parola - disse Hamphy Dumphy - significa esattamente quello che decido io ... né più né meno".