La missione in Sierra Leone
ha ancora un futuro?

 

Vi scrivo da Lungi, dalla nostra casa da dove si può vedere Freetown ancora tormentata da bande di ribelli. I dieci giorni di terrore passati insieme alle sei suore di Madre Teresa, a fr.Guri e ad un gruppo di indiani, ancora in mano ai ribelli, continuano ad occupare la mia mente e a farmi pregare Dio che continui a proteggere chi ancora vive nel terrore della prigionia. Così mi parlava Guri mentre stavamo distesi fianco a fianco per prendere il sonno che non veniva: "Se proprio capitasse il peggio, quel che più mi tormenta pensare alla sofferenza dei miei. Non che io attenda la morte. Voglio vivere, ma mi sento tranquillo e pronto. Solo mi tormenta il pensiero dei miei".

Spero che Dio continui ad operare il miracolo compiuto per noi. Per una delle suore, una delle ultime arrivate, ha avuto un altro piano e ieri l'abbiamo sepolta ravvolta in un telo di plastica. Quante volte ho recitato il salmo 90, che ci mette sotto le ali di Dio. La nostra impotenza ad escogitare o almeno ad illuderci di poter fare qualche piano, di poter immaginare come potrebbero essersi sviluppati gli avvenimenti ci accompagnava continuamente.

Ieri ho assistito ad una scena di esodo biblico. Da dove si può vedere la doppia strada in salita che entra in Freetown, fin dove arrivava l'occhio, si vedeva una marea di teste che premeva per entrare in città, gente che fuggiva dalla furia dei ribelli. Non si può evitare di fare con angoscia delle considerazioni su quel che potrà essere il futuro della nostra gente, specialmente dei più giovani.

Non penso tanto alla ricostruzione materiale alla quale potrà partecipare il resto del mondo, ma piuttosto alla ripresa morale, al fare ritornare alla consapevolezza di distinguere il bene dal male; giovani che hanno rotto impunemente e senza nessun freno, e direi con gusto satanico, tutte le leggi morali. Il bambino vivo buttato nel fuoco della casa in fiamme, la gioia di vedere soffrire nel terrore chi era minacciato di morte, la sbarra di ferro che ha fracassato la testa di un inerme, la voglia satanica di bruciare tutto e tutti. Queste efferatezze ed altre, tutte partecipate e commesse anche da bambini che la corruzione aveva cambiati in veri piccoli demoni, renderà ben difficile il loro recupero e inserimento nella società. Me ne sono accorto in questi giorni, quando di tanto in tanto riconoscevo riarmato qualche ragazzo ex-combattente, qualche ragazzo ex-ribelle di quelli che avevo salvato dalle mani dei militari o dalla polizia criminale e mi domandavo come sarà mai possibile il loro recupero. E' una nazione che ha perso i suoi figli. Quel che mi sconcerta che non si continui a cercare il dialogo, non il dialogo diplomatico, ma il dialogo per il dialogo tra padri e figli, perchè questa la situazione di questa piccola nazione, dove tutti sembrano legati da qualche vincolo di parentela, un dialogo che prima o poi porter a qualche apertura.

p.Giuseppe Berton

 

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