IL FUTURO DELLISLAM:
ASSIMILARE LA MODERNITÀ

 

Proponiamo la riflessione di un noto storico e pensatore musulmano, Mohamed Talbi, già apparso sul numero di ottobre di Rencontres.
LIslam è fondamentalmente pacifico nella sua essenza e nella sua missione, anche se, come altre religioni ed ideologie, anchesso conosce le bassezze della storia.

In Francia è appena uscito Plaidoyer pour un Islam moderne (Arringa per un Islam moderno) di Mohamed Talbi, musulmano tunisino e storico di fama mondiale. La breve intervista che segue, è apparsa sul numero di ottobre di Rencontres della diocesi di Algeri. Per lo spirito di tolleranza e lapertura al dialogo interreligioso, riteniamo che meriti di essere ripresa. "Non propongo alcuna alternativa", ha messo subito in chiaro lautore del libro. "Ma se ho unopinione, è che il futuro dellIslam, in quanto a missione universale, stia nella sua capacità di assimilare la modernità. Solo così il musulmano non sarà il testimone passivo di unepoca, quella contemporanea, ma uno dei suoi protagonisti".

Lei difende la sua interpretazione liberale dei testi sacri. Ha una maggiore legittimità rispetto ad altre letture?

Tutte le letture sono legittime nel quadro della libertà di espressione di ciascuno. Non cè quindi ragione perché io non proponga la mia, essendo uomo di fede e sentendomi legato al testo. Esso non ha solamente una dimensione storica, ma anche trascendentale. Di questo fatto, Dio mi parla "qui ed ora". Devo dunque rispondere a delle domande che mi pongono proprio il "qui ed ora" cercando unilluminazione divina. La mia lettura mi dà una certa armonia che mi consente di vivere senza lacerazioni, sentendomi a mio agio in questo tempo. Dico a me stesso che quel che mi è necessario, forse lo è anche per altri. Di conseguenza è mio dovere comunicare ciò che penso, poiché non ho il diritto di restare indifferente. Detesto lindifferenza, è la morte della società; la morte del dialogo, una comodità egoista. Il Corano mi vieta, daltra parte, di rimanere indifferente dicendomi: "Vi abbiamo creato come una comunità mediana, affinché testimoniate gli uni gli altri, come il Profeta ha testimoniato per voi".

Bisogna dunque desacralizzare il testo per poter ritornare ad esso?

Sì, in un primo tempo. E per farlo, bisogna utilizzare tutte le discipline a nostra disposizione. È quello che i pensatori arabi fecero tempo addietro: si immersero nellellenismo e sottomisero il Corano a tutti i tipi di approcci con gli strumenti di cui disponevano allepoca. Che cosè la scolastica, se non il matrimonio dellellenismo con il monoteismo? Tutto il testo sacro può essere accostato con gli strumenti del tempo. Se Dio ci ha dato lintelligenza, e il termine "ragione" appare in numerosi versetti coranici, è perché ce ne serviamo.

Contrariamente a Lei, il giurista Yadh Ben Achour sostiene che esiste unincompatibilità fondamentale fra una società di credenti e una società di cittadini1.

Lincompatibilità di cui parla Ben Achour per me non esiste. Ho detto che la umma2 non ha che frontiere spirituali. Quando un cinese musulmano si mette in preghiera davanti a La Mecca, sono con lui. Tuttavia, non è mio concittadino. Bisogna fare una netta distinzione laddove la confusione è mantenuta spesso coscientemente fra la umma e la cittadinanza che è unappartenenza geografica e politica ad uno stato. In un dato stato, possono esserci dei musulmani-musulmani, cioè dei credenti facenti parte dellumma, dei musulmani-culturali, degli ebrei. Ora siamo tutti cittadini.

Come giudica certi sforzi intrapresi negli ultimi decenni per adattare i principi islamici alle esigenze del mondo moderno?

Ho un grande rispetto per gli uomini che hanno fatto questo tentativo, come Allal al Fassi che non è mai stato un sostenitore della violenza. Chiunque prenda in mano la penna senza praticare il terrorismo intellettuale, è ai miei occhi benvisto, dato che ciò che apporta arricchisce il pensiero musulmano se egli è musulmano, ma anche il pensiero umano. Tutti questi sforzi, finché restano nel quadro della ricerca intellettuale, sono assolutamente proficui perché forniscono materia di discussione, ci permettono di chiarire i nostri pensieri e di progredire, tutte cose che non si possono fare che allinterno del dialogo. Ogni scritto si espone alla critica, cosa che di per sé è eccellente, poiché il confronto intellettuale è fondamentale.

Alla luce dellesperienza storica, lei pensa che lislam politico possa avere un futuro?

Lo storico non è un profeta capace di predire il futuro. Ha abbastanza da fare col passato. Ma sono sempre stato persuaso, e ho cercato di persuadere, che lIslam è fondamentalmente pacifico nella sua essenza come nella sua missione, anche se, come altre religioni ed ideologie, anchesso conosce le bassezze della storia. Se non si può cambiare la storia, bisogna almeno trarne lezioni e chiarirci le idee. Forte di questesperienza penso che le tesi sostenute oggi da certe persone debbano essere messe alla prova del dialogo senzalcuna forma di costrizione aperta o celata. Può lIslam politico costituire su una base religiosa, una valida alternativa? Non sta a me rispondere a questa domanda. È lumma, islamica o nazionale che sia, che deve farlo.

Il progetto islamico significa imporre con la frusta un comportamento da musulmano, quando Dio ha dato alluomo la libertà di scelta? Nelle nostre società divenute pluraliste, è legittimo che qualcuno dopo il Signore costringa a conformarsi esteriormente? Quale valore spirituale dare ad un comportamento spirituale che non deriva da una convinzione? È nella natura della fede essere spontanea e libera, o di non esserci per niente. Senza libertà di scelta né impegno della responsabilità, non si può parlare veramente di fede né di conversione del peccatore. Necessità non è virtù. La conversione è ritornare a Dio dopo essere stati allontanati per disobbedienza. In arabo, il senso profondo di "convertirsi" è "ritornare". Il pluralismo di oggi e il diritto di ogni uomo di scegliere il proprio comportamento e il proprio destino ci obbliga ad approfondire e ad interiorizzare la fede. E questo non lo si può fare sotto la costrizione e la frustra del despota.

Non propongo alcuna "alternativa". Non faccio la guerra a nessuno, non rientra nei miei gusti. Non ho un progetto islamico ideale che si proponga di raccogliere consensi. Ma il migliore sistema non è forse quello che permette a ciascuno di schiudersi e di scegliere il comportamento che preferisce, senzalcuna pressione se non la rettitudine della propria coscienza, che scaturisce dalla libera convinzione e dal libero arbitrio? Se ho unopinione, è che il futuro dellIslam, in quanto a missione universale, stia nella sua capacità di assimilare la modernità. Solo così il musulmano non sarà il testimone passivo di unepoca, quella contemporanea, ma uno dei suoi protagonisti.

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