Centro giovanile di Kamenge, luogo di pace
Dal Burundi, devastato dall'odio

 

Padre Claudio Marano, pronto per un safariBurundi, un paese abbandonato della Zona dei Grandi Laghi in Africa. Era abitato da 5.000.000 d'abitanti in un territorio grande, pi o meno come il Piemonte. Ora da cinque anni in guerra civile. Neanche i continui massacri richiamano ormai l'attenzione. Solo, ogni tanto, parlando della guerra del vicino Congo, si accennano ad alcuni dati ONU e di Agenzie Internazionali. In cinque anni di guerra civile e due di embargo economico si sono avuti 200.000 uccisioni; due milioni e mezzo di persone sono dovute scappare, il 40% del territorio nazionale bruciato e raso al suolo, 50% della popolazione vive in situazione disperata e sotto-alimentata.
Diciassette sono i Saveriani che ancora lavorano in questo paese. Vi voglio parlare del Centro Giovanile Kamenge, uno dei progetti-speranza del paese, voluti dal vescovo di Bujumbura, mons.Simon Ntamwana, ora presidente della Conferenza Episcopale Burundese. E' stato ideato nel '90, e situato alla periferia nord della capitale, in mezzo a quattro quartieri popolari, abitati da tutsi, hutu e stranieri, dove la guerra fa strage ogni giorno. Un luogo dove giovani dei quartieri potessero trovarsi, giocare, studiare, leggere, imparare qualche mestiere, divertirsi, pregare, parlare, nonostante le divisioni di etnia, di paese, di religione. Sono 11 mila gli iscritti, giovani dai 14 ai 30 anni, giovani che hanno scelto di vivere insieme nei momenti liberi della scuola, del lavoro o durante le loro giornate vuote. Insieme perch si rispettano, perch sognano di diventare dei testimoni, dei profeti di un Burundi nuovo, senza n odi n armi, pi fraterno e pi umano. Questo lo scopo del Centro. Questi giovani, tornando nei loro quartieri, nelle loro scuole o ambienti di lavoro, nelle loro famiglie, stanno diventando dei promotori di pace e fraternitÓ, mettendo in crisi tutti.
Ecco allora che l'amministrazione, le associazioni dei quartieri, si sono legate al centro per trasformare i quartieri nord, ora divisi dall'odio, per ricreare situazioni di normalitÓ, di pace e rispetto verso tutti. Insieme si fanno progetti, si parla, si organizza la ricostruzione, si interviene nel sanitario, ci si incontra a dibattere, a pregare, semplicemente a fare un torneo di calcio o di basket, o una corsa maratona, sognando i giorni in cui si potr nuovamente frequentarsi e vivere, perch il paese sar tornato alla normalitÓ.

p.Claudio Marano

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