Le elezioni in Brasile:
tanto false da sembrare vere
SAVINO MOMBELLI
Nonostante la vittoria, ottenuta con l'appoggio dei media tra cui la potente Tv Globo, Cardoso deve fare i conti non solo con la crisi economica, ma anche con il fatto che Lula, capo del Pt e di una coalizione di sinistra, ha ottenuto il 32% dei voti, molto più delle previsioni, e il 37% dei brasiliani si sono astenuti.
Che cosa si dice dei fiori artificiali? Sono tanto belli che sembrano veri. E dei fiori veri? Sono tanto belli che sembrano artificiali. Con queste espressioni si può fare un commento globale alle elezioni politiche brasiliane del 4 ottobre scorso. Furono tanto serene e tanto tranquille da sembrare democratiche. Furono tanto insinuanti e convincenti da ottenere ciò che soltanto una dittatura cieca potrebbe ottenere.
Per capire queste contraddizioni bisogna conoscere lo stile della classe dominante brasiliana. Da secoli essa si comporta come una classe ricca in cordialità, provvidenza e carità. Spaccava la schiena a schiavi e servitori, ma li curava con dolcezza e amore. Da secoli essa pratica un conservatorismo feroce, ma lo fa passare come una carezza o un'aria frizzante che sferza, sì, la pelle del viso ma fa bene ai polmoni.
IL NEOLIBERISMO BRASILIANO
Il presidente rieletto, sicuro come Clinton, melanconico come Eltsin, elegante e democratico come Gary Cooper o Rodolfo Valentino, è riuscito a far credere che il Brasile è arrivato alla soglia dei paradiso e, se non vi è ancora entrato, è perché san Pietro è corrucciato come un operaio sindacalista o un intellettuale da università chiusa per mancanza di fondi. La crisi è mondiale sì, ma non brasiliana.
Il neoliberismo brasiliano è prudente come il cobra e innocente come la colomba. Le decine e decine di miliardi di dollari che ogni giorno scappano dal paese sono un male passeggero, tipo raffreddore, che si può curare con un po' di aspirina e caramelle alla menta. Ciò che può essere tumore maligno per l'Argentina e per il Perù, per il Brasile è soltanto problema di terzini e di mezz'ala volante in una partita di campionato. Perché chiamare il chirurgo Lula, se il male (oscuro) del Brasile è soltanto una pleurite secca che passa senza che ce ne accorgiamo? Perché dobbiamo sottometterci ad un'operazione piena di rischi, quanto possiamo guarire con un poco più di sorrisi, canzoni e novelas?
COME UNA TELENOVELA
Seguite alla Tv Globo, le elezioni sono proprio sembrate una novela televisiva. Romanticismo da svenire, sentimenti falsi di classe media alta e ben nutrita, alcune idee giuste ma viste come pericolo e come peccato, ambienti borghesi sofisticatissimi, principi azzurri e fortunatissime cenerentole: ecco le medicine che le telenovela offrono ad un popolo che si ammala perché non mangia a sufficienza e muore perché non può usufruire di ospedali e di cure.
Un poeta brasiliano dice che l'amore è una medicina che fa male e un veleno che fa bene. Applicata alla politica, questa idea potrebbe suonare così: una droga che fa sognare il paradiso, mentre uccide a poco a poco, senza che la vittima se ne accorga. Se invece che alla religione, Marx avesse aggiustato questa idea alla politica brasiliana, avrebbe azzeccato in pieno e sarebbe ancora vivo a dire la sua.
Ciononostante, le elezioni hanno posto un serio interrogativo tanto al vincitore Fernando Henrique Cardoso quanto alla classe dirigente, sorniona e fraudolenta, che lo sostiene. Perché Lula è arrivato al 32%, e nelle grandi città al 36%, quando le previsioni e i sondaggi scientifici lo davano poco più del 20%? Perché il 37% dei brasiliani si sono astenuti o hanno votato nullo? Perché Fernando Henrique ha raggiunto soltanto la quota delle previsioni e nulla più?
Anche se a scoppio ritardato, la bomba della verità dovrà venire a galla ed esplodere con effetti disastrosi, non del tutto imprevisibili.
|