UN PO' DI FANGO NON GUASTA
La festa del Natale : "Di terra siamo fatti"

 

Nel Campo Nomadi è nato un bimbo. Si fa festa per il suo battesimo. Nei campi nomadi come nelle periferie delle città dal Terzo Mondo spesso i bambini giocano tra pozzanghere d'acqua, e non temono di sporcarsi con la terra.
La società occidentale insegna ai nostri bambini di stare sempre puliti, perché detesta lo sporco della terra. Il bambino sano, esemplare, perfetto è quello che vive con la paura dei grandi: la psicosi dell'igiene che vede la terra solo coma una realtà immonda, pericolosa da toccare.
La Parola di Dio ci ricorda una verità molto semplice, ormai quasi dimenticata, se non addirittura rimossa: siamo impastati fin dalla nostra origine di terra. E' questa una condizione che non possiamo evitare, ma cercare di accoglierla dentro questo nostro tempo.
Recita la Bibbia: "Se togli loro il tuo Spirito, subito periscono e tornano polvere" salmo 104; "Tutti vanno allo stesso luogo. Tutti vengono dalla polvere" Qoelet 3,20; "Allora il vasaio prese altra creta e fece un nuovo vaso a suo piacere" Geremia 18,4.
La liturgia dell'Avvento che ci porta al Natale, altro non è che la preparazione dell'incontro tra cielo e terra: Dio che attraverso l'umiltà gioiosa di Maria si "sporca" di fango. I testimoni che preparano e accolgono questo evento glorioso sono proprio coloro che non esitano a sporcarsi di polvere e di terra pur di dare qualcosa di se stessi.
Maria, ragazza di Nazareth, si mette subito in viaggio attraverso le montagne per raggiungere la cugina Elisabetta. Giovanni Battista, il precursore di Gesù, è proprio colui che per scelta vive immerso nella sabbia e nella polvere del deserto.
I pastori, come i Re Magi, pur essendo così diversi tra loro, si trovano accomunati nella medesima fatica di dover continuamente camminare seguendo strade e sentieri sconosciuti ai più, spesso infangati dalle piogge o dall'umidità delle notti. E' proprio per questo loro modo di fare e per il loro stile di vita che i loro abiti, anche se laceri e sporchi di terra e di fango agli occhi di Dio diventano come manti sacri degni di presiedere la liturgia della Notte Santa, che inaugura la venuta del suo Regno in mezzo agli uomini.
Potrà una società che ha paura della terra, perché la considera sporca, capire ed accogliere la festa del Natale nella sua genuinità ed umiltà? Saprà la Chiesa celebrare la Natività come Mistero: l'incontro tra il cielo e la terra, in questa complicità tra Dio e l'umanità, se come il sacerdote Zaccaria si accontenta di frequentare e vivere solo gli spazi del tempio di pietra, ma lontana dagli imprevisti della strada?
Come allora, anche oggi per molti di noi c'è il rischio di trovarci muti di fronte al suono dello Spirito che soffia e fa sentire la sua voce fuori le nostre mura, oltre i nostri steccati, i nostri interessi, le nostre paure.
Se dalla terra provengono le malattie, lo Spirito della Natività ci ricorda che da essa anche oggi nasce e si sviluppa la vita, come dal gioco festoso e danzante di milioni di bambini tra una pozzanghera e l'altra.

Dal Campo Nomadi di Coltano, Pisa
p.Agostino Rota Martir, saveriano

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