Laboratorio n° 4 Giocattoli e fru fru Luciana Pederzoli, Il gruppo ha incontrato nella sua ricerca i "mucchi" e l'accumulo degli oggetti sprecati, consumati e lasciati al loro destino di annichilamento nella discarica. Pensiamo ai mucchi come ad entità a se stanti ma anche alle piccole o grandi quantità di oggetti che, presi uno per uno, ci permettono viaggi e storie senza fine. la sobrietà, la manualità creativa, la leggerezza. Come da precedenti laboratori e nello stile caratteristico del nostro fare "abbiamo affrontato questi temi senza un'intenzione di completezza, ma con la convinzione che sia possibile attivare percorsi di riflessione, fascinazione, suggestione, frammenti di racconti, tecniche minute e marginali, silenzi e brevi osservazioni". Principali attività proposte:
Il laboratorio non si è concluso con la fine del convegno, continua ancora oggi con scambi epistolari, nella riproposizione di attività e giochi, incontri in realtà educative di altre città. Proponiamo alcuni materiali prodotti dal laboratorio: Sui mucchi. "Mucchi" grandi come montagne e mucchietti di polvere. Sui mucchi si sale e si scende, però a zig- zag, in movimenti obliqui come i muli quando salgono o scendono per i pendii con sagacia o saggezza. Mentre si sta sui mucchi si prendono in mano le cose e ci si interroga su quello che è possibile fare, si trova perfettamente logico, trasformare, inventare qualche astruseria concettuale, insomma giocarci un po'. I bambini sono gli ispiratori di questa attività. Essi, pur conoscendo, attraverso gli adulti, il concetto di spazzatura e di rifiuto, di fatto, nelle loro stanzette, in casa e fuori, accumulano oggetti di tutti i generi in mucchi, cataste, collezioni, come se fossero generativi di sempre nuove esperienze e possibilità. Nello stesso modo gruppi umani e culture non catturati dallo sviluppo industriale non conoscono rifiuti perché i loro ritmi di vita sono scanditi da successivi riutilizzi di ciò che è scartato: gli avanzi vengono riutilizzati per l'alimentazione degli animali, i residui della alimentazione degli animali riutilizzati per la lavorazione agricola, per l'allevamento o come combustibile. Gli escrementi si trasformavano in concime, tutto ciò che non si utilizza nelle abitazioni viene bruciato per riscaldare la casa, consumato per scopi secondari fino al suo livello di massima entropia. Nei bambini il luogo dove maggiormente è evidente un uso non dissipativo e un originale approccio alle cose è la stanza dei giochi; solitamente qui sta accatastato, infatti, più o meno disordinatamente, tutto quello che le antenne mentali e manuali hanno raccolto sotto la spinta del desiderio, degli scambi, della curiosità, del dono, della necessità, del caso e della voglia di gioco. Nelle camere dei bambini di oggi, là dove c'è un angolo per giocare, c'è un contenitore che raccoglie ogni genere di oggetti, quasi sempre frammenti di giocattoli, spessissimo pupazzi, bamboline, mostriciattoli o replicanti appena usati e buttati, mattoncini lego spaiati, ruote, formelle geometriche, macchinine di latta o di plastica con parvenze d'aura e carabattole d'ogni tipo. Solitamente il contenitore è una grande cesta di vimini o un cilindro di latta e sta appostato sotto la scrivania o buttato in fondo un armadio. Spesso è abbandonato nel solaio, il dimenticatoio della casa, dove si tengono le cose che potrebbero servire. Le cose messe dentro fanno "i mucchi", stanno cioè buttate alla rinfusa, malinconicamente ammassate fino a riempire oltre l'orlo con fortissima impressione di eccesso sfacciato, sovrabbondanza e spreco. A volte i bambini lo vuotano, buttano tutto quello che c'è dentro nel pavimento disseminando i frammenti coloratissimi e frugano con gli occhi un po' annoiati. Prendono un animaletto, una giostrina, un gatto di pelouche che non ricordano di aver usato; qualcuno si intenerisce per una ciambella tenuta in mano ancora in tenerissima età, qualcun'altro mette da parte una pallina di gomma per giocare forse nel muro della camera. Sentono che i giocattoli si allontanano, sentono che cadrà su di loro l'oblio, la dimenticanza e allora vogliono per un po' ancora giocarci. Così c'è chi raccoglie qualche oggetto, lo porta al mercatino dei bambini nella piazza della città e tenta di venderlo o di barattarlo per farlo circolare ancora. I bambini non solo espongono le loro giocolerie ma girano tra i piccoli mucchi per confrontare, frugare, curiosare scambiare secondo le mode e molto spesso regalare. Questa azione residua sui giocattoli possiamo confrontarla con l' atteggiamento dei bambini di un altro tempo e di un altra realtà economica, qui magistralmente evocata da Tonino Guerra: "Ai mucchi dei rifiuti nei cantoni Ma attenzione, le cose esposte non sono ammucchiate alla rinfusa, sono ripartite in mucchi, e questi ancora in altri raggruppamenti e come organizzati per serie, scansioni, comparti. Che buffo quest'expo! Che ipermercati della baratteria e come fanno gruppo e combriccola le forme della giocoleria. Certi supereroi di plastica stanno tutti in squadra e truci, i dinosauri sono branchi famelici, nel collegio le bamboline paffute e ciliegine stanno un po' appartate e indispettite, in assemblea e dimessi i libri più consunti e in équipe palline biglie e figurine. Dietro la bancarella gli espositori stanno ora seduti ed assisi, ora piegati a riassettare i comparti tentati da qualche allestimento innovativo. Il gioco del fare mucchi é tutto qui: radunar le cose per mostrarle, per farle incontrare, per fare in modo che dicano qualcosa dato che in loro c'è possibilità di romanzesco. A volte le lunghe file di banchetti stuoie, tappetini, mercanzie, carabattole, sedie, cassette espositive, creano un ambiente di gioco che sembra una discarica di macerie però abitato dalla buffoneria e da una surreale passione per gli oggetti. E' il vero mercatino delle pulci, con il bric-à-brac di oggetti strani, i rottami, le cartacce assurde, le chincaglierie da vera " Kafheria", come nei racconti di Boumill Hrabal o certe opere del collagista Jiri Kolar. Un personaggio di questi racconti lavora nel negozio della ditta Zimmer, guarda caso commercio all'ingrosso di giocattoli, cinque piani di bigiotterie e fru fru. Inciampando sovente sui mucchi, questo omino minuscolo blatera tiritere senza senso di nomi di giocattoli da falotici registri: "Il fante con il fucile, il soldato con la barca, il soldato con l'elmo; il fante che segna il passo, il generale con il mantello, il tamburo, il soldato disteso con il fucile, l'artigliere con il puliscicanna, il tenente in piedi con la carta geografica". E ancora elenchi di statuine del presepe, di animali al pascolo, di animali del circo, di animali della foresta, di macchine da lavoro, ecc... Kolar invece condivide come molti pittori moderni la smania di raggruzzolare ciarpame. Fu la visita al museo di Auschwitz, gigantesco ammasso di oggetti scampati al massacro, a spronarlo alle tecniche dell'assemblage. Nello spazio della sua alacre manifattura, come già Shwitters, si ammucchiano inviti, biglietti di treno, cedole, polizze di lotteria, annunci mortuari, cartoline di amici, pezzi di banconote, targhe, etichette, squarci di lettere. I mucchi partecipano dello spirito delle adunate e dei raduni. L'unità è costituita dalla quantità e dalla qualità, a loro volta risultato di determinate attività. Ammucchiare è attività molto antica e i mucchi di cose sono simboli potenti delle masse. " Definisco simboli di massa le unità collettive che non sono costituite da uomini e tuttavia vengono sentite come masse. Tali unità sono il grano, la foresta, la pioggia, il vento, la sabbia, il mare, il fuoco. Ciascuno di questi fenomeni contiene caratteristiche essenziali della massa. Pur non essendo costituite da uomini, esse ricordano la massa e stanno simbolicamente al suo posto nel mito, nel sogno, nel discorso e nel canto". Anche i giocattoli oggi prodotti, pubblicizzati, venduti e consumati che si ammucchiano in modo spropositato nelle case e ingombrano con la loro quantità, ci appaiono come emblemi di qualcosa d'altro. "Tutti i mucchi di cui l'uomo si interessa sono radunati insieme. L'unità dei mucchi costituita da frutta o da grani è il risultato di una determinata attività. Molte mani sono state impegnate nel raccolto e nella cernita. Simili attività sono collegate a stagioni ben determinate, e la loro importanza incide a tal punto che una antica ripartizione dell'anno si fondava appunto su di esse. Nelle feste gli uomini celebravano la gioia sui mucchi che hanno fatto sorgere e che ora mettono in mostra con orgoglio. Spesso le feste hanno questo scopo". Così almeno è per Elias Canetti in "Massa e potere". Anche i giocattoli diventano emblemi di massa, il mucchio nel nostro cestone ci indica una festa senza fine, una fame di oggetti-gioco finalmente debellata, con un accumulo che nessuno potrà fermare. Ammucchiare è un gioco che intriga. I bambini nel giardino della scuola materna hanno raccolto sassolini, foglie, fiori e radici di piccole piante. "Nelle sue remote pagine è scritto che gli animali si dividono in: (a) appartenenti all'Imperatore; (b) imbalsamati; (c) ammaestrati; (d) lattonzoli; (e) sirene; (f) favolosi; (g) cani randagi; (h) inclusi in questa classificazione; (i) che si agitano come pazzi; (j) innumerevoli; (k) disegnati con un pennello finissimo di pelo di cammello; (l) eccetera ..." Logiche implacabili e tuttavia allegramente vaghe sono applicate dai bambini su oggetti di diverso genere, qui il gioco è senza fine, ne proponiamo tre sui tappini, i fischietti e le punte di freccia. Nelle raccolte dei tappini a corona famosi ancora oggi per il gioco delle piste di ciclo tappo, le ripartizioni si fanno per i tappi con l'imbottitura interna di sughero o di plastica, per i tappi da birra americani, i tappi dell'acqua minerale, i tappini bombati, i tappi da raccolta e da collezione, i tappi soldatino, i tappini per fare stemmi da mettere sulle magliette, eccetera ... titolando con i sinonimi gli stessi oggetti rielaborati può nascere la ditta "Tappi a corona" che raggruppa un grande sole giocattolo, una ruota scultura, un mobile di calderianiana memoria, macchinine di scatole di fiammiferi svedesi con le ruote di tappini, strumentini a sonagliere, battole, collane, un subbuteo fatto in casa. Della congrega dei fischietti (fischetti di canna, cucchi di terracotta, semi forati, fischietti fatti con i cappucci di ghianda, fischietti per merli, fischiettini di sambuco, flauti a coulisse), c'è chi valorizza "la truppa dei 63" e cioè sessantatre fischietti di plastica acquistati in una svendita e sistemati su tre file e per giochi di colore, come un quadro di Klee o un assemblaggio di Arman. Spesso i giocattoli si costruiscono, altre volte è lo sguardo attivo e partecipe sulle cose che gioca, trasforma e trasfigura. Meriterebbe uno sguardo di questo genere la vetrina del negozio di caccia e pesca dove solitamente sono esposti i richiami per uccelli, terribili se pensati per il loro effettivo uso, meravigliosi quando sistemati nell'ipotetica "Orchesta Solidali Trilli". Tra le punte di frecce quelle raccolte in "schiere" da D.H. Thoreau nelle praterie americane, stupiscono per la potenza evocativa: "Le punte di freccia erano destinate a perdersi e sono disseminate ovunque come semi che tardano a germogliare. Come i denti di drago, una volta seminati producevano schiere di guerrieri, oggi le punte di freccia producono schiere di filosofi e di poeti. E sono semi che possono essere piantati di nuovo, sono frutti di pietra ciascuno dei quali mi fa germogliare un pensiero e mi fa sentire vicino al suo artefice più che se ne avessi trovato le ossa. Infatti le ossa non rivelerebbero l'intelligenza del proprietario come quest'opera delle sue ossa. Gioca a far mucchi di re Guimares Rosa in questa vera poesia, elenco di re leonini Assiro Babilonesi, ora spogliati della terribile volontà e rappresentati solo poeticamente. Ripescati dalla discarica della storia più remota, non per i cilindri d'oro e pietre preziose posti sulle reali chiome, non per le barbe intessute di fili d'oro, solo, solamente a causa dei loro nomi.
Non è per nulla che le parole hanno canto e piumaggio e che la parola "Apriti sesamo" faceva spalancare la porta della caverna cassaforte.
Tra una folla di volti e una ciurma di volti può nascere una narrazione nella logica della grammatica della fantasia di Gianni Rodari e così pure tra un gruzzolo di monete e un gruzzolo di figurine. Quando si parla di mucchi viene in mente Baudelaire e la poesia "Spleen", dove si trova secondo alcuni di noi una perfetta "antenna delle idee" o dei "ricordi". Spleen Ho più ricordi in me che se mille anni Nella vita normale i nomi propri generalmente servono per denotare un oggetto individuale e hanno altri significati, mentre le parole nominano in genere un significato universale. Nel regno di Hamphy Dumphy è vero il contrario. Per finire questo lungo racconto ecco a voi un mucchietto di uova, la catasta di Hamphy Dumphy sul muro come in "Attraverso lo Specchio" di Lewis Carroll. Vere uova con tanto di nome, gustosamente nonsensiche e irreverenti come tutti i personaggi di Alice nel Paese delle Meraviglie: oblio, obbligato, oboe, ornitorinco, orco, ostrega, omega, otturato, omologato, opinione, obladì obladà, otorinolaringoiatra, ossessione, onda, operatore, opporre, orata, orticaria, ospite, ocra, oceano, ombra ... Queste uova, una ontologia ossequiosa, sono state donate ai partecipanti il laboratorio a chiusura della "Festa di Non Compleanno", in un pomeriggio di cappellaio matti, con narrazioni, tè, giochi con bambini, per ricordare Lewis Carroll a cento anni dalla sua nascita. |