RELIGIONI E VIOLENZA:
CHIEDERE PERDONO E POI?
MARCELO BARROS
Uno dei momenti forti dellimminente Giubileo sarà la richiesta di perdono che il papa, a nome dei cristiani, rivolgerà a Dio per le colpe di duemila anni di storia. Il riconoscimento e la confessione del peccato sono, nella prassi della chiesa, condizione per ottenere il perdono e anche occasione di un nuovo inizio. È titolo di merito di Giovanni Paolo II lostinata insistenza con cui, superando resistenze e perplessità di alcuni porporati e teologi, ha voluto che questo gesto così significativo non scomparisse dallagenda delle celebrazioni.
Cè un prezioso libricino che, anche se frutto di una finzione letteraria, sarebbe bene avere davanti agli occhi. Cito un breve passaggio: "Mi sembra che vi sia una significativa differenza tra il nostro Dio e il Dio venerato dai popoli dellEuropa: benché il nostro Dio sia un Dio della vendetta e nella nostra legge abbondino le minacce di morte per le più piccole colpe, tuttavia si racconta nella Gemara che era sufficiente che il Sinedrio pronunciasse una sola condanna a morte in settantanni perché si potesse gridare ai giudici Assassini!. Il Dio dei popoli europei, invece, viene chiamato Dio damore e ha comandato di amare ogni essere creato a sua immagine: ma nel suo nome veniamo assassinati senza pietà, da duemila anni"1.
Cè davvero di che nascondersi e di che chiedere perdono a Dio e alle vittime di questa nostra storia. Non è di sollievo il fatto che guerre sante, inquisizioni, roghi, violenze e intolleranze siano fenomeni presenti anche in altre tradizioni religiose.
IL VIRUS DELLA VIOLENZA NELLE RELIGIONI
Questanno si sono commemorati in Francia i 400 anni dallEditto di Nantes (1598). Dopo una guerra di quasi quarantanni tra cattolici e protestanti, che aveva avuto il suo apice nella famosa notte di s. Bartolomeo quando i cattolici uccisero oltre 70 mila persone, protestanti o supposti tali. Era un tempo in cui la fedeltà alla propria fede aveva la sua verifica nella lotta contro chi professava la fede in maniera diversa. Nella società la religione legittimava il potere politico. Si confondevano gli interessi dei sovrani con quelli che si ritenevano essere gli interessi di Dio. Se nel 1598 fu firmato lEditto di Nantes fu più per ragioni di carattere politico che religioso.
Nella storia del mondo, le religioni sono state spesso specialiste in arroganza, intolleranza e repressione. Nessuna delle grandi religioni è stata totalmente estranea a un certo spirito guerriero, provocato dalla malattia del dogmatismo e della pretesa di imposizione a tutti.
Per quanto il buddhismo sia stato, per dirla con Ricoeur, "lunica delle grandi religioni che non abbia provocato guerre", possiamo dire che, nella misura in cui esso divenne religione di stato, i templi buddisti divennero, in molti casi, almeno complici delle persecuzioni commesse dal potere. Oggi la Birmania è lultimo paese in cui il buddhismo è considerato religione ufficiale ed è un paese governato da una feroce dittatura militare.
Precetto base del buddhismo è: "Cosciente che la distruzione della vita causa molta infelicità, sono deciso a non uccidere": sono molti i gruppi buddisti che lassumono con radicalità, applicandolo ad ogni firma di vita animale. E tuttavia, il buddismo non ha sfuggito alla malasorte di avere al suo interno sette che, con uno strano e esplosivo sincretismo di buddhismo, scintoismo e spirito nazionalista giapponese, pretendono di castigare lumanità con attentati a Tokio e altrove.
Il virus dellintolleranza e della violenza, nonostante lesempio e linsegnamento contrario di Gesù, è entrato presto nella vita delle chiese, dopo che il cristianesimo venne riconosciuto come religione di stato. Si pensi agli accenti di violenza della predicazione anti-ebraica di alcuni Padri della chiesa orientale, quali Gregorio di Nissa e di Giovanni Crisostomo, su cui si innesterà il multisecolare antisemitismo dellEuropa orientale. O si guardi al sorgere delle crociate e dellinquisizione in ambito cattolico nei primi secoli del secondo millennio. Le chiese della Riforma non furono da meno con i roghi della Ginevra calvinista e la violenta persecuzione di Lutero contro gli anabattisti.
Lucette Valensin scrive che gli ebrei del Marocco continuano ancor oggi a festeggiare, nella festa di Purim, la sconfitta dei portoghesi a Alcáser Kebir (1580), perché sanno che se lesercito portoghese avesse vinto, gli ebrei sarebbero stati massacrati. I cristiani europei erano più violenti e meno tolleranti degli arabi.
Lo spirito di crociata continua nel mondo attuale e provoca ancora molte tragedie. Ali Agca, il giovane turco che attentò alla vita del papa nel 1981, dichiarò: "Avevo deciso di uccidere Giovanni Paolo II, supremo comandante dei crociati". Amin Maalouf, riportando questa dichiarazione, osserva che "spesso è sorprendente verificare come latteggiamento di molti musulmani rispetto allOccidente sia influenzato, ancor oggi, da avvenimenti conclusi sette secoli fa".
Per quanto riguarda lislam, grazie a Dio, lIran sembra aver superato il clima di guerra santa che laveva caratterizzato. Il 13 dicembre 1983, layatollah Komeini in un discorso a Radio Teheran aveva detto: "Se si lascia linfedele proseguire la sua azione nefasta sulla terra, le sue sofferenze morali cresceranno. Se si uccide linfedele, gli si impedisce di continuare nel cammino del male. La morte sarà allora una cosa buona per lui e per lumanità. Ucciderlo è unoperazione chirurgica comandata da Dio onnipotente. Coloro che seguono gli insegnamenti del Corano sanno che lIslam è tenuto ad applicare la legge del taglione. La guerra è un beneficio per tutte le nazioni. È Dio che incita gli esseri umani a battersi e a uccidere. Una religione in cui la guerra fosse assente, sarebbe incompleta. Se avessero dato alla santità di Gesù il tempo di vivere, egli avrebbe agito come Mosè, avrebbe impugnato la spada. I mollah delle corti corrotte che affermano che questo è contrario agli insegnamenti dellislam, sono indegni dellislam e devono essere castigati. Uccidere linfedele è una delle maggiori missioni dellessere umano"2.
Linterpretazione del Corano contenuta in questo testo o nelle azioni degli Hezbollah in Libano e nella proposta dei fondamentalisti algerini non ci possono far dimenticare che lislam non è, per la maggioranza dei musulmani, una religione di guerra e dintolleranza. Nella sede dellUnesco, nel 1981, il Consiglio islamico internazionale ha pubblicato la "Dichiarazione islamica universale dei diritti umani". In essa si dichiara: "Il principio coranico che in materia di religione non ci può essere costrizione deve reggere i diritti religiosi delle minoranze non-musulmane. In un paese musulmano, le minoranze religiose devono aver diritto di scegliere tra la legge islamica e le loro leggi religiose, per ciò che attiene i propri interessi civici e personali"3.
NellInduismo, tutta la spiritualità è di pace e di convivenza pacifica con tutti gli esseri delluniverso. La maggioranza della popolazione dellIndia sembra pensarla così, ma alcuni ritengono che Rama sia un Dio guerriero e hanno inventato un nazionalismo religioso che perseguita l11% della popolazione musulmana. Un fanatico induista assassinò il 30 gennaio 1948 il Mahatma Gandhi, colpevole di lottare per una pacifica convivenza tra induisti e musulmani. Le ultime parole da lui sussurrate furono "Rama, Rama", il nome di Dio. Lo stesso Dio in nome del quale il suo assassino gli aveva sparato. Quasi una parabola degli esiti diversi della stessa religione.
Il 6 dicembre 1992, una folla di fanatici ha demolito lantica moschea di Ayodhya, vicino a Delhi. I sanguinosi conflitti che ne seguirono e che continuano ancora oggi a opporre nazionalisti indù e fedeli musulmani, hanno già causato migliaia di morti.
Analoghe manifestazioni di fondamentalismo violento sono presenti nella società israeliana. Che un uomo come il primo ministro Rabin si fosse trasformato da bellicista intransigente in uomo di dialogo, suonò sospetto. Il fatto che egli avesse affermato che "la Bibbia non è un titolo di proprietà" fu uno dei motivi che hanno fatto di lui un martire della pace e del dialogo tra i popoli. Yigal Amir, il giovane fondamentalista che luccise, dichiarò testualmente: "Lho ucciso per un comando di Dio". Sfortunatamente anche il fondamentalismo ebraico è in aumento.
LA VIOLENZA IN NOME DI CRISTO
Nel cristianesimo esiste un fondamentalismo biblico e un fondamentalismo teologico, etico e perfino ecclesiale. Il vizio dorigine di questultimo è di non salvare lineliminabile differenza tra lassoluto di Dio e la chiesa; questa dovrebbe proporsi come colei che custodisce la rivelazione divina, lannuncia e la propone alla libera accettazione degli uomini, riunendo i credenti nella celebrazione della riconoscenza a Dio e nella testimonianza del suo agire.
Il fondamentalismo si traduce sempre, prima o poi, in manifestazioni di intransigenza, intolleranza, violenza e razzismo. Si pensi come una lettura fondamentalista della Bibbia, per altro distorta, adottata dalle chiese riformate afrikaans, abbia servito a giustificare il sostegno al sistema di segregazione razziale in Sudafrica. O al peso crescente, negli Stati Uniti, di associazioni che fanno del fanatismo, intolleranza e razzismo la loro bandiera.
La società del Brasile e dellAmerica latina è largamente frutto della violenza socio-politica e dellintolleranza religiosa. La Spagna, che si unificò come regno cattolico cacciando con violenza dal suo territorio ebrei e musulmani, conobbe il più terribile tribunale di inquisizione che la storia ricordi. Il papa Clemente VII, rifiutando la richiesta di Giovanni III del Portogallo di istituirlo anche nel suo paese, così si giustificava: "Perché Dio non abbia a chiedere alle nostre mani e a quelle di vostra maestà il sangue di tante vittime".
Più tardi, quando linquisizione fu riaperta e il Brasile passò a dipendere dallinquisizione di Lisbona, si ebbero numerosi casi di conversioni coatte, confisca di beni, torture e roghi, a seguito di accuse di stregoneria e bigamia. In Brasile solo a partire dagli anni cinquanta, le chiese protestanti poterono dotarsi di templi riconoscibili. Ma anche dopo ci furono vescovi che chiedevano alle ditte di non assumere operai protestanti. Sono comunque i culti afro-brasiliani a registrare la storia più lunga e significativa di persecuzioni e calunnie; le crociate contro candomblé e umbanda sono, purtroppo, ancora cronaca dei nostri giorni.
LA TRADIZIONE ESCLUSIVISTA DELLE RELIGIONI
La fede e la spiritualità chiamano lessere umano a dialogare con ciò che ha di meglio dentro di sé, la sua propensione ad amare. Chiamano ad uscire da se stessi, dallio egoista, per scoprire la rivelazione di Dio nella creazione, nelle altre persone e nella parola umana, di cui Dio si serve per manifestare il suo amore per lumanità. Ciò significa che la fede è lespressione di una comunione con Dio, con gli altri e con se stessi.
La religione, nel suo tematizzare la fede, appare come unespressione culturale dellincontro di Dio con una comunità. Ma se laccento viene posto sulle categorie di assolutezza e di imposizione anziché sul messaggio "proposto" allascolto e alla libera accettazione, è facile per una religione cadere nella tentazione dellassolutismo.
Per il Sanatana-dharma (parola che solo approssimativamente potremmo tradurre con religione) indù, tutte le religioni hanno qualcosa di verità, ma la verità piena e l'accesso alla salvezza che ne consegue, è presente solo nella sua via.
Per lislam, la religione di Dio presente nella rivelazione coranica è lunica e rappresenta insieme la religione naturale e la sintesi-conclusione di tutte le profezie precedenti. Ogni altra religione è perciò espressione di una parziale ignoranza religiosa o di una mistificazione.
La caratterizzazione fortemente etica dellebraismo, e il suo ricorso alla categoria delle due alleanze (che il Dio dIsraele stipula, rispettivamente, con il suo popolo e con le genti), se da un lato decide lassenza di proselitismo nei "territori" religiosi altrui, dallaltro dà spesso luogo a manifestazioni di pesante interferenza del rabbinato nellattività legislativa dello stato israeliano.
Il cristianesimo è espresso da molte e differenti chiese, le quali, tutte, si sono date una denominazione che misconosce le altre. Così io sono della chiesa "cattolica" (cioè universale), tu sei della chiesa "evangelica" (per le altre chiese i Vangeli devono essere un optional!), laltro è della chiesa "ortodossa" (vera, le altre sono eretiche?).
In queste attitudini agiscono già i virus dellintolleranza religiosa e della violenza. Se non so prendere coscienza che esiste laltro, come potrò rispettarlo e accettarlo nella sua alterità, cioè nel suo modo di essere, nella sua cultura, nei suoi valori e, eventualmente, anche nei suoi limiti? Questa pretesa di assolutezza è spesso allorigine di patenti o sottili violazioni di diritti umani, della libertà di coscienza e di cultura.
Il minimo che si può esigere da noi, da subito, è di non tacere di fronte alle posizioni settarie e intolleranti che emergono in qualsiasi gruppo religioso. Non siamo per un ecumenismo irenico e acritico. Nella nostra ricerca di giustizia ci sentiamo spesso costretti a criticare gli altri, ma dobbiamo essere coscienti che la nostra chiesa ha spesso assunto posizioni tanto settarie e disumane quanto quelle che denunciamo, e che anche oggi abbiamo bisogno di convertirci continuamente.
OGNI RELIGIONE DEVE APRIRSI ALLE ALTRE
Qualcuno ha scritto che la spiritualità è come un corso dacqua che nasce in montagna puro e limpido e a mano a mano che scende a valle e attraversa paesi e città, raccogliendo detriti e scarichi, si inquina. Non voglio dire che la religione sia linquinamento della spiritualità, anche perché non credo in un cammino spirituale solo interiore, senza una sua espressione concreta e comunitaria. Penso, tuttavia, che farebbe bene ad ogni religione prendere coscienza della sua "particolarità", vedersi cioè come relativa e perciò bisognosa di aprirsi alle altre. I profeti e i mistici già vivono, a partire dal loro "particolare", questo universo pluralista in gestazione. Parafrasando Ibn Arabi, un mistico musulmano del secolo XII, possiamo ripetere: "Chi è di Dio è universale. Ha dentro di sé il seme di tutti gli esseri e diventa capace di abbracciare gli aspetti più diversi della stessa verità".
Perché le religioni cessino di essere fattori di intolleranza e di violazione dei diritti umani, e siano, invece, fonte di veri processi di liberazione, lumanità ha diritto di esigere dai leader e dalle comunità religiose almeno due cose:
1° che le religioni riprendano la loro proposta iniziale. Questo ritorno alle fonti disinquinerà il fiume. Ogni religione ha la sua proposta spirituale o modi suoi propri di vivere la spiritualità. Questa è lora di aprirsi ad apprendere le une dalle altre, per completarsi ed arricchirsi reciprocamente.
Nella misura in cui ci sforzeremo di assomigliare alle grandi figure della fede, Abramo, Mosè, Gesù Cristo, Buddha, Mohammed e tanti uomini e donne che in ogni cultura vissero lamore di Dio, tanto più saremo figli della pace e della giustizia. La mistica salverà le religioni, restituendo loro la loro vera missione nel mondo.
Parlando nel 1992 nella cattedrale di São Paulo, il Dalai Lama dichiarava: "Ogni essere umano ha in sé i germi della compassione. Bisogna farli fiorire. Esiste una spiritualità legata alle religioni e unaltra semplicemente umana. Limportante è che insieme facciamo sì che in questa terra sbocci la compassione".
2° che le religioni contribuiscano alla pace, giustizia e integrità del creato. Dappertutto riecheggiano queste attese e speranze. Con i suoi ottantanove anni, Dom Helder Camara continua a chiedere che si lotti per un anno 2000 senza fame, senza miseria nel mondo. La fame deve essere considerata non come un incidente, ma come un segnale di fallimento della proposta etica delle religioni e come una malattia morale dellumanità.
COLLABORARE PER LA VITA DELLUOMO
Dobbiamo impegnarci insieme per superare un sistema socio-politico programmato per escludere milioni di esseri umani. Dobbiamo, in nome di Dio, lavorare contro la violenza in tutte le sue forme e manifestazioni. Dobbiamo pregare e vigilare perché le potenze non ci minaccino con una guerra solo perché un leader ha bisogno di riconquistare il prestigio perduto o perché le industrie belliche hanno bisogno di vendere i loro più recenti prodotti.
Le autorità religiose hanno bisogno di un supplemento di umiltà, se è vero che ogni verità anche quella destinata a liberare "si presta ad essere usata in modo alienante nel confronti della libertà".4 Si attende perciò che lascino, ove li indossino, i panni di interpreti-maestri di piani tracciati dal cielo, per assumere quelli di chi, nelle e con le rispettive comunità, è uditore e custode di una Parola che interpella lumanità, e con essa collaborino a far sì che la terra diventi davvero "labitazione di Dio tra gli uomini", dove, asciugata ogni lacrima, non ci sarà più né lutto, né pianto, né dolore (cf Ap 21); o anche solo, per cominciare, meno lutto, meno pianto, meno dolore.
E se contesa religiosa ci deve essere, sia sul piano dellesempio di una dedizione che sa sempre mettere laltro, la vita dellaltro, la vita piena dellaltro, al primo posto. È un esempio di cui i martirologi di molte religioni di questo nostro secolo sono ricche, ma che vedo raffigurato da un piccolo episodio della 2ª guerra mondiale. È il 3 febbraio 1943, la Dorchester, colpita da un siluro tedesco, sta affondando: i quattro cappellani, un rabbino, un prete cattolico e due pastori evangelici, dopo aver donato agli uomini dellequipaggio le loro cinture di salvataggio, stretti luno allaltro, continuano ritti immobili a pregare, finché la Dorchester si inabissa5.
Possano le nostre chiese, ogni religione, essere vita per lumanità: vita liberamente data e liberamente accolta.
ALCUNE FORME DI VIOLENZA
DELLE RELIGIONI ANCHE OGGI
Una delle crociate che caratterizzano lattività di numerose chiese, o di loro considerevoli settori, è quella per limposizione a tutta la società, in nome di Dio, di una morale in accordo con i propri criteri e principi. Si ricordi laggressività che spesso accompagna la lotta contro misure legislative miranti a regolamentare divorzio, aborto, unioni civili o altre questioni spinose. Potrei raccontare molteplici casi di violenza inferta alla coscienza di persone che non vivevano secondo i parametri della morale. Anche settori aperti, quali per esempio quelli che scendono in campo in difesa dei diritti dei prigionieri e dei meninos de rua, raramente si impegnano in campagne di denuncia della violenza contro gli omosessuali; lomissione è sempre una forma di complicità.
È importante cercare di capire perché accade che religioni, che si proclamano testimoni e strumenti dellamore di Dio, finiscano per diventare veicoli dintolleranza e di odio contro il diverso.
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AMORE DI DIO PER TUTTI
AL DI LÀ DI OGNI RELIGIONE
Alle comunità ebraiche e ai figli dellebraismo, il cristianesimo e lislam, la Bibbia insegna che la prima alleanza che Dio ha stipulato era "olistica", riguardava tutti i popoli, non un popolo particolare. Attraverso il simbolo dellarcobaleno, possiamo ricordare che Dio è unito a tutto luniverso e ad ogni essere umano e non solo a chi è della mia razza o religione.
Israele sa che ha senso parlare di elezione solo in relazione ad una missione nei confronti di tutta lumanità. Non si legge nella Bibbia ebraica nessun invito a conquistare i pagani alla fede yavhista. Lo stesso libro di Giona è una parabola che esprime assai di più lamore del Signore anche per i Niniviti che la necessità di una loro conversione al Dio dIsraele.
Il cristianesimo ha il Discorso della Montagna come sua Magna Carta e una lettera di Giovanni che dice: "Dio è amore e chi vive nellamore dimora in Dio e Dio dimora in lui" (1Gv 4,16). Il terzo millennio potrebbe essere il tempo propizio per cominciare a mettere questo in pratica.
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1 Zvi Kolitz, Yossl Rakover si rivolge a Dio, Adelphi, 1997, p. 18.
2 Rouhollah Komeini Discorso nellanniversario della nascita del profeta Mohammed, Actualité Réligieuse Mondiale, 15 mars 1989, p. 25.
3 Concilium, 1994/3, p. 95.
4 Cf Antoon Vergote, Liberare Dio, liberare luomo, Assisi 1977, pag. 10-11.
5 Cf E. Balducci, Luomo planetario, Fiesole 1989, pag. 165.

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