L'arrivo in Cina
Lettera di p.Rastelli al Fondatore

 

Sono arrivato a Shanghai il 9 aprile a mezzogiorno. A Singapore ho visitato la cattedrale tenuta dai missionari di Parigi. L ammirai i primi veri tipi del missionario, e potei fare la Confessione e Comunione Pasquale come ogni buon cristiano. Fui accolto benissimo. Singapore un vero giardino, tanti fiori, laghetti, boschetti. Anche ad Hong Kong potei passare un giorno e una notte alla procura. I missionari di Milano non mi potevano trattare con pi cordialità. Anche l ammirai una grande santità. loro che tanto mi amano preghino il Signore che mi conceda quelle virtù s grandi che ammirai in questi campioni divorati dallo zelo per la gloria di Dio, per la salvezza delle anime e per la loro perfezione. E' qui pi che altrove, necessaria una grande santità, per far fortuna di anime. Si parlò con questi missionari a lungo del nostro seminario, del loro, e provarono una vera gioia in sentire che aveva anche il nostro come il loro, il solo scopo delle missioni. Hanno una magnifica chiesa di stile puramente gotico. E' un vero grandioso monumento innalzato da mons.Raimondi 10 anni fa alla SS.Vergine. Devo dirle che lungo il mio viaggio ho trovato che ad ogni passo cresce la santa vocazione. Ogni ostacolo, ogni pi piccola cosa la suscita; ma che, d'altra parte, approssimandosi a questi grandi campioni dello zelo, della perfezione si prova una vergogna grandissima in sentirsi chiamare padre, missionario.

Devo dirLe, che sempre pi cresce l'affetto nostro per la congregazione. Che ci consola, c'incoraggia in ogni circostanza, specialmente quando si riconosce la propria vita, il sapere che tante anime pregano per il nostro maggior bene, tanto che spesso ho detto tra me e me: un giorno spero di poter esser come loro virtuoso e zelante. E pensando al sempre caro album che gi molte volte lessi e meditai spingo anche pi avanti le mie speranze. Massime sentendo che sempre viva qua e l la pesecuzione in Cina, pensa che potrebbe spuntare anche per me qualche peregrino, ma non sprezzato virgulto.

Ora sono presso la procura dei Lazzaristi e domani tutti insieme partiremo per Tien-Tsin. Inutile che le dica che i Lazzaristi li trovai sante persone, umilissimi. Si figuri, uno visitatore di tutte le missioni cinesi, vecchio venerando per età, meriti e santità; un altro parimenti venerando e fondatore d'una fiorente istituzione cinese e, ciononostante, in questi passati giorni il posto d'onore era il mio e quello del mio compagno Odoardo. Leggendo un loro libro trovai che s.Vincenzo loro vivamente raccomandò di ritrovare il disprezzo per sé, ma cercarlo anche per la loro congregazione. Fui da questi buoni padri accompagnato a far visita al p.Rossi italiano, gesuita, da 30 anni in Cina. Egli mi fece compagnia quel giorno e il giorno seguente. S'immagini quante belle cose sulle superstizioni cinesi, sull'impero tirannico, ma vero e palpabile che qui esercita il demonio; e mano a mano me lo faceva toccar con mano girando la città. Poi mi condusse al cimitero dei Gesuiti. Uno martire, l'altro affogato, l'altro morto di stenti, l'altro di malattia maligna, l'altro di vecchiaia dopo aver convertito tanti, fatte altre opere buone, virtuose. Chi di costì non appunterebbe i suoi desideri?

Manini ha fatto un buon viaggio: contentissimo. Oggi ci siamo vestiti alla cinese e siamo contentissimi, non per aver lasciato gli abiti sacerdotali, ma per aver fatto una prima trasformazione. Oh se potessimo trasformarci anche nell'interno come lo sono questi venerandi campioni! Speriamo. Avremmo voluto, nella contentezza per essere entrati nella Cina, ringraziarLa con un telegramma, ma costava 5 lire ogni parola.

Di nuovo pregando Lei e anche D. Orsmida di ricordarsi di ottenerci quella grazia, salutandoli unitamente ai nostri cari fratelli di costi ed a quelli che pregano per noi, ci pregiamo dirci

Caio Rastelli, Odoardo Manini

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