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Laboratorio n° 13
Vuoti a perdere?
Patrizia Canova
Silvio Boselli
Luciano Bosi
"&Credo di essere nel giusto cogliendo nel titolo del nostro laboratorio una provocazione: perché sprecare, buttare via gli oggetti che paiono inutili, quando invece potrebbero essere riutilizzati per qualcosa di bello e costruttivo? Penso che sia proprio questo il messaggio che i nostri conduttori hanno voluto trasmetterci durante le attività che ci hanno visti coinvolti in quei pochi giorni di fine agosto&" (Lucia)
"&.Mi sembra giusto spiegare un po' il significato del titolo del nostro laboratorio: "VUOTI A PERDERE?" Dovete sapere che il nostro lavoro si è basato fondamentalmente sul riciclaggio di rifiuti, che apparentemente potevano sembrare "morti", destinati alla discarica, insomma oggetti che avevano finito la loro storia (per questo VUOTI). Fortunatamente molti di questi sono stati indirizzati a una sorte migliore grazie alla nostra creatività. Infatti noi abbiamo cercato di scoprire nella cosiddetta "spazzatura del lab. 13" funzioni e capacità che, ovviamente, non erano venute in mente alle persone che l'avevano rifiutata." (Maria)
Tracce di percorso
Accoglienza: ci conosciamo& La luce delle candele accoglie i ragazzi che fuori dalla porta hanno lasciato, nel sacco nero della spazzatura, gli "oggetti rifiutati" portati da casa. Qualcosa che si lascia per qualcos'altro che non si sa&
Volti nuovi, tanti; voci diverse, in cerchio. Nomi nuovi e nuove coordinate per cominciare il viaggio.
Si torna alla luce.
I sacchi vengono svuotati. Davanti a noi prende forma una piccola discarica.
Una piccola miniera (in verità non troppo piccola!) di opportunità che ci accompagnerà lungo tutto il percorso.
L'oggetto rifiutato da uno, può diventare ricchezza per l'altro. Si tratta di guardare con occhi nuovi&. Così chiediamo a ognuno di salvare un oggetto che in qualche modo lo rappresenti e poi, attraverso l'oggetto, raccontiamo una storia.
"&Si poteva fare in due modi: o ci si immedesimava nel "rifiuto" parlando quindi in prima persona, o si raccontava dall'esterno la storia dell'oggetto che avevamo in mano" (Maria).
Le varie storie s'intrecciano non solo metaforicamente. Un gomitolo passa di mano in mano a formare una grande ragnatela. Danziamo sulla ragnatela. Saltiamo dentro la ragnatela. Giochiamo con la ragnatela e poi l'appendiamo al soffitto a formare una tenda.
Appese ai nodi attacchiamo le storie scritte e le tracce disegnate degli oggetti attraverso i quali ci siamo presentati.
Lo spazio dove ci muoviamo comincia a cambiare aspetto: da un lato la ragnatela sotto la quale ciascuno cammina alla ricerca dei segni lasciati dagli altri, dall'altro il videobox dove ciascuno può usare la videocamera per lasciare una traccia di sé, un messaggio agli altri&
E mentre ciascuno è impegnato in un'attività diversa, Patrizia si diverte a "rubare" qualche frammento di ogni partecipante. La revisione in televisione diventa un gioco di riconoscimento, di scoperta del "particolare celato": all'inizio non è facile riconoscere a chi appartiene quell'occhio, quella ciocca di capelli o quella suola di scarpa, ma è questo in fondo il bello: l'occhio della videocamera costringe tutti a guardarsi "meglio" e con molta attenzione, a cogliere di ognuno dei particolari che altrimenti passerebbero forse inosservati&
Rici/creando con& la carta
Tra i rifiuti della nostra "discarica", la carta è uno dei materiali su cui decidiamo di soffermarci.
Strappata lentamente, spiegazzata o accartocciata, dà luogo a un insolito concerto.
Chi l'ha detto che serve solo per scriverci?
Fatta a strisce e a pezzetti può diventare pioggia da lanciare e far ricadere, montagna in cui ci si può tuffare, tappeto che si può calpestare&
L'acqua da sempre porta la vita.
Lasciata a macerare una notte intera, la carta rinasce dapprima come poltiglia informe (che strana sensazione affondare le mani nel secchio&), poi con l'aiuto di un frullatore, un po' di colla e un setaccio assume le sembianze di un nuovo foglio di carta.
E ogni foglio è diverso dall'altro.
Una volta asciutti, si usano i fogli di carta per costruire tanti piccoli libri.
E ogni libro è diverso dall'altro.
E sui libri si disegna una narrazione a fumetti: "Tutto incominciò quando Edvige, la lattina, Lucilla, la lampada al neon e Alvaro, il bottone,
decisero di fuggire dal cestino della spazzatura dov'erano stati abbandonati. Dalla loro fuga nacque Alfredo che&"
"&.La storiella non aveva una fine& Dovevamo trovarla noi, prima a coppie, poi in gruppi di quattro e poi in gruppi di otto. Così sono venuti fuori tre finali diversi, simpaticissimi" (Maria)
E ancora con le strisce di carta si costruiscono maschere partendo da un semplice palloncino e un po' di vinavil. Colorare una maschera grezza diventa un piccolo rito. In coppia, ognuno con un colore, si dipinge in contemporanea. Senza alcun progetto di partenza. Il risultato finale è dato dall'intreccio spontaneo delle tracce di ciascun colore e dalle dinamiche della coppia.
D'altra parte la carta è un ottimo supporto per l'animazione video. Piegato, strappato, modellato o ritagliato, un foglio di giornale assume aspetti sorprendenti e - sotto l'occhio della macchina da presa - dà vita a un razzo che attraversa lo spazio, a un viso che cambia espressione, a una barca che naviga fra le onde&
E con la videocamera anche uno dei tre finali della storia a fumetti viene animato con la tecnica del disegno in fase (pennarelli e fogli di acetato).
Ma l'animazione non riguarda solo la carta, anche gli altri oggetti della "discarica" del lab. 13 ripresi in video, riacquistano "vita" e, magicamente, movimento.
Nascono così piccole danze di oggetti: i tappi che circondano e schiacciano una lattina o una pallina di pongo che si trasforma in continuazione diventando casa, macchina, strada&
"&Ma la cosa più bella è stata forse "creare" dei cartoni animati, perché ci ha permesso di sbizzarrire la nostra fantasia e di confrontarci con uno strumento nuovo, la videocamera, del quale abbiamo potuto apprezzare potenzialità a noi sconosciute" (Lucia)
"&Devo dire che l'esperienza di disegnare oggetti che poi nel video sembrava si muovessero è stata ancora più bella che fare cartoni animati con oggetti, pezzi di carta o pongo&" (Maria)
Rici/creando musica
"&Abbiamo passato la mattinata a costruire strumenti musicali con i rifiuti. Lo scopo era quello di trovare il lato sonoro delle cose che avevamo sotto gli occhi in quel momento (cioè&spazzatura!). Che ci crediate o no& Abbiamo scoperto che anche la spazzatura può produrre musica" (Maria)
Da questa ricerca nascono tanti strani strumenti a cui vengono dati anche buffi nomi: Penelope arpa double face; bonghi a percussione ditale; simonofono; tappofono a scuotimento; wanted: la catena fantasma& E tanti altri ancora.
E gli strumenti si suonano, si ascoltano, si contaminano fra loro.
Nulla è finalizzato a fornire strumenti di approccio o tantomeno conoscenza del mondo dei suoni organizzati (conosciuti anche come musica), bensì ha l'esclusiva funzione di utilizzare semplici gesti sonori ripetuti ordinatamente al solo scopo di sfruttare il ritmico pulsare collettivo per sentirsi e sentire il gruppo. Tutto questo perché il ritmo non è solo musica e nelle sue perpetue sequenze c'è Tempo e Spazio per ascoltare se stessi e gli altri&
Tra i materiali di recupero c'è anche un bidone da olio della Shell che attira l'attenzione di molti e diventa oggetto-stimolo per i partecipanti che si impegnano autonomamente nella ricerca di informazioni e significati riguardanti la parola Shell. "&Importantissimo è stato il lavoro svolto sul bidone di benzina della Shell. Infatti questo è stato il punto di partenza per una ricerca sulla suddetta multinazionale e, in seguito, per il lavoro presentato l'ultima sera agli altri laboratori. E' interessante notare come un semplice bidone, ormai vuoto e privo di alcun valore, abbia potuto diventare addirittura il simbolo di un gruppo di adolescenti. Io penso che basterebbe che ognuno di noi imparasse a valorizzare piuttosto che disprezzare ciò che lo circonda, che molti sprechi verrebbero evitati" (Lucia).
Ecco alcune informazioni raccolte durante la ricerca sui significati della parola
SHELL
- Rifiutata una piattaforma nel mare del Nord
- Svariati anni fa è naufragata provocando un disastro ecologico nei mari del nord
- Natura: seri danni a livello di impatto ambientale
- Benzina ufficiale della Ferrari
- SOCIETA': crea posti di lavoro
- È una multinazionale americana, cioè una delle 7 grandi del Mondo
NIGERIA
- Ha scatenato una guerra
- Ha un giro d'affari nella nazionale di calcio nigeriana
- Ha causato la morte di molte persone a causa di pozzi costruiti nel fiume Niger
- Ha costruito porti vicino a Londra
- Poiché si opponeva alla presenza occidentale della Shell, lo scrittore Sarowina è stato assassinato. A prender le sue parti è ora il premio nobel nigeriano Soynka.
CONCHIGLIA
- idea del sole nascente
- la conchiglia contiene un segreto
- dà un'idea di ascolto
- in Francia si chiama coquille St. Jacques
- Fa pensare all'eco del mare e alla sua immensità
- è materiale organico come il petrolio
- Nei paesi asiatici e africani si mangia il contenuto della conchiglia cruda con arachidi
- Nel medioevo era chiamata Capasanta ed era portata in segno di umiltà dai pellegrini
Così, dopo la ricerca sulla sua origine, il bidone viene reinventato a una funzione nuova: diventa il "Tamburo Totem" del gruppo. Con i colori lo si decora di graffiti e teg e lo si suona percuotendolo al centro e sul bordo.
Dai due suoni prodotti DUM e TENG si ricava una pulsazione di base ( DUM TENG DU-DU DUM TENG) su cui scandire le parole del rap che un gruppo di ragazzi scrive per raccontare appunto la storia del bidone: dalla sua vita come contenitore a quella come tamburo..
SHELL, I LISTEN TO YOU (*)
Sette sorelle
Sette spose per sette fratelli
Sette nani, sette le note
Sette vizi, sette virtù
Sette i re e i colli di Roma
Sette i colori dell'arcobaleno
Settanta volte settembre e i sette samurai
Sette sorelle son ricche e belle
Sette sorelle son ricche e belle&
SHELL I LISTEN TO YOU (4 volte)
La Nigeria è colonizzata dalla Shell che se n'è appropriata
La Shell si allarga e si espande e la Nigeria rimane in mutande
Un poeta s'è fatto avanti per fermare i neri pianti
Il poeta è stato ucciso, ma la Shell ha solo riso
Ucciso insieme a tanti perché si è fatto avanti
La Shell ha fatto un torto, ma il poeta ormai è morto
SHELL I LISTEN TO YOU (4 VOLTE)
L'Onu han chiamato&tu&tu è sempre occupato
La Shell non sa che fare e i rifiuti butta a mare
Le alghe e le conchiglie vere han perso il colore e ora son nere
I bianchi merluzzi sono neri come tutsi
L'innamorato pescatore ha perso il suo più grande amore
La conchiglia non sa che fare e nel petrolio deve spuntare
SHELL I LISTEN TO YOU (4 VOLTE)
La piattaforma è affondata e la "cornamusa" è schioppata
La petroliera è affondata e la marea è ormai inquinata
La conchiglia vuol dire ascolto, ma la Shell non ne fa molto
Perché hai scelto questo segno se non sai esserne degno?
Capa santa, capa santa per la strada ci si stanca
Ma se stai legata al collo nel cammino io non mollo
SHELL I LISTEN TO YOU ( 4 VOLTE)
Per raggiungere Santiago e tornare rinnovato
La Shell la benzina ha dato e la Ferrari ha trionfato&.Quando mai!!!
Se la benza devi fare alla Shell non ti fermare
Non ci resta che sperare che la Shell possa cambiare
Rispettando la natura, le persone e la misura
Non ci resta che ascoltare la dolce eco del mare.
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(*) in inglese Shall (si pronuncia shell) è ausiliare per la formazione del futuro semplice o volitivo, promissorio, minatorio: "Shell, I listen to you= Shell, Ti ascolterò
E arriva venerdì mattina: il tempo è volato ed è ora di fare bilanci e valutazioni, anche se la malinconia per la fine offusca un po' tutti. Si riempiono di post-it cinque cartelloni con diverse parole-chiave: cosa non mi è andato giù&Cosa cambierei&Le attività che ho preferito&Avrei voluto fare&Cosa porto via&
Non c'è spazio qui per riportare tutte le riflessioni interessanti emerse. Lasciamo allora l'ultima parola a Lucia e a Maria che, con le loro lettere, ci hanno fornito un importante contributo per la stesura di questo breve "diario di bordo"&
"&Voglio ringraziare tutti gli amici del nostro gruppo per la loro simpatia e il loro affetto" (Maria)
"Vorrei concludere dicendo che il convegno Cem è sempre nuovo, sempre speciale, ma forse non lo sarebbe senza le magnifiche persone che ogni anno collaborano alla sua realizzazione, dai conduttori ai partecipanti stessi.
I giovani (e i meno giovani) che si incontrano durante il convegno sono veramente unici. Grazie a tutti per la voglia di fare, per i bei momenti passati insieme e per l'insegnamento che avete dato e ricevuto. Ne porteremo sempre il ricordo&" (Lucia)
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