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Laboratorio n° 12
Tellemshashu& come una cintura variopinta!
Costruzione di un libro-fiaba animato
Carol Borghi
Alessandra Ferrario
Abitare il limite nell'esperienza del nostro laboratorio ha assunto il significato di toccare, guardare dentro il limite tra la vita e la morte.
La fiaba che abbiamo scelto come protagonista dei nostri giorni a Città di Castello ci ha accompagnato più volte a questo confine estremo e ce lo ha reso più familiare, più sfumato, quasi compagno.
Ed è questo il miracolo delle fiabe: non ti accorgi, ma resti imprigionato nei suoi misteri, ma proprio quando il dubbio, la paura e l'angoscia ti assalgono, scopri una via d'uscita e scopri anche che sei diverso e cambiato e affronti la vita più ricco e rinnovato.
"La morte e la vita non vanno considerati degli opposti, ma devono essere tenuti insieme come la destra e la sinistra dell'unico pensiero". (S. Schwarz Bart)
Abbiamo scavato dentro questa fiaba per scoprire le ricchezze e i valori della tradizione africana e proprio riportandoci al limite estremo dell'esperienza umana ci ha aiutato a dare più valore, carica alla nostra vita, spesso confusa e disorientata da troppi stimoli.
Proprio preparando questo laboratorio ci siamo accorte di quanto ne avevamo bisogno per rielaborare la morte dentro e fuori di noi e abbracciarla per dare un valore più profondo alla nostra vita. Così attraverso la saggezza africana, i suoi proverbi, scrittori e poeti abbiamo cercato l'essenza della nostra esperienza.
Abbiamo lavorato su una fiaba nigeriana Il flauto o Le pentole magiche, tratta da Fiabe Africane Oscar Mondadori.
Le pentole magiche (fiaba nigeriana)
In un villaggio africano vivevano Chukudi e la sua mamma. Chukudi era un bravo ragazzo e aiutava la mamma nei lavori nei campi; quando aveva un po' di tempo si metteva a suonare un flauto che suo padre gli aveva regalato prima di morire.
Successe che un giorno, per la fretta di rincasare perché stava arrivando un'improvvisa tempesta, Chukudi dimenticò il flauto nei campi di lavoro.
Attraversare la foresta di notte, durante la tempesta comportava grossi rischi, tra i quali anche quello di disturbare gli spiriti della terra. Nonostante la madre avesse cercato di dissuaderlo, Chukudi corse con coraggio a cercare il suo flauto. Lo trovò dietro al cespuglio, dove l'aveva lasciato.Bagnato fradicio, per prender fiato e farsi un po' di compagnia consolatoria, cominciò a suonare.
A quella melodia dolce e soave si svegliarono gli spiriti: incantati e sorpresi, si fecero spiegare da Chukudi cosa era successo. Per premiare la sua determinazione e la sua abilità nel suono gli donarono una pentola da riportare alla mamma. Così Chukudi ritornò a casa e aspettò il tramonto per aprire la pentola con la madre& D'incanto si ritrovarono in un bel palazzo con un giardino fiorito. Festeggiarono con il villaggio e condivisero la fortuna. Ma una zia che aveva un figlio di nome Obinna fu talmente invidiosa da costringere il figlio a rifare il percorso nella notte e farsi donare un'altra pentola per diventare ricca come la cognata.
Obinna, a mala voglia andò a suonare nella foresta per risvegliare gli spiriti.
Costoro si fecero spiegare la faccenda e donarono un'altra pentola, con il consiglio di lasciarla alla madre e correre dal cugino.
Obinna così fece. Quando la madre aprì la pentola una bufera avvolse la capanna e tutto improvvisamente si polverizzò.
Obinna raccontò tutto a Chukudi, la madre decise di adottarlo come figlio e crebbero felici e contenti fino alla fine dei loro giorni.
Inutili furono i tentativi di ritrovare l'altra madre. La sua cupidigia e bramosia l'avevano punita e da quella pentola uscirono terribili malattie e sventure che ancora popolano la terra& e per fortuna la donna riuscì a chiudere quella pentola, così che le malattie e disgrazie peggiori ancora rimangono lì, sul fondo della pentola magica!
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La fiaba, oltre a recuperare la circolarità Vita/Morte, tratta del rapporto con gli antenati e gli spiriti della terra. Gli antenati sono la spina dorsale delle società africane. Appartengono alla terra. Fonte di nutrimento e luogo di sepoltura, capace di contenere i contrapposti dell'esistenza: la vita e la morte, l'inizio e la fine.
Nella fiaba risorgono risvegliati dalla melodia del flauto.
"La musica è il cantastorie dell'anima, crea il contatto fra trascendente e immanente". (Pinkola Estes)
In questa fiaba la morte è presente all'inizio, come figura paterna che viene a mancare e alla fine, quando una madre avida e invidiosa viene incenerita. Vogliamo solo sottolineare che nella vita africana questa circolarità e presenza dei due aspetti è presente e vissuta come ritmo della vita stessa che ti consente di lasciar morire ciò che deve morire e vivere ciò che deve vivere.
La nostra fiaba segna il passaggio d'iniziazione dalla fanciullezza all'età adulta.
Lasciare che il "vecchio io" muoia e che nasca il "nuovo io" intuitivo.
Alla fine della fiaba, dopo l'iniziazione e l'attraversamento della foresta di Chukudi e Obinna, i cugini caratterizzati da atteggiamenti ambivalenti positivi e negativi, alla fine si ritrovano nella stessa famiglia. Questa ambivalenza positiva e negativa appartiene a ciascuno di noi, fa i conti con le parti buone e meno buone.
La parte buona e cattiva di noi viene riunita e superata; ciò che dentro e fuori di noi doveva morire muore, e ciò che deve vivere vive, cioè deve crearsi il giusto spazio e tempo per vivere in pienezza.
Per Obinna, sconfortato e deluso dal comportamento avido e spregiudicato della madre e indifferente alla sua sorte è tempo di ricominciare.
La natura istintuale ci dice (se sappiamo ascoltarla) quando è ora di dire basta.
Questo percorso è simbolicamente l'incenerimento di ciò che ci uccide dentro e la ricerca dei riferimenti o delle persone giuste che richiamino in vita la nostra natura selvaggia e la nostra anima.
Ecco perché questo finale - comunque un po' crudo perché una madre muore - è un lieto fine, e veramente Obinna ha ritrovato la possibilità di essere accolto e amato, condizioni indispensabili per crescere e "diventare grandi", uomini maturi.
La vita prende senso in questa prospettiva che tutto riunisce e ricompone.
"La vita molte volte dipende dal cuore dell'uomo: è minuscola se il cuore è piccolo; è immensa se il cuore è grande" (S. Schwarz-Bart).
La poesia del poeta senegalese Birago Diop esprime questa passione:
Quelli che sono morti non sono mai andati via
Essi sono qui in un'ombra condensati
I morti non sono sottoterra
essi sono nell'albero che stormisce,
nel bosco che geme
essi sono nell'acqua che corre.
essi sono nella capanna essi sono nella folla,
i morti non sono morti.
Quelli che sono morti non sono andati via,
essi sono nel cuore della donna,
essi sono nel bambino che vagisce
e nel tizzone che brucia.
I morti non sono sottoterra:
essi sono nel fuoco che muore,
essi sono nelle rocce che gemono,
essi sono nelle foreste, sono nella casa,
i morti non sono morti.
Il succedersi e l'alternarsi delle vicende umane, cariche di vita e di morte sono punteggiate dal tempo come legame, stretto e irrinunciabile che le rende entrambe vere e sacre.
"La donna che ha riso è la stessa che piangerà e per questo, dal modo in cui una donna è felice, si sa già che contegno avrà di fronte alla sorte avversa". (S. Schwarz Bart)
Abbiamo intercalato così, riflessioni e spunti profondi con la parte metodologica e pratica che ci ha coinvolto ed entusiasmato nel costruire un libro; il nostro libro per questa fiaba.
Il gruppo è stato sorprendentemente attivo e creativo nel cercare di tradurre - con la carta e tutti i materiali più strani che abbiamo trovato - le scene centrali della fiaba, nel caratterizzare i protagonisti e nel farli muovere tra le pagine, nel creare sorprese e suspense nell'apertura delle pagine ricche di particolari e di animazioni.
Riportiamo una tecnica di animazione utilizzata per le pagine del libro, per chi volesse giocare con la carta e provare a creare un effetto tridimensionale o per ricordare ai convegnisti tutti i passaggi ed applicare la tecnica in altri libri o racconti inventati.
Attraversò le foreste& (questo passaggio si ripete nella fiaba 5 volte)
Vi suggeriamo questa tecnica di animazione, di grande effetto tridimensionale.
Nello schema qui riportato ci sono tre piani dello stesso bosco o foresta, che sia. Hanno la stessa dimensione, ma ogni piano ha un elemento dominante, centrale o laterale.
- Si ritaglia o si punteggia la parte centrale più scura (il cielo). Sovrapponendoli fra loro otteniamo una foresta ricca e intricata.
- Lo sfondo, cioè il cielo verrà dipinto direttamente sulla pagina del libro.
- I tre strati della foresta, dopo essere stati dipinti e completati, vengono uniti tra loro con delle linguette di carta.
Prepariamo 12 linguette di carta della stessa dimensione, ad esempio di 10 cm, pieghiamole a metà e pieghiamo anche gli ultimi 2 cm che serviranno per mettere la colla al punto a,b,c,d, di ogni strato, come nello schema:
inserire schema
colla colla
- Sul retro di ciascuno strato, al punto a,b,c,d mettere la colla e appoggiare le linguette.
inserire schema Pagina del libro
(cielo)
- Quando saranno tutte incollate, comprese le linguette che si incolleranno alla pagina del libro, potremo aprire e chiudere la foresta "a soffietto" creando prospettiva e profondità e "lasciando passare i protagonisti che la attraverseranno più volte".
- Questa pagina verrà utilizzata più volte, muovendo prima Chukudi, poi Obinna sia all'andata che al ritorno alla ricerca del flauto perduto.
Inserire allegato alla tecnica di animazione
Abbiamo fatto un gioco, l'ultima mattina, seduti per terra in cerchio, lanciandoci un gomitolo di spago e comunicando al gruppo una frase, un pensiero o una considerazione conclusiva. In questo modo si è formata una stella, all'interno del cerchio e ognuno ne aveva una punta stretta tra le mani.
I pensieri emersi sono stati molto spontanei e immediati, carichi di disponibilità e sorpresa nell'essersi trovati, così diversi e vicini a trascorrere questa esperienza. Intimamente complici di una pagina da costruire e da condividere. Qualcuno desiderava qualche momento di gioco in più, o di riflessione, narrazione o tecniche di piegature da riproporre a scuola.
Non abbiamo riportato le frasi dette, perché avevamo letteralmente "le mani legate", in questo gioco, con lo spago: riportiamo in generale le emozioni e le energie trasmesse.
Per concludere, accenniamo ad un aspetto fragile di questo laboratorio.
L'entusiasmo e le energie che sono scaturite nella costruzione del libro& hanno superato un po' i limiti, nel senso di aver sfondato un po' i tempi e accorciato notevolmente il momento della riflessione e della conclusione, cioè la possibilità d'interiorizzare e trasmettere al gruppo quei valori o stimoli o immagini che questa fiaba e cultura hanno provocato in noi e ci ha fatto riflettere sul tema del convegno.
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