CONSUMARE MEGLIO, PER CAMBIARE IL MONDO
Solidarietà? Sì, grazie!
di p.Ettore Fasolini
Vanno rapidamente assottigliandosi i giorni che ci separano dal fatidico Terzo Millennio; una scadenza che con il tempo ha assunto un forte valore simbolico, un passaggio epocale che invita a fare bilanci, ma che soprattutto stimola a proporre nuovi progetti per i giorni futuri. Tra le molte "sfide" che l'uomo e la società del 2000 si trovano a dover fronteggiare, alcune interpellano in modo particolare la comunità dei cristiani, invitati a presentare e a vivere in modo efficace l'annuncio evangelico all'uomo contemporaneo.
Papa Giovanni Paolo II, nei suoi frequenti messaggi, spinge i discepoli di Cristo a riflettere che è "nel rispetto dei diritti umani il segreto della pace vera". La pace inizia là dove termina l'egoismo, la sopraffazione, ogni risentimento e odio, ogni ambizione di potere. E' là dove si pone termine allo sfruttamento e si difende la vita e i diritti dei singoli e dei popoli. La pace ci interpella a convertire il cuore; a lottare senza paura contro tutto ciò che vi si oppone; a prendere la difesa dei poveri e di coloro che vivono senza il riconoscimento dei loro diritti fondamentali; ad essere operatori di pace nell'ambiente in cui viviamo.
Nella sua recente visita in Messico il Papa è tornato più volte sul tema della globalizzazione, ed ha insistito sul concetto della "globalizzazione della solidarietà", sui "peccati sociali che gridano al cielo", riaffermando la necessità di promuovere i diritti umani. Questo è per Papa Wojtyla il vero Giubileo: aprire le porte a Cristo, abbattere i muri, ricapitolare la Storia e rilanciare la Speranza, perchè la Storia ha un senso solo grazie a Gesù Cristo.
BANANE E CAFFE'
Le donne africane e dell'America Latina sudano le loro dure giornate "trattando" banane, caffè e canna da zucchero. Bisogna vederle all'opera, osservarle mentre rinnovano la millenaria tradizione del piegarsi in due sul frutto della terra per coltivarlo, imballarlo e poi perderlo di vista. E' qui dove si fa evidente la frattura tra lavoratrice e il frutto del lavoro, due destini che saltano agli occhi nelle immense piantagioni organizzate dalle multinazionali: il frutto del lavoro raggiunge mercati lontani finendo nelle mani di consumatori ignari, o tranquilli a fingersi tali: guadagni incalcolabili che finiscono in molte tasche, mentre la paga giornaliera di chi ha lavorato è da sempre a livelli bassissimi.
Ma come è possibile oggi diffondere valori alternativi al primato del profitto? Riflettiamo un attimo su questa semplice affermazione: "Se vuoi cambiare il mondo, comincia da un caffè". Pensiamo alla nostra irrinunciabile tazzina del pomeriggio: tè o caffè; agli armadi forniti di maglioni di alpaca o di cashmire. Forse non ci siamo mai chiesti quanta strada hanno fatto questi prodotti prima di raggiungere le nostre case,la nostra vita quotidiana. Entriamo in un negozio e compriamo quello che ci serve: buona qualità, vestiti alla moda, merce sana e a buon prezzo. Questi sono i criteri che normalmente ci guidano nelle nostre compere.
Per un cristiano consapevole, anche una banalissima azione quotidiana come sorbire una tazzina di caffè o fare la spesa può essere trasformata in un gesto di "globalizzazione della solidarietà", per usare l'espressione del Papa. Si può per esempio preferire un prodotto sapendo che non è il risultato di un indiscriminato sfruttamento dell'uomo e della natura, oppure avendo la garanzia che il prezzo per acquistarlo vada effettivamente a beneficiare chi l'ha prodotto, e non solo chi lo ha fatto arrivare sul mercato. A questa richiesta di un commercio più giusto e di un consumo più critico e consapevole cercano di rispondere le mille e più "Botteghe del Terzo Mondo" che, grazie a Dio, vanno oggi moltiplicandosi nelle nostre città, gestite per lo più da volontari che credono a questa coscienza nuova di rispetto della persona che lavora, dell'ambiente e degli stili di vita. Ognuno di noi può far parte di questa categoria d'una concreta e quotidiana solidarietà che vuole ricongiungere nel modo più diretto i produttori ai consumatori.
ROBE DELL'ALTRO MONDO
Le Botteghe del Terzo Mondo e il CTM (Cooperative Terzo Mondo) favoriscono la vendita di prodotti provenienti da Cooperative di produttori del Sud del Mondo, garantendo un prezzo giusto per i loro prodotti, evitando il costoso tramite dell'intermediazione. I principali prodotti del Commercio Equo sono il caffè, il tè, lo zucchero, il miele, le banane. I prodotti offerti costituiscono una gamma che che continua ad allargarsi; perfino prodotti da sempre gelosamente proposti da grandi multinazionali sono ormai nel campo d'azione degli operatori equosolidali, come l'iniziativa avviata recentemente sulla "banana equa" o i palloni da calcio.
Il problema è mettere in piedi strutture efficaci di controllo. Il Terzo Mondo è anche in Italia, nei piccoli laboratori clandestini dove migliaia di cinesi fabbricano borse lavorando 18 ore al giorno, bambini compresi, maneggiando collanti tossici, senza stipendio per i primi due anni, perchè devono pagare il viaggio alla mafia cinese. E qui la responsabilità anche dei consumatori: comprare alle bancarelle le borse a basso costo significa sostenere imprese che inquinano selvaggiamente, non pagano le tasse e sfruttano i lavoratori.
E' per questo che tranquillamente noi propagandiamo le iniziative delle "Botteghe del Terzo Mondo", come quelle portate avanti dalle organizzazioni legate al "CTM". Il Commercio Equo e Solidale sembra oggi aver vinto la battaglia della sua lunga marcia per il diritto all'esistenza e alla visibilità. Perfino Renato Ruggero, fino a ieri Direttore dell'Organizzazione Mondiale del Commercio, in un'audizione al Parlamento Europeo si è soffermato per incoraggiare queste iniziative. La stessa Commissione Europea sembra orientata a porre la sua attenzione su queste piccole imprese e a trattarle con rispetto.
Tuttavia l'elemento fondamentale dello sviluppo del Commercio Equo e Solidale, e quindi del destino di intere popolazioni del Sud del Mondo, dipende dalla crescita di consapevolezza di noi cittadini dei Paesi più sviluppati che, con la modifica di un nostro semplice gesto quotidiano, di quelli fatti spesso per abitudine, possiamo contribuire ad una grande causa e ad incrinare quella perversa logica economica, fondata sullo scambio ineguale che condanna al sottosviluppo i due terzi dell'umanità. Non dimentichiamo che ogni nostro piccolo acquisto di prodotti del Commercio Equo e Solidale serve per ridurre le ingiustizie del sistema di commercio internazionale esistente, e permette condizioni di vita più dignitose per i produttori del Sud del Mondo, dando loro un ruolo attivo nel commercio internazionale ed evitando di subire prezzi e condizioni iniqui imposti loro dai Paesi del Nord.
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