Verso il 2000: a voci dispari

 

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PRIMA VOCE: Karol Wojtyla, Papa, nel documento "Allavvicinarsi del Terzo Millennio": "Il Giubileo è un tempo particolare di grazia, una gioia per la remissione delle colpe, la gioia della conversione. La Chiesa si faccia carico con più viva consapevolezza del peccato dei suoi figli, sempre più bisognosa di purificazione. Tutto dovrà mirare allobiettivo primario del Giubileo, che è il rinvigorimento della fede e della testimonianza. È necessario suscitare in ogni fedele un vero anelito alla santità, un desiderio forte di conversione di rinnovamento personale, in un clima di sempre più intensa preghiera e di solidale accoglienza del prossimo, specialmente quello più bisognoso. I credenti sono chiamati a riscoprire la virtù teologale della speranza; il cui atteggiamento, da una parte spinge il cristiano a non perdere di vista la meta finale che dà senso e valore allintera sua esistenza, e dallaltra gli offre motivazioni solide e profonde per limpegno quotidiano nella trasformazione della realtà, per renderla conforme al progetto di Dio. In questa prospettiva come non sottolineare lopzione preferenziale della Chiesa per i poveri e gli emarginati. I cristiani dovranno farsi voce di tutti i poveri del mondo. La Chiesa mira a continuare, sotto la guida dello Spirito, lopera stessa di Cristo, che è venuto nel mondo a rendere testimonianza alla verità, a salvare e non a condannare, a servire e non ad essere servito".

SECONDA VOCE: Sandro Maggiolini, vescovo di Como, in un suo commento allultima Assemblea dei Vescovi dItalia sul problema dellimmigrazione: "Stiamo attenti, questa non è più linvasione con la scimitarra. Qui ci occuperanno facendo più bambini e diffondendo lintolleranza religiosa. Non cè un diritto allinvasione, e le forze politiche, i poteri dello Stato devono farsi valere per compiere una cernita seria delle persone in arrivo. Non è solo questione di inserirli nel lavoro e di procurare abitazioni; il problema è culturale. Basta con questi gargarismi sul dialogo, che partono dal niente. È giusto accogliere tutti con rispetto; però gli europei debbono riacquistare la dignità della propria cultura. Dobbiamo ricevere gli altri con la nostra fisionomia cristiana. Siamo o no consapevoli delle nostre tradizioni culturali, del nostro Rinascimento, del Medioevo, del passato greco e romano?".

VOCE FUORI DAL CORO: che il Papa facesse "gargarismi sul dialogo" è unimmagine pittoresca, degna della fantasia di Maggiolini. Ma quello che sorprende, in un autorevole intervento di un pastore danime qualè un vescovo che si pronuncia su le culture, è il fatto che nella compagnia di Raffaello, Ermengarda, Giulio Cesare e Platone, non abbia trovato posto Gesù Cristo e il suo Vangelo, di cui invece parla continuamente Papa Wojtyla. E poi, data lopportunità dellelenco delle gloriose tradizioni culturali di noi Europei, perché non menzionare anche le imprese delle Crociate, della conquista delle Americhe e della Sacra Inquisizione?

Gennaio 1999