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CINQUANTANNI DI DIRITTI
CALPESTATI

a cura di ALESSANDRA GARUSI

 

La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani compie cinquantanni. Mezzo secolo di successi e di insuccessi che M.O. ha deciso di festeggiare a modo suo. Niente statistiche, niente documenti ufficiali, niente dichiarazioni di presidenti e premier. La parola invece ai protagonisti, a chi sul campo soprattutto in quei paesi, nei quali schierarsi o non schierarsi può essere una questione di vita o di morte cerca appunto di tutelare i diritti fondamentali delluomo, della donna, del bambino. Come è facile immaginare, le loro professioni possono essere le più diverse: dagli osservatori delle Nazioni Unite agli avvocati, dai medici alla gente comune. In questa breve introduzione, mi limiterò dunque a presentare sinteticamente gli interventi che seguono.

Il primo arriva da Kampong Cham (Cambogia) ed è scritto da Tullio Santini, che da maggio a settembre ha lavorato come monitor delle Nazioni Unite nellufficio del Rappresentante personale del Segretario generale in questo paese asiatico. Il mandato specifico della missione prevedeva la verifica della sicurezza personale di un centinaio di politici locali che avevano precipitosamente lasciato la Cambogia dopo il golpe del luglio dello scorso anno, come pure il monitoraggio della ripresa delle loro attività politiche in vista e allindomani delle elezioni del 26 luglio scorso. "Si trattava", come spiegherà lui stesso, "di essere gli occhi e gli orecchi di Kofi Annan in Cambogia". Ma non è stato bello ciò che questi occhi e orecchi hanno visto e sentito. Una ragione in più per chiedergli unanalisi della situazione politica generale del paese nel periodo pre- e post-elettorale.

Dalla Cambogia allIndia, dove ancora oggi milioni di bambini sono privati di un diritto fondamentale: il diritto allinfanzia. Nella vita non hanno mai sentito parlare di educazione e il futuro è per loro unincognita da temere. Per loro vivere, crescere e giocare rimangono un sogno. Qui andremo ad incontrare il dottor Samir Chaudhuri, che circa 25 anni fa precisamente nel febbraio del 74 fondò unorganizzazione volontaria non-profit proprio con lobbiettivo di restituire loro quel sogno. Si chiama Cini (Child in need Institute) e oggi, oltre alla sede di Calcutta, ne ha una sulla costa occidentale degli Stati Uniti e due in Europa, a Verona (Italia) e a Glasgow (Scozia). Un bilancio dellattività e dei progetti in cantiere: parlerà di questo, e di molto altro, il medico indiano che tempo fa abbandonò una carriera sicura in un grosso ospedale di Calcutta per unidea. E lidea si rivelò vincente.

Il terzo contributo arriva dal Brasile. Chi scrive, è un giovane avvocato che attualmente lavora come coordinatore del Centro de Defesa dos Direitos da Criança e do Adolescente do Ipiranga chiamato Casa Dez a São Paulo. In questarea metropolitana, nel 1994 furono registrate 640.000 situazioni di povertà contro le 450.000 di quattro anni prima. Questo indice denuncia un peggioramento crescente delle condizioni di vita della popolazione in periferia e un aumento della violenza della città in generale. Di qui partono una serie di considerazioni sul comportamento a dir poco discutibile di gran parte della polizia militare, sulle relazioni pericolose tra il Diritto, lo Stato e il Potere Giudiziario, ma anche sui progressi fatti e sulle prospettive future. Una cosa è certa: bisogna fare in fretta.

Lasciamo i marciapiedi di Brasile, per spostarci ad Israele, dove già nellaprile 1997 era stata lanciata una campagna di denuncia contro lespulsione "legalizzata" di numerosi palestinesi da Gerusalemme Est. A promuoverla sono due associazioni: lisraeliana BTselem (Centro per linformazione in Israele sui diritti umani nei Territori Occupati) e la palestinese HaMoked (Centro per la difesa della persona). In Italia, limpegno è stato invece accolto da Rete Radié Resch, cui si sono affiancati poi altri organismi di solidarietà quali lAssociazione per la pace, la Lega per i diritti dei popoli, lAssociazione Italia-Palestina e Salaam ragazzi dellolivo. Ma comè nata questa campagna? Che cosa si propone? Allindomani dellaccordo di Wye Plantation, ma ancora lontanissimi da un futuro negoziato sullo status definitivo della città, lo abbiamo chiesto a Yael Stein di BTselem.

E il Sudafrica, il Burundi, la Repubblica democratica del Congo, il Rwanda? Potrebbero chiedersi i lettori. Non ci siamo scordati del continente africano. Solo che lo spazio in questo Dossier era limitato. E si è scelto di privilegiare paesi come la Cambogia o lIndia, di cui non si parlava da tempo. Resta comunque limpegno di continuare ad approfondire largomento in futuro, conservando questo approccio: cioè di lasciare la parola ai protagonisti, soprattutto ai piccoli della Terra, che ogni giorno per il proprio lavoro e per scelta tentano di salvaguardare il rispetto dei diritti umani. E talvolta pagano con la vita.

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